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Luci ed ombre su Evola

di Michele Ognissanti

Riportiamo una breve sintesi tratta dall'articolo "Luci ed ombre su Evola",
co
n cui Michele Ognissanti, secondo su oltre 400 concorrenti,
vinse nel 1999 il premio "Tito Casini".

       La buonanima di Mons. Modestino Petrella di Grazzanise, tragicamente scomparso nel 1974, era solito citare un proverbio popolare: "Figli piccoli, guai piccoli; figli grandi, guai grandi; figli sposati, guai raddoppiati". Soprattutto, lo riferiva ai filosofi, modificandolo in: "Filosofi piccoli, piccole corbellerie. Filosofi grandi, grandi stoltezze". Al barone siculo-romano Evola si applica in pieno:"piccoli uomini, guai piccoli; grandi uomini [privi del buon senso di riconoscere che la loro grandezza viene da Dio] guai grandi ". Titani, quale indubbiamente fu Evola, guai titanici.
       In questo mondo di disinformati, senza memoria storica, se si chiede ad una persona "normale", non "addetta ai lavori", chi è il pensatore che più influenza la destra , potrete sentire le risposte più strane. Certamente la maggioranza, sia di quelli di sinistra, sia di molti dei "destri" vi risponderà Mussolini; qualcuno polemicamente vi dirà Hitler; i più acculturati vi diranno Gentile. In verità si tratta di Evola.
       La "summa" o per meglio dire ciò che è spacciata per tale dell'Evola-pensiero, è "Rivolta contro il mondo moderno".

   
       Cominciamo con il chiarire una cosa.
       Marx dichiarava di non essere marxista. Allo stesso modo Evola dichiarava di non essere evoliano. Non contento, anzi, affermava che gli evoliani non esistono, che al massimo possono esistere gli "evolomani", dai quali era solito mantenere le debite distanze. Basti pensare che, per lui, la degenerazione borghese della società è cominciata quando (circa verso il VI secolo a. C.), scindendosi le due figure del re e del sacerdote si separò il potere temporale da quello spirituale.
       Ora, la media dei suoi veri o presunti seguaci, non si limita ad essere anticristiana, quale fu il "maestro ", ma è anche genericamente antireligiosa ed antimonarchica. Quindi, cercheremo di analizzare il pensiero del "maestro", prescindendo dalle ulteriori degenerazioni degli allievi (o sedicenti tali).
       Per il presente lavoro ho consultato:
              - Marco Franquelli "Il filosofo proibito", edizioni Terziaria, Milano;
              - il lungo articolo di don Curzio Nitoglia:" J. Evola, uomo tradizionale o cabalista ?", uscito sul numero 42 della rivista "Sodalitium" (Località Carbignano, 36- 10020- Verrua Savoia, Torino) e
              - notizie prese dal relativo capitolo "Interrogatorio alle destre "di Michele Brambilla, Fabbri Editore.
       Nel corso delle infinite commemorazioni del ' 68, le varie TV, ci hanno mostrato films dell ' epoca, in cui, spesso si vedono le stanzette degli pseudo-contestatoruncoli del tempo, con le mura ornate da posters sui quali giganteggia la celebre frase di Marx: "Sino ad oggi i filosofi hanno cercato di interpretare il mondo. Ora è il momento di trasformarlo". Tale motto poteva uscire pari pari dalle labbra del "barone nero". I filosofi dell'idealismo tedesco del Sette-Ottocento, Kant, Ficthe, Schelling e soprattutto Hegel, non avevano forse affermato che la realtà è creata dall'"io"?
       Sia Marx sia Evola vogliono fare in modo che l'Io crei VERAMENTE la realtà.
       È, parzialmente, diverso il metodo. Mentre Marx predicò essenzialmente l'azione politica, Evola si rivolse alla magia, dichiarando esplicitamente l' "identità" Io = Dio (sic).
        Questo principio filosofico influenzerà e dirigerà tutte le scelte del Nostro, sia nel campo politico che in quello artistico, per non parlare, ovviamente, di quello spirituale in senso stretto.
   
       I suoi ammiratori, sono soliti descriverlo come il lirico cantore e maestro della "dignità sovrannaturale dell'uomo".
       Ora, tale dignità, per il cattolico, è fondata sul più grande e più bello dei doni liberi e gratuiti del Dio Uno e Trino: l'immagine e la somiglianza con il Creatore.
       Per Evola invece è completamente autonoma ed è fondata solo sull'enigmatico concetto di "Individuo Assoluto" che, sempre a detta di Evola, non è definibile alla luce delle sole categorie della razionalità, ma deve essere compreso con l 'aiuto delle pagane religioni orientali e dell'esoterismo gnostico.
       Questa rivendicazione di "assolutezza", di completo scioglimento da "legami" e regole in quanto tali (assoluto deriva da "ab-solutum", slegato) ricorda troppo da vicino il "non servirò" luciferino, ripreso e diffuso nel nostro secolo dallo stregone Crowley. Per non parlare dell'assurdo "Vietato vietare" (se è vietato vietare, deve essere vietato anche vietar di vietare) che i già citati pseudo-contestatoruncoli borghesi del ' 68 e dintorni scandivano per le strade.
       Evola, non solo amava definirsi "uomo della Tradizione" ma altresì definiva la sua dottrina "Tradizionalismo integrale".
Ora, ammesso e non concesso, viene spontaneo chiedersi a quale "Tradizione" si richiamava.
       Il credente sa che la Tradizione VERACE, afferma, in perfetta sintonia con il realismo del buon senso, che c'è un Dio infinito e trascendente, dotato di personalità ed identità autonome dal Creato. Creato, che è limitato ed esiste solo perché DIO ha voluto liberamente crearlo e che dipende da Lui e da nient'altro, men che mai dall' uomo. Pertanto, la realtà non è certo fatta dall'uomo, da cui può dipendere, al massimo, il modo di rapportarsi ad essa. Ma l'uomo, se vuole conoscere la realtà quale è, deve conformare il suo intelletto ai dati oggettivi.
       Alla Tradizione del credente si contrappone, una PSEUDO-tradizione, spuria ed adulterata, che assecondando l'istinto di orgoglio e di ribellione, fa sì che i suoi iniziati guardino chi non è dei loro con sufficienza.
       Questa pseudo-tradizione si chiama "GNOSI" e deriva dalla degenerazione della CABALA ebraica, dei secoli immediatamente precedenti la venuta di Cristo, contro la quale Gesù non risparmia i propri strali.
       Gianfranco de Turris, presidente della Fondazione "Evola" e giornalista RAI, accenna di sfuggita in "Interrogatorio alle destre" (Fabbri Editori, a cura di Michele Brambilla) ad "ambienti cattolici intransigenti", che definirono il suo maestro "Un moderno satanista".
       Il riferimento è rivolto, anche se de Turris non lo dice, alla Rivista Internazionale delle Società Segrete (R.I.S.S.), del Servo di Dio Mons. Ernest Jouin (1844- 1932).
       Sulle pagine della R.I.S.S. la polemica contro Evola scoppiò dopo che il "barone" aveva pubblicato il libro "L'Uomo come potenza" e l'articolo "Il Fascismo come volontà d'impero ed il Cristianesimo" (sulla rivista "Critica fascista", del Bottai).
Secondo l'autorevole R.I.S.S. si trattava di due lunghe bestemmie.
       L'articolo di Evola proclama la netta incompatibilità della visione imperialista della vita con qualsiasi forma di religione che non sia il culto dello Stato.
       Nel libro, poi, passa da tale vago sincretismo "giudeiforme" alla pura demonologia, infatti la pagana adorazione dello Stato coi suoi Padri, in pratica non è poi tanto diversa dall'attesa di un "messia" temporale, il cui scopo principale sarà quello di creare l'impero "millenario" del suo popolo, e questo non è l'unico aspetto "giudeizzante" dell'imperialismo "pagano".
       Evola si propone di insegnare ai suoi lettori un metodo per diventare dèi.
       Il succo è che, secondo il barone siculo-romano, per trovare l'antidoto al peccato bisogna anzitutto farne l'esperienza.
   
       Abbiamo precedentemente accennato alla Cabala.
       "Cabala" è un termine ebraico che, alla lettera, vuol dire "tradizione". Nei secoli immediatamente precedenti l'era cristiana, accanto ad essa, si affiancò una Cabala spuria, che si proponeva di scoprire, non solo il codice per riconoscere l'opera di Dio, ma addirittura quello per… "soggiogarlo" (sic). Quindi, in altre parole, si occupava di magia. Gesù, giustamente flagellò queste "tradizioni" umane (vedere San Matteo XV,9).
       In tutte le religioni, il devoto prega la Divinità, implorando con speranza le grazie, ma sempre rimettendosi a quella che sarà la scelta divina ed accettandola con gratitudine, se è un vero devoto, anche quando sembra non coincidere con le sue attese.
       Il cabalista no. E' convinto di conoscere il "codice di accesso" che obbliga Dio ad esaudirlo. Esaudimento che sarà pieno e completo, quando la sua "conoscenza" (in greco gnosi) di tale "chiave" sarà tale da farlo arrivare ad essere tutt'uno con l'Adam Kadmon, l'Uomo archetipico, sul cui modello è stata creata l'umanità in generale, ed il messia in particolare, e che a sua volta non è chiaro se è Dio stesso, se è il messia, se è una sorta di "divinità" di rango inferiore, se è qualche cosa tipo le "idee" platoniche o altro.
       Ora, la spiritualità evoliana è, di fatto , cabalista. Infatti, in alcune sue opere, come "Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo" ed in alcuni interventi di "Testimonianze su Evola", a cura di de Turris, (entrambi pubblicati dalle edizioni Mediterranee) sono rimarcate esplicitamente le analogie tra "L'Individuo Assoluto" e l'Adam Kadmon.
       La già citata R.I.S.S. così definisce Evola: "Agente, oltre tutto scarsamente efficace, per quanto è così violentemente esplicito, della peggior Massoneria cabalista, e pertanto provocatore al servizio, speriamo per lui inconsapevole, di quell'inferno di cui nega l'esistenza".
       Lo storico ufficiale della Massoneria spiritualista italiana, il dottor Alberto Cesare Ambesi, nel suo agiografico testo "Storia della Massoneria" pubblicato dalle Edizioni De Vecchi (agiografico perché vuole santificare la Massoneria, basti dire che parla di sette massoni martirizzati sotto Diocleziano, di Noè primo massone e di simili altre amenità), mette Julius Evola nell'elenco dei peggiori nemici della società segreta, a pari merito con il nazismo, il comunismo cinese e la Chiesa cattolica. Ma è davvero così?
       Nelle meno conosciute opere minori, scritte tra il '30 ed il '70, più volte affronta l'argomento. Sostiene la tesi che la moderna Massoneria "speculativa" è la pessima degenerazione di ciò che era ottimo: l'antica Massoneria "operativa".
       E' sempre lo stesso, trito e ritrito, discusso, discutibilissimo "specchietto per le allodole" dei massoni per reclutare anime generose che entrano in loggia allo scopo di restaurarvi lo spirito originario e, forse senza neanche rendersene conto, si trovano invece manovrate dall'attuale.
       E' stato forse anche questo il destino del grande "antimassone" Evola?
Sembra strano che lo stesso Ambesi, così critico, contribuì con uno studio su "Evola e l'alchimia", al già citato volume "Testimonianze su Evola".
       Per mantenere l'analogia, avrebbe contribuito a "Testimonianze su Mao (o Hitler, o Leone XIII)"?
   
       Per quanto riguarda la concezione socio-politica, vi sono indubbiamente molti punti più che positivi. Mi riferisco in particolare alla impetuosa e ben documentata critica ai concetti della visione economica del liberismo capitalista liberal-borghese e di come tali concetti tendono a portare sempre di più gli ideali dell'Uomo verso valori solo materiali e meccanici, tanto da farne un fine, mentre non sono che un mezzo, comunque da non disprezzare, ma da tenere subordinato.
       Il Socialismo, a sua volta, è giustamente visto come non alternativo al Capitalismo, perché entrambi nascono dalla "Plutomania", dal culto del danaro fine a se stesso, tipico del presente "Regno della quantità", come lo definiva il suo amico Guenon. Sul conto di quest'ultimo personaggio mi limito a riferire che cercò in tutti i modi di curare la paralisi dell'amico, anche sottoponendolo agli esorcismi, come sembra arguirsi dalle dichiarazioni di de Turris nel già citato "Interrogatorio alle destre".
       Secondo Evola il Super-capitalismo privato liberal-borghese, creando sfruttati, non fa altro che da apri-pista al Super-capitalismo di Stato socialista e non meno borghese.        Evola è davvero brillante, quando, alla luce di tale premessa, afferma e dimostra che nonostante i reali o (più spesso) apparenti contrasti che sembrano dividerli, i due Super-capitalismi sono "Le teste dello stesso dragone", visto che hanno lo stesso traguardo: la spersonalizzazione e la massificazione. Ad onor del vero, bisogna notare che questo concetto non è tutta "farina del suo sacco". E' ripreso pari pari dai testi del pensatore cattolico Emanuel Malynski 1, il quale, essendo cattolico, non condivide la concezione "ciclica" della Storia, il cosiddetto "Eterno Ritorno", che Nietzsche aveva riesumato dal più ancestrale pensiero greco.
   
       La critica di Evola al Fascismo, con la quale rileva sopratutto la carenza di spirito aristocratico in tale regime, non era rivolta solo e tanto agli aspetti retorici da paccottiglia patriottardo-risorgimentalistica e/o socialistoide quanto principalmente contro quelli più sani: la conciliazione con la Chiesa; le campagne demografiche e tutto quello spassoso modo di fare "strapaesano".
        Il tanto vantato razzismo "spiritualista" di Evola è più che altro una questione terminologica.
       Vero è che ci tenne a distinguersi (e ne fu ferocemente attaccato e deriso) dal razzismo "biologico" di Preziosi e di Interlandi e dei loro collaboratori Giorgio Almirante e Benigno Zaccagnini (proprio loro, il capo carismatico del MSI ed il segretario della D.C. ai tempi del sequestro Moro).
        Possiamo dire che anche Evola e Guenon (che è meno esplicito e quindi più pericoloso) sono da annoverarsi, tra coloro che il "complottologo" Maurizio Blondet chiama "Gli "Adelphi" della dissoluzione"2.
       Adelphi è un termine greco che vuol dire "fratelli", sia in riferimento a come i massoni si chiamano tra loro, sia riguardo alla casa editrice Adelphi, che, non solo ha in catalogo tanti libri di questi autori, ma i cui responsabili, di recente, hanno fatto professione pubblica di gnosticismo.
       In conclusione, le indiscutibili analisi socio-politiche di Evola, condite da un linguaggio di cui io per primo confesso di aver subito il fascino sono spesso servite da "passaporto", per diffondere la mentalità idealistico-gnostica.
        Tanti giovani generosi, seriamente intenzionati ad opporsi alla degenerazione e disgregazione del mondo, che vedono ogni giorno sotto i loro occhi, hanno finito di fatto per voltare le spalle alla Fede in Gesù Cristo, unica via, non solo per salvarsi l'anima (che poi è la cosa più importante), ma anche per ricostruire la società, e così si sono gettati tra le braccia del già citato idealismo gnostico, che, fingendo di essere una "Rivolta contro il mondo moderno", ne è uno degli aspetti peggiori, condividendo così il destino di quei giovani che, commossi dalle angherie subite dal popolo palestinese, si sono fatti musulmani, o di quelli che sono stati spinti nel comunismo da riflessioni non ben guidate sulle ingiustizie sociali.
       Una vera alternativa alla pseudo-modernità imperante, certo, potrà anche far tesoro della giuste critiche che ad essa sono state rivolte da tanti pensatori, ma passate prima al setaccio ("esaminate tutto e ritenete ciò che è buono" -San Paolo-) del realistico buon senso della filosofia aristotelica e principalmente, da un punto di vista naturale, e al setaccio della Rivelazione, così come è stata costantemente insegnata dai Padri, dai Dottori della Chiesa e, soprattutto, dal Magistero pontificio, dal punto di vista soprannaturale.
       Purtroppo, a parziale giustificazione di quelle anime generose di cui sopra, c'è da dire che oggi, almeno a partire dal mai abbastanza deprecato pontificato montiniano, la Chiesa è in stato di desolazione. Coloro che ne occupano le sedi magisteriali, sembrano voler diffondere un'immagine svirilizzata della Fede, come roba da donnicciole e da grassi borghesi, il cui motto "ufficiale" pare essere più che i latini "Totus tuus" o " Instaurare omnia in Christo ", il romanesco "volemose bbene"!
       Oggi espressioni come "ascetismo", "riforma di vita", testimonianza pubblica, santificazione del Nome di Dio e nostra personale, attraverso il "passaggio per la porta stretta" del trionfo sulle nostre passioni, sono sostituiti spesso da inviti ad una generica "solidarietà" o a partecipare alla raccolta differenziata.
       Basti la citazione di una piccolezza: da quando i preti si disinteressano di come e cosa mangiano i fedeli notiamo che:
              1° se ne da conto al medico;
              2° il crollo dello spirito di sacrificio è stato verticale;
              3° per tante anime semplici è stata fonte di scandalo. Ho sentito con le mie orecchie tante persone che ritengono di essere state prese in giro. Il diavolo si è saputo servire di tale evento per far perdere la Fede e/o per diffondere una mentalità relativistica, del tipo: "Ieri era considerata materia grave mangiare carne il venerdì., oggi non più, basta supplire con un'opera buona" [che tanti non fanno].
       Domani sarà la stessa cosa per la pornografia, don Zega di "Famiglia cristiana" già lo dice. Forse, dopodomani, accontentando il recentemente scomparso p. Haring, toccherà alla masturbazione degli adolescenti. Poi toccherà ai rapporti omosessuali non promiscui. Poi sarà la volta, a sentire Sommavilla S. J. e Concetti O.F.M. delle comunicazioni medianiche senza scopo di lucro, ovviamente (Evola e Guenon quante belle pagine scrissero contro lo spiritismo!). Quindi "il peccato è solo ciò che è proibito in quel momento".
       Senza contare che non è affatto cosa da poco farsi guidare nelle scelte alimentari da una autorità superiore. E' un atto di umiltà ed un fattore di coesione.
       Quanto mi sarebbe piaciuto se Evola, Marx e tutti gli "Adelphi" si fossero buttati ai piedi della Madonna, alla quale molti di loro non risparmiarono blasfemi lazzi, ad implorare pietà e soccorso.
       Purtroppo è proprio lo gnosticismo, che rende particolarmente difficile la loro conversione, con i suoi sensi di sufficienza e le sue manie da semidei.
       Vorrei rivolgermi agli ammiratori di Evola, di Guenon, di Marx, e di tutti gli "Adelphi": non ritengo di essere un veggente, ma potete escludere che questo mio articolo sia il mezzo con cui Dio ha voluto accontentare i vostri maestri che cercano di dirvi :" NON VENITE ANCHE VOI IN QUESTO LUOGO DI TORMENTI" (Luca XVI, 28)?
       Chiudo con le belle parole di quella figura controversa e, a giusto titolo, discussa che fu Don Giuseppe de Luca, grande amico di Bottai e Malaparte: "Chi davvero vuol combattere la borghesia (che prima e più che una classe sociale è una categoria dello spirito) SI FACCIA SANTO!"
   

       Con queste brevi annotazioni ho voluto far risaltare la dichiarata ed esplicita valenza anticristiana ed antitradizionale, di là delle apparenze formali del pensiero del nobile Julius, senza negarne anche gli aspetti positivi.
       Un anziano ex- senatore del P.C.I, Sergio Flamini, è stato membro di numerose commissioni parlamentari d'inchiesta (da quella sul SIFAR, a quella sul caso Moro, a quella sulla P2, a quella sulle stragi, giusto per citarne alcune). In tali vesti ha avuto accesso ad una enorme mole di documenti riservati. Di recente ha dato alle stampe la sua autobiografia, "Trame atlantiche" (edizioni Kaos). In essa parla di alcune delle più sconvolgenti tra le varie notizie che ha avuto modo di apprendere. Tra le altre, sostiene di poter dimostrare che Evola SIA STATO AGENTE DELLA C.I.A. (!)
       Circa eventuali confutazioni, quando uscì l'articolo di don Nitoglia un tentativo ci fu. La rivista siciliana "Avanguardia", (Casella postale 170 -91100 - Trapani) organo dell'omonima "comunità militante", pubblicò ( N. 122, anno XIV, Febbraio 1996 pagine 14-19) una risposta carica di insulti gratuiti, bestemmie e dichiarazioni di orgoglio luciferino, con cui l'Autore di quell'articolo (Maurizio Lattanzio) sostiene che l'influsso spirituale dell'esoterismo, fa di chi lo riceve un essere superiore alla stessa divinità (sic). Del resto, c'è poco da confutare. Evola, a differenza di Guénon, non si è mai nascosto. Il pensatore francese è stato ben più furbo. Non ha attaccato di petto il Cristianesimo, ma, facendo qua e là delle affermazioni, forse non del tutto incompatibili con la dottrina cristiana, ma di sicuro estranee alle sue consuetudini ha seminato confusione ben maggiore ed è riuscito ad esercitare un fascino più profondo.
       Sono certo che alcuni dei miei critici sono sinceramente desiderosi di combattere la borghesia e di costruire una società a misura d'Uomo. Non sarà negli insegnamenti di questi maestri di saggezza solo umana che troveranno la strada. Solo la santificazione personale potrà salvare la società. Chiudo il discorso lasciando la parola ad un "evolomane"3: "Il paradosso supremo, il più caratteristico dell'opera di Evola, consiste nel fatto che […] non è stato mai attivo filosofo più antitradizionale di lui, che è comunemente reputato uno dei più significativi filosofi tradizionalisti, se non, forse, il più tradizionalista in assoluto."

Michele Ognissanti

   
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   1 Le opere di Malynski disponibili in lingua italiana, cioè "Il Proletarismo" e "La guerra occulta", sono state pubblicate dalle nazi-maoiste Edizioni di AR, di proprietà di Franco Freda, che le ha fatte accompagnare da introduzioni stroncanti.
   2 Non dimentichiamo la lunga amicizia di Evola con gli psicanalisti ebrei Musatti e Servadio e con il mago, massone e "rifondatore" della religione olimpica Arturo Reghini.
   3 Imre Madararsz, citato da Claudio Mutti su ORION, N. 166 del luglio 1998, pagina 13 edizioni Barbarossa / la bottega del fantastico, Via Plinio,32 Milano.
   
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