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Un giornalista e scrittore attacca ferocemente
SÌ sÌ no no
di S.P.
       

       Un caro amico ci ha reso partecipi di un feroce attacco a Sì sì no no da pa parte di un certo "giornalista e scrittore" per un lungo articolo pubblicato alle pagine 2-7 dal lodevole (e a ben ragione) quindicinale.
       Parliamo di "attacco", e non di critica, perchè stentiamo a credere che un tale che si spaccia per "giornalista e scrittore" possa liquidare un lungo articolo buttando poche frasi, senza tentare di addurre una ben che minima argomentazione a sostegno delle proprie conclusioni, e un buon giornalista o scrittore deve argomentare prima di concludere, prima di dare dell'assassino a Tizio deve dire chi ha ucciso Tizio, magari descrivendone le modalità e le motivazioni che hanno portato all'omicidio.
       Per essere più chiari ecco cosa ha scritto il giornalista e scrittore: « [1]Ho iniziato a leggere Si Si No No del 29.2.16. [2]Da pag 2 a 7 c'è un articolo di un certo Casimirus: "Il secolo oscuro della Chiesa". [3]Di corretto ci sono solo il lessico e la punteggiatura. [4]L'articolo, purtroppo, è un compendio di mistificazioni ed odio, [5]ha addirittura del patologico. [6]Un misto di calvinismo e storiografia illuminista usati con espliciti intenti anti neoguérardiani. [7]Non so chi sia questo Casimirus, ma pregherò per lui, [8]affinché decida di farsi curare. [9]Questa dovrebbe essere una rivista cattolica, addirittura anti modernista? [10]Tanta intelligenza sprecata. [11]Che tristezza».
       Noi non abbiamo il piacere di conoscere l'autore del feroce attacco e speriamo proprio che non tacci anche noi di odio: noi non odiamo nessuno né disprezziamo chi la pensa diversamente da noi, ma questo nostro atteggiamento non ci vieta di chiamare le cose con il proprio nome e di esprimere un qualche giudizio (dopo avere espresso, prima, dei fatti e delle motivazioni).
       Assicuriamo quindi quell'autore che nei suoi confronti non siamo animati da odio né soffriamo di particopolari patologie mentali. Noi non gli faremo un attacco, ma una semplice critica.
       Per essere precisi nei riferimenti abbiamo premesso ad ogni proposizione criticata un nostro numero entro parentesi quadra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       La prima proposizione pare che metta in evidenza la fretta dell'autore a passare immediatamente alle conclusioni: "Ho iniziato"... L'autore non ci fa vedere quanto ha letto e cosa ha letto. Ha iniziato: parrebbe che si sia subito fermato, che non abbia proseguito nella lettura.
       Ha letto o non ha letto l'articolo?
 
       Nella seconda proposizione parla di "un certo" Casimiro. Speriamo che nell'espressione non vi sia alcunché di dispreggiativo, infatti tutti sanno che l'anonimato è nello stile di Sì si no no, perciò tutti gli autori sono "un certo", perché nessuno sa chi veramente essi siano.
 
       La terza proposizione esprime già una conclusione: "di corretto ci sono solo il lessico e la punteggiatura", quindi tutto il resto è sbagliato, è scorretto. Comunque il "giornalista e scrittore", salito in cattedra, ci assicura che Casimiro va bene in grammatica, mentre lascia molto a desiderare nei contenuti.
       A questo punto però un bravo professore o un buon critico o un buon giornalista o un bravo scrittore, passerebbe subito ad elencare le carenze contenutistiche di Casimiro, dicendogli quali sono i contenuti scorretti e perché sono scorretti, altrimenti quel povero Casimiro non si correggerebbe mai e l'autore-giornalista-scrittore farebbe da subito una pessima figura.
 
       La quarta proposizione è, sullo stile della terza, un'altra conclusione ingiustificata e immotivata. Ringraziamo Dio che l'autore non è un giudice, perché, se lo fosse, poveri imputati! e addio giustizia! Condannare senza dover motivare è comodo, ma non giusto! E questo è appunto quel che fa il nostro autore. Magari lui, entro di sé, ha motivato la sentenza, ma il povero lettore che lo legge non capisce ed è portato a credere che abbia giudicato per partito preso, senza una valida motivazione, altrimenti l'avrebbe scritta quella motivazione.
       Anche noi abbiamo letto l'articolo di Sì sì no no, ma per quanti sforzi facciamo non riusciamo a vedere le mistificazioni lamentate né tanto meno l'odio. Quale frase parla di odio o lo esprime? È gravissima l'accusa, ma è altrettanto grave l'obbligo di dire quali frasi esprimono l'odio, altrimenti l'autore non è affatto serio e, nonostante i suoi titoli, fa una pessima figura.
 
       Con la quinta proposizione l'autore la spara grossa e rasenta il Codice Penale dando dell'ammalato di mente al bravo Casimiro. Certo è strano: Casimiro è bravo nel lessico e nella punteggiatura (la qualcosa oggi sta diventando una rarità), ma è ammalato di mente... Come se lo spiega il nostro autore? Se è già difficile per un sano di mente scrivere correttamente, come può farlo un ammalato?
 
       La sesta proposizione, ci dispiace dirlo, è veramente sgrammaticata: manca il predicato, manca il verbo. Sarà stata colpa della fretta, delle conclusioni subito e immediate, ma il verbo manca, è rimasto nella penna... Che figura per un giornalista e scrittore!
       Ma andiamo ai contenuti, dove l'autore vede il misto di calvinismo? e dove la storiografia illuminista? e perché non usa la cortesia di farli vedere anche a noi?
       L'autore non ci fa vedere un bel niente e ricade nell'errore precedente: si arroga il diritto di non motivare le sue accuse, anzi, le sue condanne!
       Alla fine però commette un errore ancora più grave e scopre le sue carte:
       1) fa cioè un processo alle intenzioni e
       2) fa capire chiaramente perché ce l'ha tanto con Casimiro: ha intenti anti neoguérardiani!
       Casimiro si è permesso di toccare l'intoccabile!!! Però anche qui l'autore non chiarisce, non motiva perché gli intenti neoguérardiani siano intoccabili e perché sia un male averli. A proposito, il nostro autore parla di "neoguérardiani", chiediamo: chi sono i neoguérardiani e quali i guérardiani?
 

 

       Sulla settima proposizione non c'è che dire: l'autore non conosce Casimiro, ma non penso che se ne debba fare un problema, anche perché il conoscerlo, di certo, non gli farebbe cambiar giudizio, la sua condanna resterebbe, infatti gli intenti anti neoguérardiani sarebbero (secondo l'autore) sempre lì, con tutto il loro peso, a giustificare da soli la condanna, infatti tutto il resto (calvinismo, storiografia illuninista, mistificazione, odio...) sono per l'autore un contorno di sostegno all'unico vero atto di accusa.
       Ma tutto ciò non significa e non implica che l'autore abbia ragione né gli giustifica l'attacco contro chi non la pensa come lui.
       Quel "pregherò per lui" infine sa tanto d'ipocrisia, forse vorrebbe essere la maniera gentile, ma non tanto, per dare del demente a Casimiro. Però è brutto offendere servendosi della preghiera.
 
       L'ottava proposizione è anche offensiva e sembra pure fuori posto, infatti si prega per una conversione, per una grazia..., ma non perché un ammalato decida di farsi curare.
 
       Nella nona proposizione salta subito all'occhio un altro grave errore di grammatica: l'uso errato del pronome dimostrativo "questa"; lo si sarebbe potuto usare se prima si fosse parlato della rivista (invece si è parlato di Casimiro).
      Qui poi la condanna dell'autore si estende alla rivista che ha ospitato l'articolo, mettendo in dubbio che si tratti di una rivista cattolica e addirittura anti modernista (dovrebbe esserlo, ma evidentemente, per l'autore, non lo è).
       Rispondere a una tale offesa è del tutto superfluo, perché contra factum non est argumentum, e le migliaia di articoli scritti in tanti anni dimostrano con ogni evidenza che Sì sì no no è una rivista cattolica, senza il benché minimo dubbio, e che certamante è antimodernista. Però se qualcuno è quel cieco che non vuol vedere, non insistiamo e non lo offendiamo sol perché la pensa diversamente da noi e contra factum.
 
       Anche la decima proposizione appare sgrammaticata e affatto chiara: manca il verbo in forma esplicita e non è affatto chiaro quale intelligenza sia sprecata: l'intelligenza di Casimiro o quella profusa nelle migliaia di articoli della rivista, e quindi della rivista stessa?
 
       L'ultima espressione, che grammaticalmente avrebbe richiesto un punto esclamativo, non è affatto chiara: tristezza di chi? per cosa?
 
       Concludendo, invitiamo ad una riflessione: il mondo della tradizione appare estremamente diviso, troppo diviso; i tradizionalisti invece di combattere il nemico comune, sprecano le loro forze attaccandosi l'un l'altro in una maniera feroce ed irrazionale. Non sarebbe meglio per la causa usare un po' più di umiltà, di pazienza e di vera carità cristiana? Aiutiamoci l'un l'altro e soprattutto preghiamo!
 
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