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Sulle orme di Guareschi...

Lo strano caso di nonno Agostino
di Nonno Agostino

Puntata 9

       L'Epifania non tutte le feste porta via..., infatti Nonno Agostino torna a farsi sentire e questo, se non proprio una festa, è un piacere.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

      Egregio direttore eccomi come al solito a parlarle delle mie piccole avventure, o meglio disavventure, casalinghe.
      Le racconto i fatti.
 
       Ero intento, come spesso nell’ora tarda dei vespri, alla preghiera salmodica e nello specifico mi ero soffermato sul Salmo 79, “Qui regis Israel, intende”, il salmo cosiddetto “della vigna”, come ci ricordava sempre lo zio Tommaso, santo prete cattolico. Se non le dispiace ne fo’ un accenno dal versetto 8 in poi:
 
       “Deus virtutum… Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato. Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero, periranno alla minaccia del tuo volto. Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte. Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome”.
 
      Non è la prima volta che l’autore sacro si ispira alla vigna, in vari profeti viene ripresa l’immagine, a cominciare da quella di Naboth. È soprattutto Isaia che si dilunga con particolari illuminanti sulla vicenda, che avrà uno svolgimento lineare nei vari secoli, coinvolgendo il Vecchio ed il Nuovo Testamento, avendo come apice Gesù, il Messia, fino a giungere ai giorni nostri.
 
       Nel Libro del profeta Isaia al capitolo V si legge la predizione sull’abbandono d’Israele da parte di Dio, che avverrà circa 700 anni dopo, con l’Incarnazione del Verbo e la sua crocifissione:
 
       «Canterò al mio diletto l’inno del mio padrone alla sua vigna: “Il mio diletto aveva una vigna in un poggio fertile. La cinse con una siepe, tolse tutte le pietre che vi si trovavano e vi piantò viti ottime. Fabbricò in mezzo ad essa una torre ed un torchio. Aspettò con pazienza che facesse uva, ma produsse spine”. Ed ora siate giudici voi stessi, abitanti della Giudea, tra me e la mia vigna. Che cosa avrei dovuto fare per essa che non abbia fatto? Ma ora vi mostrerò ciò che farò alla mia vigna: toglierò la sua siepe e sarà calpestata; distruggerò il suo muro e sarà invasa. La renderò deserta e ordinerò alle nubi di non versare pioggia su di essa. Perché la vigna del Signore è la casa di Israele e i giudei la sua piantagione prediletta. Mi aspettavo che facessero opere buone, ed ecco invece l’iniquità; giustizia, ed ecco invece malvagità» (Is. V, 1-7).
 
       San Giovanni Crisostomo nel commento ad Isaia dà un’interpretazione moralmente unanime (e quindi infallibile) con quella dei Padri della Chiesa su Isaia, e commenta:
 
      «Isaia sta per accusare Israele di tradire Dio e di misconoscere il Messia venturo. Tuttavia il Profeta scrive che la sua accusa è un “cantico” o un “inno”. Non sarebbe stato più esatto chiamarla un’invettiva?
 
       In realtà Isaia dà prova di una grande saggezza spirituale. Infatti egli voleva il bene delle anime degli israeliti: voleva aiutarli a ritornare a Dio e a non rinnegare il Messia venturo, Gesù Cristo. Quindi ha scritto sotto forma di cantico le sue accuse affinché Israele le cantasse continuamente, non le dimenticasse e non si scoraggiasse. Inoltre il Profeta chiama il popolo d’Israele, che si è allontanato da Dio e rinnegherà il Messia, “la vigna amata del Signore”. Infatti Israele era la vigna amata da Dio e beneficata da Lui, ma non aveva corrisposto, già prima dei tempi di Isaia, all’amore di Dio ed avrebbe aggravato la sua infedeltà sino a giungere alla crocifissione del Verbo Incarnato.
 

       Dio ha fatto tutto per Israele per pura bontà sua e non per i meriti di questo popolo, ma invece di essere grato a Dio, Israele Gli ha mostrato molta ingratitudine. Isaia enumera i benefici di cui Dio ha riempito Israele.
 
       • Innanzitutto lo chiama “vigna” per mostrare quanto Dio lo abbia curato.
       • Poi dice che l’ha posta “in un luogo fertile” come fosse una “fortezza” inespugnabile.
       • Inoltre Dio ha circondato Israele, la sua vigna, con una “siepe” e con una “staccionata”.
 
 
[La siepe è la Legge di Dio, che protegge chi la osserva e lo mantiene puro; la staccionata è la cura con cui la Provvidenza di Dio si occupa del suo popolo per mantenerlo al riparo da ogni nemico spirituale e temporale.]
 
       • Non basta! Il Signore ha costruito una “torre” ed un “torchio” al centro della sua vigna.
 
[La torre figura il Tempio di Gerusalemme ed inoltre vuol farci capire che Dio stesso ha costruito torre e torchio per non affaticare eccessivamente Israele.]
 
      La bontà divina non si è fermata lì. Egli “ha aspettato” con molta pazienza che la sua vigna facesse “frutti”, producesse uva, ma Israele ha prodotto “spine” e non frutti, ossia una vita priva di fede, di grazia soprannaturale, di virtù e di buone opere.
      La misericordia divina arriva a nominare “giudici” su Israele gli israeliti stessi, mostrando una gran compassione ed una assoluta certezza sulla colpevolezza di Israele, che non potrebbe essere assolto neppure dai giudei.
      Il Signore esclama: “Cosa avrei dovuto far di più per Israele che Io non abbia fatto?”.
      Ma Israele “ha prodotto spine e non frutti”. Il significato –scrive il Crisostomo– è il seguente: quale motivo ho dato ad Israele di comportarsi così? Può forse pretendere che non abbia fatto abbastanza per lui e che l’ho spinto, così, alla rivolta? Giudicatemi voi stessi, abitanti della Giudea!       Non avendo ricevuto accuse né scuse, Dio passa ad enumerare i castighi che riserva ad Israele per aver peccato e non aver voluto pentirsi. Tuttavia la sentenza di condanna è accompagnata dalla speranza che il timore dei castighi faccia tornare a Dio Israele, ma invano!
 
       • “Sradicherò la siepe, distruggerò la staccionata” e Israele sarà depredato dai ladri, ossia lo priverò del mio aiuto speciale, del mio soccorso e della mia difesa e così sarà depredato dei beni che gli avevo concesso.
 
      Di più:
       • “abbandonerò la mia vigna”.
 

 [Come ho spiegato sopra, “siepe, staccionata, muro” significano la Rivelazione divina e la Legge che Dio aveva dato ad Israele affinché le custodisse e le facesse conoscere a tutti i popoli quando sarebbe venuto il Messia, ma la sua infedeltà, la sua mancanza di fede e di buone opere obbligano Dio ad abbandonare Israele che per primo ha abbandonato il Signore, il quale non abbandona se prima non è stato abbandonato.]

 
      • Così la vigna d’Israele sarà senza vignaiuoli, ossia
non avrà più sacerdote, profeta, re, neppure il Tempio, e sarà disperso in una terra straniera.
 
      • I “rovi” ricopriranno Israele e la “pioggia” non lo bagnerà più, ossia la grazia non irrorerà Israele infedele, che sarà ricoperto di male e peccato, tranne il piccolo resto che ha creduto al Messia e che assieme ai pagani è diventato la nuova vigna di Dio, ossia la Nuova Alleanza.
 
      “Ho atteso che Israele facesse opere giuste, ma ha commesso altre iniquità e la sua malizia grida al Cielo!”, ossia la malvagità di Giuda è talmente grande che Dio non può non punirla».
      Gesù nei Sacri Vangeli non giudica il comportamento dei vignaiuoli, ma con colpo da vero Maestro, lascia che essi si giudichino da soli.
 
      Lei, direttore, certamente ricorderà l’episodio:
      «C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
      Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
      Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?
»(Matteo, XXI, 33-40).
 

      Ed i Giudei, con risposta baldanzosa e tracotante, risposero subito:
      «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo» (Mt 21,41), accorgendosi solo dopo che Egli parlava di loro, e subito il Signore cita i versetti del salmo 117:
      Non avete mai letto nelle Scritture “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri”? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà (Mt 21,42-44).

 
      Scrive a proposito S. Giovanni Crisostomo: «Chi inciamperà su di essa si ferirà, ed essa stritolerà colui sul quale cade», vale a dire «non è la pietra o Cristo che fa cadere, ma chi, non credendo in Lui si scandalizzerà, cadrà per sua colpa».
      Mi rivolgo a Rocco e gli impongo di prendere dal suo “paccotto” le copie della Dichiarazione “Nostra Aetate”, documento iper-modernista (del 28 ottobre 1965) su “Le relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane”, che al n. 4, § h, insegna (beh… si fa per dire…) pastoralmente (come se il pastore possa prescindere dai dogmi nel suo insegnamento, onde ingannare bene le pecorelle!):
      «Gli ebrei non debbono essere presentati come rigettati da Dio, quasi che ciò scaturisse dalla S. Scrittura».
 
       Ora occorre distinguere: gli ebrei infedeli a Cristo da quelli fedeli a Lui e al Padre.
       I primi sono stati rigettati da Dio, come insegna la Sacra Scrittura (altroché se lo insegna!… ma al Concilio com’è che erano così distratti ed infingardi? forse erano intenti alle parole crociate? E pensare che non c’era ancora face-book!), mentre gli ebrei fedeli a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, sono entrati nella Chiesa di Cristo assieme a tutti i popoli che hanno la fede nella SS. Trinità e nella divinità di Gesù.
 
       I coloni, «coloro che avrebbero dovuto e potuto conoscere il Figlio di Dio, avendo la Rivelazione, lo rinnegarono odiandolo» (Origene, in Comm. a Matt.), infatti dicono «Costui è l’erede»; quindi «non per ignoranza invincibile e non colpevole, ma per invidia e gelosia, odiandolo, Lo crocifissero; e anche coloro che odiano il Vangelo e perseguitano i suoi apostoli tentano per quanto è possibile di dare la morte a Gesù» (Rabano Mauro).
       «Così –dicevano tra sé– avremo la sua eredità», vale a dire «non volevano perdere il retaggio delle cerimonie estrinseche della Legge antica (perché non cedesse il passo a quella nuova), della quale non sarebbero stati più i beneficiari e non avrebbero più potuto trarne lucri e autorità, come invece continuavano a fare» (in Crisostomo e Rabano Mauro, ut supra).
       Lo buttarono fuori «di Gerusalemme, ove fu crocifisso, come straniero alla vigna che loro mal coltivavano, ossia scomunicato dalla sua Chiesa dell’Antica Alleanza» (Origene, ut supra).
 
       Ne consegue: l’ermeneutica della continuità tra Concilio Vaticano II (magistero pastorale, che non ha voluto definire né obbligare a credere e quindi non infallibile, [quindi inutile, anche perché il tutto era gestito in modo illecito da un Papa agente del b’nai b’rith –nota Guendalina–]) e Rivelazione divina (Tradizione e S. Scrittura) non è provata, anzi è confutata senza ombra di dubbio. Ci vuole veramente una bella faccia tosta ed una fantasia funambolica per giustificare l’alto tradimento operato dalla gerarchia (quella del Vat’inganno) che avrebbe dovuto vigilare sull’ortodossia del Depositum fidei, ma i pastori sono conniventi con i lupi e allora… povere pecore… e poveri pastori!... infatti “guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!" (Mt 26,24).
 
       – E questa è poi la teologia della Sostituzione della“Sinagoga bendata con la Chiesa vedente”! interviene vispa Guendalina.
 
       – Ora, cari nipoti, –assumo un’aria alla “zio Tom-
 
 
maso”– vi ricordo, giusto per schiarirvi le idee, qualcuno dei documenti magisteriali infallibili e perciò irreformabili, stilati da Papi veri e Concili ecumenici legittimi, iniziando proprio da un documento che, guarda caso, cita proprio la vigna, il “Vineam Sorec” di Papa Orsini, S.S. Nicola III, quello citato da Dante, ascoltate, ho qui un quaderno di appunti che il grande zio Tommaso ci dettava durante i pomeriggi di settembre, giusto per tirar via la ruggine dai nostri cervelli, onde farci riprendere l’abitudine allo studio in vista del successivo anno scolastico:
       “La destra di Dio Padre piantò in Sorec una vigna eletta; in questa vigna seminò tutti i semi buoni, la protesse con la custodia degli Angeli e gettò lontano le pietre dannose”.
 
       È una bolla molto ben fatta, che riprendendo una precedente bolla di Innocenzo IV, aggiunge che Israele è la vigna una volta scelta da Dio, da cui ci si aspettava uva dolce, ma che invece ha dato aceto; essa è simile al fico secco del Vangelo, che Cristo ordinò fosse bruciato, dacché non portava frutti di buone opere. Essa, infatti, non ha voluto ricevere la grazia portata da Cristo, anzi essa, non il solo Sinedrio, ma la vigna tutta, il popolo tutto (eccezion fatta solo per il “piccolo resto” di coloro che si son convertiti al Vangelo), Lo ha ingiustamente ucciso.  
       Guendalina, ti consiglio poi di leggerla tutta, insieme pure a questi altri documenti, che trattano tutte lo stesso argomento: la riprovazione del popolo giudaico sostituito, nella sua primitiva elezione, dal popolo dei Cristiani. Te ne voglio ricordare solo alcune qui presenti nel quadernone estivo degli appunti:
       Papa Innocenzo IV “Impia judeorum perfidia” (1244),
       Papa Giovanni XXII “Dudum felicis” (1320), ove, citando Geremia si afferma che quel popolo è diventato errante, vagabondo e fuggiasco per tutta la terra, come Caino il fratricida. Sempre quel popolo ha ucciso con empietà Gesù, invocando il Suo sangue sopra di sé e i suoi discendenti. Come si vede per il Papa la colpa del deicidio è collettiva, anche del popolo, in quanto ha rifiutato la Legge, i Profeti e Cristo e continua a gravare sui suoi discendenti, che condividono la sua incredulità e il suo rifiuto di Mosè e di Cristo, per seguire il Talmud, col quale indottrinano i loro figli sin dalla più tenera età. Il Papa scrive che ha fatto esaminare il Talmud da esperti in materia e che, siccome esso contiene errori, abusi e bestemmie, non può essere tollerato, ma deve essere condannato.
       Ecco poi il mio conterraneo Paolo IV (quello del “cum ex apostolatus officio”, tanto per intenderci! …) che col “Nimis Absurdum” del 1555 insegna che la Chiesa tollera il popolo e la religione giudaica talmudica al solo scopo che riconoscano i loro errori e pervengano alla verità della Fede cattolica.
       E poteva mai mancare il Santo Pio V? abbiamo infatti ben due bolle:
       1ª) Romanus pontifex(1556) che stabilisce, riafferma e conferma tutti i precedenti documenti, statuti e disposizioni dei Papi sul giudaismo. È qui evidente la volontà di insegnare e perpetuare ciò che è stato sempre insegnato e non di innovare alcunché. E qui, caro Rocco, non si riesce a capire ove si possa trovare l’«ermeneutica della continuità» tra la Tradizione cattolica e l’insegnamento che tu mi fai leggere da questo documento conciliare (ma sarà poi vero?) riguardo ai rapporti tra cristianesimo ed ebraismo.
       2ª) Haebraeorum Gens” (1569) riaf-ferma che il popolo ebraico, una volta eletto da Dio, tanto prima superò tutti gli altri in grazia e valore, quanto poi è stato abbandonato e disprezzato a causa della sua incredulità. Esso è senza sacerdozio, senza Legge mosaica e cacciato via dal proprio Paese. Come conciliare ciò con quanto scrive questa… come la chiami?… Nostra aetate?
 
       – O ancora peggio, interviene Guendalina, con l’Antica Alleanza mai revocata? Con i Fratelli maggiori e prediletti nella Fede?
 
      – Fermi, ragazzi, non è finita ancora, giriamo la pa-
 
ginona e leggiamo:nel 1581 papa Gregorio XIII quello del calendario!) con la Costituzione “Tempore Suo” approva, conferma e riafferma tutte le costituzioni dei suoi predecessori in perpetuo (ascoltate bene! ripeto, in perpetuo!), ed ordina che debbano essere osservate integralmente. Ancora Gregorio XIII sempre nel 1581 nella Costituzione Antiqua Judaeorum insegna che l’antica iniquità giudaica durante la Vecchia Alleanza, per la quale sempre resistettero allo Spirito Santo, è ancora maggiore nei figli che ripudiarono Gesù e continua ancora oggi.
 
       E poi Papa Clemente VIII in “Caeca et Obturata” (1593) spiega che la perfidia giudaica non si è arrestata a Cristo, ma continua contro la Chiesa da Lui fondata, la quale pazientemente attende la loro conversione.
       Ancora Clemente VIII nel medesimo anno scrive in Cum Haebraeorum che è pericoloso e funesto per i cristiani chiudere gli occhi davanti alla malvagità del popolo ebraico, che perdura ancora adesso. Onde il Papa riprende e conferma le Costituzioni dei suoi predecessori, ricondanna il Talmud e condanna la cabala spuria, in quanto contengono errori contro l’Antico e il Nuovo Testamento, la SS. Trinità e Dio Creatore.
       E allora, Rocco, come la mettiamo?
 


        E senti ancora.
Nel 1704 papa Clemente XI promulga la Costituzione Propagandae in cui riprende gli insegnamenti pontifici a partire dal 1244.
        Nel 1751 papa Benedetto XIV (il grande “già” Cardinal Lambertini) in “A Quo Primum” riprende il magistero antecedente e condanna l’usura esercitata dal popolo ebraico a scapito dei cristiani.
        Nel 1937 (e qui siamo giunti quasi ai miei tempi) Pio XI in Mit brennender Sorge, l’enciclica tedesca,parla di deicidio ad opera del popolo di religione giudaico-rabbinica o talmudica.
       E poi ci sarebbe da parlare ancora del concilio di Firenze, dei concili di Toledo –il IV ed il XVII in particolare–, ma oramai sono stanco, qui finiamo fra una settimana…

 
       Direttore, lo dico a lei, per non farmi sentire dai ragazzi: io sono arciconvinto che questo documento… non esista, che sia solo una “patacca”, una burla di Rocco, così si spiegano le assurdità ivi riportate, totalmente inconciliabili con la fede cattolica, e che nessun uomo, per quanto pazzo o demente o affetto da amnesia di grado elevato, come la mia, poteva stilare spacciandolo addirittura per documento conciliare.
 
       C’è solo da ridere per la trovata burlesca di Rocco, che come già le accennavo in una lettera precedente ama molto il cabaret, l’operetta e la “macchietta” napoletana… (e questa, direttore, non le sembra proprio una macchietta napoletana? Chissà l’avrà forse scopiazzata da uno dei De Filippo o forse da Totò o dal grande Nino Taranto! Boh!).        Riprendendo il mio tono serio, dico:
 
       – Allora ragazzi, restiamo fedeli alla dottrina catto-
 
lica genuina, sperando di poter dire come San Paolo nel fare a Timoteo un breve resoconto della sua vita oramai alla fine della corsa (…come la mia oramai!), sperando di poter dire un giorno anche noi “ho conservato la fede”, contenuta nelle fonti della divina Rivelazione: la Tradizione dei Padri, la S. Scrittura, ed il Magistero infallibile della Chiesa Cattolica, la quale insegna che Dio ha rigettato Israele infedele ed ha stretto un Nuovo ed Eterno patto con l’Israele fedele a Cristo e con i Gentili convertitisi a Dio Trino Creatore, i Cristiani cattolici!”.
 
       E a proposito di vigna, anche per rinfrancare il povero Rocco, inumidire la gola secca, e farci così una bella e grassa risata su queste trovate da “macchiettista”, su questo testo ridicolo da “gnostica commedia”, abbiamo qui un bel boccale di vinello fresco che accompagnerà l’ormai pronta cena della Genoveffa, la mia cara mogliettina.
       Grazie per l’attenzione e buona cena a tutti!
 
Cordiali saluti a lei e ai suoi lettori.
Nonno Agostino
 

Sulle orme di Guareschi...

Lo strano caso di nonno Agostino
di Nonno Agostino

Puntata 10

      

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
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       Caro direttore, oramai è divenuta una consuetudine vitale scambiare un po’ di chiacchiere con lei, se le fa piacere ovviamente, in modo che mi possa aiutare, con i suoi pregiatissimi lettori, nell’affrontare i problemi morali, religiosi soprattutto, che mi si presentano da quando sono in conversazione con i miei nipoti, Guendalina e Rocco, che mi aggiornano sulle per me strane, inverosimili novità sbandierate allegramente dalla nostra, a dir poco, società corrotta senza freni dallo gnosticismo massonico e modernista, approfittando anche della lassità morale e dottrinale (mi viene spesso da sospettare “malafede”) di chi era stato preposto a “custodire il gregge”, trasformandosi in mercenario, o peggio, in lupo travestito (sempre più malamente, per fortuna … almeno per chi ha occhi per vedere!) da agnello innocuo e sorridente bonaccione.
 
       Un bel giorno, un lunedì per la precisione, giorno particolarmente dedicato al culto cristiano dei morti, stavamo, con i miei nipoti appunto, recitando i Salmi penitenziali, in particolare, i celebri “Miserere” –salmo 50– (mio nipote Rocco pensava in un primo momento si trattasse del titolo di una canzonetta di musica leggera lanciata da uno… zotico (musicalmente parlando) con cappellaccio e chitarra… non saprei dirle per la verità come si chiami… boh… mi perdoni! (ma a questi giovani nessuno insegna più nulla?!?), il “De profundis”, salmo 129.
 
       A questi poi mi è sempre piaciuto personalmente aggiungere lo stupendo Salmo 64, mio cavallo di battaglia nelle gare che organizzava mio zio Tommaso (come le ho già detto in precedenza... o no!?): “Te decet hymnus, Deus, in Sion”, con i meravigliosi versetti “ad te omnis caro veniet... “A te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale. Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri peccati. Beato chi hai scelto e chiamato vicino, abiterà nei tuoi atri. Ci sazieremo dei beni della tua casa, della santità del tuo tempio...” (mi piacerebbe citarli in latino, che musica soave... ma quel testone di Rocco farebbe storie!...).
 
       Spiegavo all’attenta Guendalina le composte e profonde cerimonie funebri alle quali assistevo da ragazzo, officiate dal rigoroso ed efficace zio Tommaso, santo sacerdote... buon’anima! (come lui oramai se ne trovano ben pochi, mi dicono, peccato!...).
       Ma ecco che il dispettoso Rocco, con fare distaccato, rompe l’incanto esclamando all’improvviso:
 
       – Nonno, ma queste sono situazioni da museo antico... oramai i corpi dei deceduti si bruciano e le cerimonie in chiesa vengono celebrate alla presenza dell’urna con le ceneri dell’estinto che poi vengono poste in bell’evidenza sul mobile d’epoca nel salotto di casa! Aggiornati, risveglia la tua mente!!!
 
       Le confesso, caro direttore, che se non fossi stato seduto saldamente in poltrona, sarei stramazzato a terra, e certamente sarei stato più contento se mi avessero inferto una coltellata alla schiena con una lama ondulata, tale l’orrore provato, un vero cadere “in profundis”! Mi ci è voluto un bel po’ per riavermi dal colpo e solo dopo aver consultato il cardiologo, misurata la pressione e trangugiate una quantità imprecisata di medicine varie che la mia cara Genoveffa (mia moglie, per chi avesse perso le puntate precedenti) mi ha porto con preoccupazione e santa pazienza.
 
       A stento riesco a dire a Guendalina che la disciplina della Chiesa cattolica, che io ricordi, codificata nel codice di diritto canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917 vieta espressamente le seguenti azioni:
 
     a) Cremare una salma.
     b) Formalmente cooperare alla cremazione.
     c) Dare ordine che il proprio corpo o quello di un
 
altro sia cremato.  
       d) Far parte di una società, i membri della quale si
 
impegnano a far cremare il corpo proprio e quello delle persone di cui possono disporre.
 
       e) Dare l’assoluzione sacramentale ad una persona
 
che ha ordinato che il suo corpo sia cremato e che non vuole revocare tale ordine; dare a questa stessa persona, dopo la morte, la sepoltura ecclesiastica. (canoni 1203; 1240 §1 n. 5; 2339).
 
       In breve, come posso, anche per le mie condizioni fisiche, cerco di far capire ai miei nipoti i motivi per opporsi alla cremazione: la Chiesa considera la pratica della cremazione dei cadaveri “una pratica barbara, che ripugna non solo alla pietà cristiana, ma anche alla pietà naturale verso i corpi dei defunti e che la Chiesa, fin dai suoi primordi, ha costantemente proscritto (Istruzione della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, 19 giugno 1926).
       Cerco di elencare alcuni motivi per i quali non è opportuno procedere alla cremazione dei cadaveri.
 
       1) Perché Nostro Signore Gesù Cristo stesso ha
 
voluto essere sepolto (Gv 19,40), secondo tutta la tradizione dell’antico testamento.
 
       2) Perché l’incenerimento sembra voler significare
 
che i corpi sono per sempre risoluti e dispersi (ritorno al “pleroma” gnostico), mentre il rito contrario dell’inumazione accompagna l’idea della morte equiparata al sonno (Gv 11,11-39) ed esprime con più aderenza la fede cristiana nella finale risurrezione.
 
       3) Perché l’inumazione esprime il simbolo cristiano
 
e biblico del corpo considerato come una semente che dà luogo ad una nuova vita:“se il grano di frumento, caduto in terra, non muore, resta solo; ma se muore, produce molto frutto” (Gv12,24; vedi anche 1Cor 15,36-44).
 
       4) Perché tutta la liturgia della Chiesa onora il cor-
 
po del defunto, che è stato tempio dello Spirito Santo, ed è destinato a risorgere dalla morte, mentre la cremazione lo distrugge violentemente nel fuoco, simbolo del fuoco eterno…
 
      5) Perché la Chiesa ha sempre praticato il culto delle
 
reliquie dei Santi, mentre ha riservato la pena del fuoco ai corpi degli eretici impenitenti.
 
       6) Perché già i primi cristiani l’avevano in orrore
 
come lo testimonia il pagano Minucio Felice: i cristiani, scrive, “execrantur rogos, et damnunt ignium sepulturas”.(“esecrano i roghi, e condannano le sepolture col fuoco” …mi perdoni la traduzione approssimativa!).
 
       7) Perché ovunque si sia diffuso il Vangelo, è scom-
 
parsa la cremazione.  
       8) Perché la cremazione è stata reintrodotta dai ne-
 
mici della Chiesa, prima con la rivoluzione francese e poi nel XIX secolo, per negare la resurrezione dei corpi e per combattere la Chiesa stessa.
 
       9) Perché è la setta massonica che ha promosso e
 
promuove le società per la cremazione.  
       – Infatti, interviene Guendalina, è la medesima setta che ha chiesto ed ottenuto (sotto Montini, sedicente Paolo VI, noto massone illuminato di Baviera, figlio di massoni e omosessuale che andava in giro ornato, in luogo della croce pettorale, di “efod”, lo scapolare del gran sacerdote del sinedrio, nemico giurato della Chiesa cattolica, utilizzato anche da Caifa, quando condannò il divino Maestro), la modifica della legge ecclesiastica contro la cremazione: ennesimo cedimento dei neo-modernisti ai nemici della Chiesa o consegna guidata alla sinagoga di satana?
 
       Direttore ma cosa vorrà dire mai Guendalina?… Sono cose assurde che le mie orecchie mai hanno udito… e poi parlare così di un Papa!… Ma che storia è mai questa? Direttore, mi aiuti per favore, la prego! Guendalina incalza aggiungendo:
 
      – Oggi, per rassicurare i cattolici, le società per la
 
cremazione (tutte nelle mani dei fram-massoni… ma guarda un po’!?) citano Paolo VI , ma in realtà l’atmosfera è ancora quella dei tempi che furono, quando con i riti cremazionisti (e ora le “sale del commiato” nel “tempio crematorio”) si volle creare una “morte laica” da sostituire alle cerimonie del cattolicesimo.
       I cremazionisti (che brutto neolo-gismo… orrore!) citano (per convincere i cattolici) le parole con le quali vien detto che la cremazione non è cattiva in sé e non è più proibita in ogni caso.
 

Le ceneri di Taricone
       Omettono invece le altre parole del testo dell'istruzione “Piam et constantem” della Suprema Congregazione del Sant'Uffizio, dove viene ancora ricordato che
       “la Chiesa si è sempre studiata di inculcare la inumazione dei cadaveri, sia circondando tale atto con riti destinati a metterne in risalto il significato simbolico e religioso, sia comminando pene canoniche contro coloro che agissero contro una sì salutare prassi(…). Deve essere usata ogni cura perché sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli; perciò gli ordinari con opportune istruzioni ed ammonimenti cureranno che il popolo cristiano rifugga dalla cremazione dei cadaveri”.
       
Parole al vento, e lo si poteva e doveva prevedere! Tutto quello che è rimasto del decreto del 1963, è, come si dice, che “la Chiesa non proibisce più la cremazione”! Balle… ovvio!
 
       – Cara Guendalina, riprendo io, la Chiesa non cambierà la sua posizione riguardo alla cremazione, la Chiesa Cattolica, quella vera, fondata sulla Pietra angolare, che spiace ai modernisti, non cambierà mai parere e non comprenderà mai la necessità di aggiornamenti capricciosi… o luciferini che dir si voglia, fatti per piacere al mondo e al signore di questo mondo. Ma hanno mai letto, questi signori, la lettera dell’Apostolo Giacomo? quella che dice: “Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio?” (Gc 4,4).
       È però chiaro che non è proibito bruciare i corpi umani quando, in circostanze straordinarie (per es. epidemia), questo sia il mezzo necessario per evitare pericoli alla salute o per combattere l’epidemia stessa.
 
       Rivolgendomi poi a Rocco, che cerca di controbattere arrampicandosi su specchi coperti da sapone, continuo:
       – Torniamo un po’ alla Sacra Scrittura, vediamo co-
 
sa dice. Nell'Antico Testamento si nota l'assenza totale del rito funebre della cremazione e nel Nuovo Testamento troviamo ripetuti riti di seppellimento che, anche questi, non hanno a che fare con la cremazione. Possiamo riscontrare anche la presenza di un divieto specifico della cremazione, ritenuta un rito abominevole, che si riferisce al crudele culto pagano in onore di Moloc, una deità pagana degli Ammoniti, al quale si immolavano dei fanciulli che venivano arsi vivi. Per questa ragione è scritto:
       “Non darai i tuoi figli per essere offerti a Moloc, e non profanerai il nome del tuo Dio. Io sono il Signore” (Lv 18,21).
       “Non imparerai ad imitare le pratiche abominevoli di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco” (Dt 18,9-10).
       “Achaz non fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, suo Dio, ma seguì l'esempio d'Israele e fece passare per il fuoco persino suo figlio, seguendo le pratiche abominevoli delle genti che il Signore aveva cacciate davanti ai figli d'Israele” (2Re 16,2-3).
       Prima ancora della sua morte, difendendo l'atto di amore di Maria di Betania, Gesù aveva fatto un riferimento specifico all'inumazione dicendo:
       “L’ha fatto in vista della mia sepoltura” (Mt 26,12).
       In seguito è specificato che Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo
       “ presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, seguendo il modo di seppellire presso i Giudei” (Gv 19,40).
       I cristiani, seguendo l'esempio di Gesù e secondo l'uso invalso tra gli Ebrei (si veda pure il libro di Tobia, ove c’è un riferimento esplicito e ripetuto a Tobia che seppelliva i morti (Tb 1, 20; 2,7-9; 12,12; 14,2), cosa che gli veniva accreditato a merito), non accettarono mai la cremazione proprio per non uniformarsi alle consuetudini pagane.
       Nel Nuovo Testamento abbiamo diversi riferimenti al seppellimento, ma mai alla cremazione.
       I cristiani antichi, allo scopo di manifestare la propria fede nella resurrezione dei morti, attuarono costantemente l'inumazione dei defunti, condannando in diverse occasioni la cremazione in polemica con autori pagani. Questa loro consuetudine permise la costruzione di quei grandi cimiteri cristiani che sono le catacombe, le quali soltanto nel sottosuolo di Roma, con i loro stretti corridoi sotterranei, si diramano per oltre quaranta chilometri e rappresentano una testimonianza sempre attuale della fede in Cristo che vince la morte.
       Occorre anche sottolineare che i cristiani non accettano la cremazione non perché, come qualche dissennato ha affermato, hanno timore che non possano poi risorgere dalle ceneri, ma piuttosto per un atto di rispetto verso il Creatore e perché il corpo è tempio dello Spirito Santo.
 
       Guendalina riprende a parlare, anche per darmi tempo di riprendere fiato, e dice:
       – La dispersione delle ceneri non ha di per sé nulla
 
di anticristiano, ma sorge il dubbio che oggi tale prassi, nel nostro particolare contesto culturale laicista (un eufemismo che sta per “ateo”), esprima una vaga religiosità new age, naturalistica, panteistica, riferita ad un dio cosmico e impersonale, signore dell’universo, il nulla primordiale, il pleroma, l’ensof cabalistico con tutte le idiozie ed i deliri gnostici.
 
       La Chiesa non ha mai ignorato che anche quella riduzione in polvere che risulta dalla cremazione non pregiudica alla ricostituzione dei corpi risorgenti; ma una religione in cui tutta la realtà è segno, non poteva disconoscere che la combustione del cadavere è un antisegno della resurrezione.
       L'incinerazione elimina tutto il simbolismo dell'inumazione e priva di significato i mirabili vocaboli stessi trovati dai primi cristiani: cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo di consacrati a Dio; deposizione, non nel senso fisico di porre già entro la terra, ma nel senso legale, onde le salme sono date in deposito da restituire il giorno della resurrezione.
       Questi valori simbolici parvero così potenti che la Chiesa li fece trapassare in valori teologici: il far cremare la propria salma fu tenuto per professione di incredulità.
 
       – Ecco, dunque, continua Guendalina, che le nuove
 
norme non sono davvero "variazione" da poco e sembrano inquadrarsi in un progetto per rendere il cattolico “uno come gli altri” in tutto.
 
       Ma consentimi, nonno un’ultima considerazione: ma lo sai che cosa aveva giurato, colui che ha permesso questo scempio, nel giorno della sua intronizzazione? Ascolta bene:
       «Io prometto:
       – di non diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come vero loro discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno (…ma mi faccia il piacere, n.d. Ago.!) ciò che fu tramandato;
       – di emendare tutto quanto emerga in contraddizione alla disciplina canonica, e di custodire i sacri Canoni e le Costituzioni Apostoliche dei nostri Pontefici, quali comandamenti divini e celesti, (essendo Io) consapevole che dovrò rendere stretta ragione davanti al (tuo) giudizio divino di tutto quello che professo; Io che occupo il tuo posto per divina degnazione e fungo come il tuo Vicario, assistito dalla tua intercessione.
       Se pretendessi di agire diversamente, o di permettere che altri lo faccia, Tu non mi sarai propizio in quel giorno tremendo del divino giudizio... (pp. 43 o 31).
       
Perciò, sottoponiamo al più severo anatema dell’interdizione –(si tratti di) noi o di un altro!– chiunque abbia la presunzione di introdurre qualsiasi novità in opposizione a quella Tradizione evangelica o alla integrità della Fede e Religione cristiana, oppure tenti di cambiare qualsiasi cosa, accogliendo il contrario, o di consentire con i presuntuosi che osassero farlo con ardire sacrilego»! (dal: “Liber Diurnus Romanorum Pontificum”, pp. 54 o 44, P.L. 1 o 5).
 
       Direttore, ma cosa dice Guendalina? Questo individuo non può essere il Papa, il Signore non poteva metterci nelle mani di questi sciacalli… peccheremo gravemente contro i dogmi del concilio Vaticano Primo contenuti nei documenti “Dei filius” e “Pastor Aeternus” firmati da Pio IX nel 1871, e contro lo Spirito Santo, nell’impugnare la verità conosciuta, peccato –lei certamente lo sa– che non sarà perdonato né in cielo né in terra, come da parola evangelica del divino Maestro!
 
       Direttore, a questo punto mi sono sentito male, mi sono assopito ed ho avuto quel malore del quale le ho già parlato, per cui sogno un fumo bianco da un comignolo, con grida di gioia…, ma poi il fumo diventa grigio… sempre più grigio, poi nero… nerissimo, e attossica l’aria, brucia gli occhi, irrita il naso, la gola, i bronchi: mi assalgono violenti colpi di tosse ed alla fine stravolto mi rianimo…, ma che malattia è? Possibile che non ci sia uno specialista che comprenda questo sintomo? Direttore, mi aiuti, è terribile!…
 
      “Misere mei Deus, secundum magnam misericordiam tuam, et…
       Alla prossima!
       Saluti affettuosissimi a lei e ai suoi lettori.

 
Nonno Agostino
 
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