Precisiamo che articoli, recensioni, comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione), pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.

[Indice degli articoli]   [Home]

Miracolosamente sopravvisuto alle Foibe
IL TEN. GRAZIANO UDOVISI

Segnalato da: Daniela
Fonte:
http://www.edizionisolfanelli.it/grazianoudovisi.htm

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono gen
eralmente della Redazione
        Graziano Udovisi è nato a Pola in Istria il 6 luglio 1925 da Francesco e Anna Seskar. Risiede a Reggio Emilia.
        Frequenta il corso di Allievo Ufficiale a Pola dal gennaio al settembre 1944; diventa tenente della M.D.T. (Milizia Difesa Territoriale) fino al 1945.
        Dall’ottobre 1943, è ufficiale comandante del Presidio di Portole d’Istria e di Rovigno d’Istria.
        A fine guerra, per salvare i suoi militi, si sposta da Rovigno a Pola su una motobarca.                 Venuto a conoscenza che i suoi soldati sono ricercati dagli slavi, il 5 maggio 1945 si presenta al Comando slavo (ubicato nella ex questura), raccontando di aver portato in salvo i suoi subalterni a Capodistria prima di raggiungere Pola.
        Il 13 maggio di quello stesso anno, viene rinchiuso in una cella di circa 16 mq, senza presa d’aria, insieme ad una trentina di soldati. Nella notte fra il 13 e il 14 maggio viene prelevato dalla cella e torturato insieme ad altri cinque commilitoni.
        Il 14 maggio viene trascinato sull’orlo della foiba di Fianona per essere trucidato. Riuscitosi a liberare i polsi dal fil di ferro che lo legavano, si getta nel baratro, prima che una raffica di mitra lo uccidesse. Nella foiba, a una profondità di venti-trenta metri c’è una pozza d’acqua. In questo modo si salva. Risalendo, la sua mano incappa in una testa che prontamente afferra, salvando così un altro sventurato (Giovanni Radeticchio detto “Nini”).
        Processato dagli italiani presso il Tribunale di Trieste (Trieste era sottoposta al Governo Militare Alleato) per “collaborazionismo col tedesco invasore”, egli si difende dichiarando di aver difeso il
suolo italiano dallo slavo invasore.
        Il Tribunale non crede al suo calvario, disconoscendo le foibe, e lo imprigiona prima a Padova, poi a Venezia, Udine, Gorizia, Trieste e Civitavecchia.
        Liberato nel 1947 a Civitavecchia senza alcuna carta di rilascio.
        Insegnante elementare, nel dopoguerra si stabilisce nel mantovano: Concoro, Gonzaga; poi nel reggiano: Novellara, Rubiera.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Vedi Intervista a Graziano Udovisi

[Indice degli articoli]   [Home]