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RICEVIAMO, 05-01-12
da Massimo

 

      Spett.le Redazione,
Certamente i Vs. articoli sono interessanti e scuotono la coscienza di chi cerca la verità.

 

Egr. Sig. Massimo,
la ringraziamo della sua mail, non per l'elogio (invero poco o niente meritato), ma per l'opportunità che ci dà di chiarire meglio il nostro pensiero.

Spero però che ammettiate il dialogo.

 

Tutto sta nel capire cosa s'intende per "dialogo".
Se s'intende il parlare con gli altri, il discutere con gli altri, non potremmo non ammetterlo: fa parte della natura umana, ma se s'intende mettere in discussione la Verità (perché altrimenti -si dice- l'altro non parla con noi o perché si vuole mettere l'altro a suo agio) non siamo assolutamente d'accordo: la verità non è una opinione sulla quale potere esercitare formule di cortesia, la verità appartiene a Dio, non è un qualcosa che noi possiamo barattare.
Facendo un esempio banale: se noi fossimo juventini e lei milanista, per essere cortesi con lei non c'impunteremmo sulla superiorità della nostra squadra, ma saremmo più accondiscendenti alle sue posizioni e... magari le faremmo credere che ha ragione lei quando dice che il Milan e superiore alla Juve. Ma qui si tratterebbe di calcio, e non di verità di Fede.

Mutatis mutandis, se discutiamo con un musulmano, noi non ammetteremo mai, nella maniera più assoluta, neppure per ipotesi, che N.S. Iddio Gesù sia un semplice profeta inferiore a Maometto. Noi mostreremo al nostro interlocutore tutte le possibili motivazioni di ragione e di Fede che dimostrano che Maometto è un semplice uomo (morto e sepolto, finito) e che Gesù è veramente il Figlio di Dio e Dio egli stesso, vivo ed eterno, superiore e padrone di tutti gli esseri creati (Maometto compreso): il Musulmano ci rimarrà male, ma noi abbiamo il dovere di dirgli la verità, altrimenti come potrebbe mai convertisi a Gesù se lo confermiamo nella sua credenza secondo la quale Gesù sarebbe inferiore a Maometto? Con che diritto noi potremmo nascondergli la verità? E poi perché dovrebbe preferire l'inferiore Gesù al superiore Maometto?

Se discutiamo con un divorziato, non possiamo e non dobbiamo nascondergli la sua condizione peccamimnosa, e di pubblico scandalo, condizione che lo porterà certamente alla dannazione eterna, se non vi pone rimedio, se non chiede a Dio l'aiuto e i mezzi per cambiare il suo stato da peccatore a cristiano sinceramente pentito e fermamente deciso a non ricadere nell'errore. Per il peccatore il nostro sarà un discorso duro e difficile da digerire, ma è l'unico che gli possiamo fare e che gli potrà procurare la salute dell'anima.

Concludendo,
- il dialogo inteso secondo i vaticanosecondisti non lo accettiamo, non possiamo accettarlo, perché a nessuno è permesso mettere in dubbio la verità rivelata, perchè "impugnare la verità conosciuta" è uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo [vedi Catechismo di S. Pio X, 3ª ed., pag.15];
- il dialogo inteso come atto missionario, come predica per convertire e migliorare gli altri, per noi è un dovere!

Ad es. mi chiedo: se Gesù frequentava i peccatori e le prostitute , mi rispondo che certamente lo faceva per convertirli. Allora perchè chiudere la porta al dialogo con altre religioni ?

 

Detto così parrebbe che Gesù sia stato come un certo fraticello del nostro tempo (sportivo e ballerino), il che equivale ad una bestemmia. Gesù non era un frequentatore di peccatori e di prostitute, ma all'occasione si trovò con peccatori e prostitute, e quando accadde non si lasciò sfuggire l'occasione per rimproverarli e convertirli, li trattò da Maestro, non scese mai al loro livello, non nascose loro la verità, non scusò il loro peccato, non disse "continua a peccare", ma «va' e non peccare mai più».
In altri termini Gesù non "dialogava", ma «predicava» per convertire e alla fine ordinò ai suoi discepoli: "Andate e predicate il vangelo". Non disse di mettere in dubbio la verità o addirittura di tacerla per non dispiacere l'uditorio!

se non accettiamo un confronto non avremo mai la possibilità di esercitare la missione dell'apostolato.

 

Non abbiamo nessun timore di dire che il "confronto" non sempre va accettato, soprattutto se non si è preparati, quello che invece va sempre fatto è predicare la verità e la pratica cristiana, innanzitutto con l'esempio, perché la predica commuove, ma l'esempio trascina! Il confronto comunque non deve essere o risolversi in un dialogo in cui la verità e l'errore vengono trattati alla pari, in cui la verità viene mortificata, messa in dubbio e posta come non vera: il cristiano ha ricevuto da Gesù la missione di predicare, non quella di confrontarsi: "Andate e predicate", non "andate e confrontatevi".

Grazie di una risposta.

Massimo

 

Questa è la nostra risposta franca e senza peli sulla lingua.

Cordialmente in Gesù, Maria e Giuseppe,
La Redazione

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