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PerchÈ la Turchia non deve entrare nell'Unione europea?
L'ultimo libro de Alexandre del Valle
Blog di Alexandre del Valle

Segnalato da Webmaster -Alexandre del Valle
Fonte: alexandredelvalle.it

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono gen
eralmente della Redazione

In questo suo ultimo saggio, il geopolitologo italo-francese si propone di dare senza manicheismo una visione globale della questione turca e di rispondere agli argomenti dei sostenitori dell'entrata della Turchia nell'UE.    

Secondo Alexandre Del Valle, le affermazioni "sarebbe meglio avere la Turchia dalla nostra parte piuttosto che contro» o "la Turchia nell'Ue permetterebbe di evitare uno scontro di civiltà tra Islam e Occidente", sono inaccettabili, perchè basate sulla paura e il timore.

 


Questi argomenti, di poco spessore analitico, sono però utilizzati sovente dai politici europei ed italiani di Sinistra come del Centro-Destra. L'argomento della paura è stato finora efficace perchè all'origine della bizzarra decisione presa dalla Commissione europea, nel 2005, di aprire i negoziati per l'ammissione di Ankara nell'Unione, malgrado il fatto che la Turchia non abbia mai applicato le condizioni iniziali poste dal Parlamento europeo nel 1987 (quando per la prima volta la Turchia ha bussato alle porte dell'UE). Le suddette condizioni del 1987 imponevano ad Ankara
      [1] –oltre al ritiro immediato delle truppe da Cipro
      [2] il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno,
      [3] il rispetto dei Diritti dell'uomo,
      [4] l'interruzione immediata di ogni atteggiamento persecutorio nei confronti delle minoranze etnico-religiose anatoliche.
       Secondo Del Valle questa indulgenza contraddice gli stessi principi democratici su cui è fondata l'Unione europea.(1)

   

A favore giocano secondo i sostenitori di Ankara, l'appartenenza della Turchia alla NATO, il suo ruolo di attore strategico nell'ambito delle dinamiche mediorientali, nonché la prospettiva dell'apertura di un nuovo, popoloso mercato per gli Stati europei in cerca di consumatori. Ma Del Valle ricorda giustamente che non basta essere membro della Nato per diventare europeo, se no, il Canada e l'America potrebbero entrare nell'Unione! L'argomento dell'economia e dell'allargamento del mercato europeo non vale neanche: basti ricordare che la Svizzera non è membro dell'UE, però gode di tutti i vantaggi che permettono gli scambi commerciali ed industriali con la UE. Inoltre, la Turchia non ha mai applicato gli accordi di Unione doganale UE-Turchia (1996) e continua a rifiutare l'apertura dei suoi porti ed aeroporti alle navi e agli aerei ciprioti, per non riconoscere -neanche "implicitamente"- la Repubblica di Cipro.

   

 

Una super lobby islamica nell'UE!
       Inoltre , proprio l'aspetto demografico dovrebbe invece preoccuparci, avverte l'autore. Perché nel 2020 la Turchia potrebbe avere 90 milioni di abitanti e,quindi, il maggior numero di parlamentari europei (100). L'Unione avrebbe di conseguenza, tra i suoi Stati membri, un paese islamico in grado di far valere a livello legislativo istanze religiose e culturali totalmente estranee alle tradizioni del nostro continente.
       La Turchia diventerebbe all'interno dell'Unione, una super lobby islamica che difenderebbe
in nome della libertà religiosa -come fanno già Erdogan ed il partito AKP in Turchia- il velo islamico, la poligamia, la moralità islamica riguardo le donne e peggio ancora, proporrebbe dei disegni di legge o delle risoluzioni per condannare il blasfemo contro l'Islam o impedire di criticare l'islam in nome della nuova moda spinta dall' Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI) di condannare fino all'UE e all'ONU, l'islamofobia.
       Inoltre,
l'Unione europea avrebbe come frontiere dirette orientali, non più la tranquilla Istanbul, ma l'Iran, la Siria o l'Irak del Jihad internazionale...ecc.

   

 

Non rovesciare i ruoli !
       Secondo Alexandre del Valle, è tempo che i dirigenti europei cessino di lasciarsi colpevolizzare e di rovesciare i ruoli: Ankara colpevolizza gli Europei, accusati di "ritardare" la candidatura della Turchia e di rimanere un "club cristiano", "rifiutando un paese islamico", mentre la Turchia stessa occupa Cipro, membro dell'UE, trascura i criteri del 1987 e appartiene al più impressionante "club geopolitico musulmano" del mondo: l'Organizzazione della Conferenza islamica, assieme agli Stati islamo-totalitari che perseguitano le minoranze religiose, le donne e i difensori della laicità. Inoltre, aderendo all'OCI, la Turchia prova di non condividere i valori europei, perchè Ankara ha firmato la Carta islamica dei diritti dell'Uomo dell'OCI che prevede la limitazione della libertà d'espressione, la pena di morte per i blasfematori, la condanna alla stessa pena per i musulmani convertiti ad un'altra religione e la superiorità delle leggi coraniche su quelle civili.

   

 

La Turchia stessa non ha interesse ad entrare nell'Europa
       È anche tempo che i difensori europei del "modello laico turco" di Ataturk realizzino che la Turchia laica-kemalista è sparita a partire dagli anni 60, coll'ascesi di politici favorevoli alla reislamizzazione (Adnan Menderes, Suleyman Demirel, Turgut Ozal, ecc), e che la Turchia moderna non è più laica, ma governata da islamo-conservatori (partito AKP) che hanno come scopo quello di smantellare l'edificio laico costituzionale turco strumentalizzando i criteri democratici europei che esigono la fine delle prerogative politiche dei militari laici. Del Valle ricorda che in Turchia, i kemalisti (addetti di Ataturk il Kémal, "perfetto") e i militari sono i primi nemici interni degli islamici. Rappresentano l'unica garanzia della laicità e dell' "eccezione turca" (schieramento filo-occidentale e filo-israeliano) di fronte all'onda neo-islamista incarnata dall' AKP, che sostiene l' Hamas palestinese e ha riavvicinato la Turchia con l'Iran, la Siria, il Pakistan e l'Arabia Saudita, principali sostenitori dei terroristi islamisti e delle reti di proselitismo islamico anti-occidentale in Europa e nel mondo.

   

 

L'altra proposta da fare alla Turchia : Partnership privilegiato
       La Tesi di questo libro è che l'adesione della Turchia all'Unione europea non è, né interesse dell'UE, nè della Turchia laica, pro-occidentale, minacciata dagli Islamo-conservatori. In effetti, i negoziati di adesione tra Turchia e UE hanno già dimostrato che il principale alleato obbiettivo degli islamici turchi anti-kemalisti è Bruxelles, i cui criteri ("acquis comunitario") ed esigenze democratiche hanno già portato allo smantellamento dei poteri politici del Consiglio Nazionale di Sicurezza (MGK), che impediva le leggi anti-laiche nel passato. Ed è stata Bruxelles a sostenere con vigore la nomina alla Presidenza della Repubblica, nel 2007, di un leader islamista, Abdullah Gül, che non solo sostiene il velo islamico nei luoghi pubblici, ma fu per 8 anni, a Djedda, in Arabia Saudita, un dirigente della Banca islamica dello Sviluppo (BIS, basata a Djedda, in Arabia saudita), la quale ebbe un ruolo importante nel finanziamento delle reti islamo-terroristiche di Al Qaïda. A questa nomina, si erano opposti i militari turchi, la Corte Costituzionale turca e le istit uzioni kemaliste dello Stato che Bruxelles vuole smantellare perchè "non democratiche"...

   

       Assieme ai politici europei realisti come Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, JoséMaria Aznar, Philippe de Villiers, Alexandre del Valle è convinto che un'altra proposta può essere fatta alla Turchia: il "Partership privilegiato", cioè una forte collaborazione tra Turchia e UE nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo, dello Spazio economico europeo, e della "politica europea di vicinato". Questa soluzione permette di avere la Turchia come partner importante, associarla a molte iniziative economiche e geopolitiche, fra cui la difesa di Israele e dell'Alleanza occidentale, senza destabilizzare il sistema kemalista e laico turco e senza snaturare l'Unione europea [...]

  Sullo stesso argomento:
La Turchia musulmana clandestina in Europa
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