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VIA CRUCIS
DODICESIMA STAZIONE
GESÚ MUORE IN CROCE

di S.P.

Concludiamo, per quest'anno, le brevi riflessioni sulla Via Crucis con la meditazione sulla Dodicesima Stazione.

La Redazione

       L'immagine del Calvario è il libro più grande, più completo e più istruttivo scritto da mano divina: una croce alta, robusta, pesante, affiancata da due altre più piccole, più basse, quasi improvvisate; sulla croce più alta un cartello, "Questi è Gesù nazareno, il Re dei Giudei", ai suoi piedi una donna, immobile, impietrita dal dolore, in silenzio, accanto a lei un giovinetto.

       Nel momento culminante del dolore, nel momento supremo del sacrificio, Gesù, l'Agnello immacolato che tutto aveva sopportato in silenzio, sembra che ora diventi quasi loquace:
       "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno",
       "In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso",
       "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?",
       "Ho sete!",
       "Donna, ecco tuo figlio. Ecco tua madre",
       "Tutto è compiuto",
       "Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio!"

       Sono parole di perdono, di fede, di speranza e di amore.
       -Per i crocifissori invoca il perdono.
       -Al peccatore pentito promette il Paradiso.
       -Ai sacerdoti, che lo insultano e negano la sua divinità, ricorda il salmo 21 di Davide, quello appunto che inizia con le parole "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", parole che riassumono il salmo per intero, salmo profetico e messianico che dimostra che Gesù è il Cristo, il Messia, il figlio di Dio e Dio egli stesso.
       -A tutti grida che ha sete, dimostrando quanto egli soffra veramente, realmente, come uomo. Come Dio, la sua è sete di anime, è sete di amore.
       -A Maria, sua madre, lascia in testamento un nuovo figlio; a lei, novella Eva, affida noi, suoi novelli figli. A Giovanni, il discepolo che egli amava, figura di noi tutti, suoi seguaci, assicura una madre, mantenendo anche in questo la promessa che non ci avrebbe lasciato orfani.
       -Al mondo grida che tutto è compiuto: la volontà del Padre è stata fatta interamente, il calice è stato bevuto fino all'ultima goccia, perché sia santificato il Suo nome e venga il Suo regno.
       -Al Padre, umilmente raccomanda l'anima.

       Gesù, sulla croce e dalla croce, ha voluto insegnarci ancora una volta come si muore, ma soprattutto come si vive:
       amando i nostri nemici,
       perdonando chi ci offende,
       facendo la volontà di Dio e accettando la Sua parola, come ci esorta con la citazione del salmo 21,
       vivendo per Gesù, saziando la sua sete,
       riconoscendo Maria nostra madre e mostrandoci noi suoi devoti figlioli,
       raccomandando sempre la nostra anima al Padre.

       Dall'alto della croce Gesù non si contenta di perdonarci, di assicurarci il Paradiso, di dirci che ha sete di noi, ma come segno tangibile del suo divino amore ci dà una mamma, e che mamma! la sua mamma! "Non vi lascerò orfani".
       Gesù avrebbe potuto incarnarsi, avrebbe potuto assumere forma umana senza ricorrere ad una donna, invece volle oltre al Padre una madre, volle una famiglia! E a noi, oltre al perdono, oltre al Paradiso, diede un padre, il suo Padre! e ci insegnò a chiamarlo "Padre nostro"; ora, sulla croce, ci dà anche una madre, la sua! "Ecco tua madre". "Non vi lascerò orfani".
       Che famiglia sarebbe stata la nostra senza un padre o senza una madre?

       Dall'alto della croce Gesù ci fa la sua ultima predica: quella sulla famiglia. La famiglia come Dio l'ha costituita, una e indivisibile, con un padre, una madre, dei figli.
       Prima aveva detto: "Non separi l'uomo ciò che Dio ha unito", ora raccomanda i figli al padre perché, come il Padre Eterno, li ami, li perdoni e li custodisca, alla madre perché, come Maria, li accolga e li curi; ai figli ora raccomanda di essere tali, devoti, ubbidienti e fiduciosi.
       La famiglia è un dono di Dio! Il padre, la madre, i figli sono doni di Dio! Guai a rifiutare e a disprezzare il padre o la madre, il marito o la moglie! Guai a rifiutare e a disprezzare i figli! Si rifiuterebbe e si disprezzerebbe il dono di Dio!
       Il divorzio e l'aborto, che certa società delirante e forsennata chiama oggi segni di civiltà, sono gravissime offese a Dio, sono gravissimi peccati, sono segni di quella barbarie moderna che vuole l'uomo con le sue passioni al posto di Dio, sono grave ripetizione dell'atto di superbia originale con la quale l'uomo rifiuta Dio e la sua legge, ritenendosi dio e legislatore egli stesso.
       Col divorzio l'uomo divide ciò che Dio ha unito. Con l'aborto uccide una creatura di Dio, e il suo è il più barbaro degli omicidi : la madre assassina e massacra suo figlio! Civiltà? -Il giudizio del mondo non è quello di Dio.
       I potenti di questo mondo possono fare tutte le leggi che vogliono, ma le loro leggi inique e peccaminose non valgono, non hanno valore, noi, seguaci di Cristo, noi Cristiani le rifiutiamo, perché sappiamo bene che prima bisogna ubbidire a Dio e poi agli uomini.

       Regnavit a ligno Deus! Gesù regna dalla croce e con la croce. Gesù, in ginocchio, innanzi alla tua croce, ti riconosciamo nostro Re e nostro unico legislatore: accettiamo solo la tua legge e rifiutiamo quella dello Stato che osa porsi contro di te. Venga il tuo regno !

       Grazie, Gesù, di averci dato per mamma la tua Mamma e per padre il tuo Padre: ci hai strappato al mondo di Satana, al mondo delle cose, a questo mondo, e ci hai fatto tuoi fratelli, figli di Dio, figli di Maria.

       Grazie, Gesù, di averci dato la famiglia: ti promettiamo di amarla e di difenderla: combatteremo per essa, contro le nostre passioni e contro i deliramenti di uno Stato superbo e presuntuoso che con le sue assurde e pazzesche leggi vuole distruggerla.

       Ora noi non vogliamo, no, rinnovarti i dolori della passione, rinnovarti il dolore della croce con i nostri peccati. Te lo promettiamo, con l'aiuto di Maria, nostra mamma del cielo:
       Peccati non più: fan patire Gesù!
       Divorzio non più: crocifigge Gesù!
       Aborto non più: uccide Gesù!

       Gesù, perdona a noi, come hai perdonato al buon ladrone; perdona al nostro Stato, alla nostra Italia, come hai perdonato ai tuoi nemici. Il tuo sacrosanto sangue sia per tutti pioggia di mite lavacro!
                     "E tu, Madre, che immota vedesti
                      un tal Figlio morir sulla croce,
                      per noi prega: [...] Egli prescrisse
                      che sia legge il tuo pregar.
"

S.P.

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