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10 Novembre 1958 - 10 novembre 2005
Massimino, non ti abbiamo dimenticato,
non ti dimenticheremo

di Roberto Fiore

Segnalato da Little Jo e da Bonconti

      Magari lo stupido di turno ci darà del fascista, sol perché ospitiamo un articolo di Roberto Fiore inneggiante doverosamente a Massimo Morsello, ma degli stupidi padre Dante c'insegna a non curarci ("non ti curar di loro, ma guarda e passa"), e noi non ci curiamo. Oltretutto pensiamo che sia nostro dovere presentare
      l'esempio di chi seppe vivere tutta una vita con rigore e dirittura morale, colpito proprio perché la sua testimonianza alla verità era scomoda e di disturbo,
      l'esempio di chi nella difficilissima empiria del nostro tempo seppe ritrovare Dio e farne eroicamente la volontà, accettando con virile e cristiana rassegnazione la terribile malattia,
      l'esempio soprattutto di chi
seppe essere fedele fino all'ultimo alla Messa Tridentina ed al cattolicesimo inadulterato, romano ed eterno,
      l'esempio di chi seppe inginocchiarsi innanzi al suo Unico Re, al Re dei Re, contribuendo potentemente al ritorno dell'Italia a Dio.

La Redazione

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione
      Queste parole non sono certamente sufficienti per sintetizzare ciò che tutti coloro che conoscevano Massimo Morsello come uomo di famiglia, come capitano d'impresa, come camerata, come uomo politico, come avversario, hanno pensato in occasione del suo ultimo viaggio.
      Attivo politicamente, sin dall' età di 14 anni si trova ad affrontare le difficoltà del tempo con giovanile ardore e con una umanità che nel tempo diverrà proverbiale. Perde il padre giovanissimo e ciò non fa che proiettarlo con ancora più veemenza e generosità nella lotta politica che in quel periodo esprime nella militanza nel FUAN di Via Siena. Rimane coinvolto negli incidenti di Centocelle (che poi porteranno alla sua unica condanna), durante i quali assiste all'omicidio di Alberto Giaquinto da parte di poliziotti rimasti per sempre ignoti.
      La sua insistenza nel voler testimoniare e spiegare ciò che realmente era avvenuto, portava i magistrati in una logica perversa ad emettere un mandato di cattura nei suoi confronti: sarà come abbiamo detto la sua unica condanna, un prezzo da pagare per la fedeltà ad un camerata ed alla verità.
      Nell' agosto dell' 80 inizia la sua latitanza originata da un mandato di cattura che finirà nella pattumiera della storia. Morsello sfugge e ripara a Londra dove inizia una vita di stenti economici, di lavori umili, ma sempre nel rigore morale e nella coerenza ideale.

      È qui che con altri camerati inizia un'avventura politica, economica e spirituale che stravolgerà le regole della politica e darà l'incipit alla più entusiasmante rimonta umana di un uomo e di un mondo politico. Braccati, calunniati, perseguitati, i camerati londinesi gettano i semi per una vera e propria riconquista economica, politica e spirituale, i cui frutti nel tempo saranno vastissimi.
      Le capacità economiche e manageriali di Morsello, specchio della migliore tradizione italiana, creano nel tempo la più grande impresa, nel suo campo, in Europa; un autentico miracolo economico che gli avversari non vorranno mai accettare adombrando oscuri e poco probabili appoggi. Ma la cristallinità dell'individuo parla da sè e lascia pochi spazi agli equivoci. Centinaia di persone e di famiglie vengono beneficiate da questo lavoro che per il suo stile straordinariamente unico offre spunti di economia alternativa e a misura d' uomo. I fondi di investimento che permettono ad impiegati e persone vicine di avvantaggiarsi della floridità dell' impresa sono attuati in pieno spirito corporativo. Le cieche forze avversarie cercheranno di far passare questa operazione per un'«attività clandestina ed eversiva» noncuranti delle centinaia di testimonianze documentali e personali che attestano il contrario.
      Ma è negli ultimi anni che l'operazione Londra spicca il volo coincidendo per un insondabile disegno divino con l' esplodere della malattia. Nel vuoto politico italiano nasce Forza Nuova, Movimento che magistralmente mescola istanze nuove e moderne con l'eredità fascista e la visione cattolica del mondo.
      È anche il momento in cui Morsello compie il passo decisivo della sua vita tornando con fede ed umiltà alla fede cattolica. Fede vissuta con coerenza, rigore e con grande umanità. Morsello fino all'ultimo sarà fedele alla Messa Tridentina ed al cattolicesimo inadulterato, romano ed eterno.
      L'esplodere della malattia coincide con le prime affermazioni dell'opera pazientemente elaborata nel tempo. Ma anche l'atteggiamento nei confonti del male è quello scanzonato e virile che si riassume nel nome dato alla pratica dove venivano accumulati i dati del preoccupante incedere della malattia, un nome che la diceva tutta: me ne frego!
      Sono gli ultimi tempi, tempi in cui la malattia colpisce spietata; la risposta di Massimo è dettata da una Fede in Dio oramai incrollabile. Quella Fede che lo accompagna negli ultimi momenti e nella battaglia decisiva .
      Le sue ultime parole sono: "Sono pronto... sono pronto!".
      È il combattente che, mai inginocchiatosi di fronte a nessuno, si inginocchia al suo Unico Re. Un Re a cui Massimo Morsello potrà presentarsi con tanti doni, tante conversioni e chissà forse con l'orgoglio di aver contribuito al ritorno di Dio all'Italia e dell'Italia a Dio.

Roberto Fiore

 

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