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Matrimonio in rito Tridentino

ovvero le sette fatiche del Cattolico Tradizionalista

di Raffaello Minimi


       Ho letto di una ragazza che desidera sposarsi con il rito tridentino. Scrivo il presente non per scoraggiarla, infatti non è impossibile (io stesso ho avuto tale grazia), ma per evidenziare ai soliti del «tutto va bene» che non è semplice: comportarsi e vivere da buon Cattolico, da vero Cattolico, seguace di quel Gesù che parlava di via stretta e irta di rovi, non è facile e costa fatica, denaro e gravi incomprensioni.
       Come scrissi tempo addietro, di tutti i Sacramenti, il matrimonio, oltre ad essere l'unico "istituito" da Dio Padre in persona nel Paradiso Terrestre, oltre ad essere l'unico che sarebbe esistito anche senza il peccato originale, è anche quello che ha una dimensione sociale più spiccata e tocca anche aspetti che vanno oltre la sola sfera religiosa. In altri termini in Italia comporta anche la trascrizione civile, con tutte le conseguenze pratiche relative.
       Chi, giustamente, desidera che il suo matrimonio ricada sotto il concordato, cioè chi vuole la trascrizione civile con i relativi annessi e connessi, si trova costretto a doverlo far celebrare nella forma canonica. D'ordinario tale forma prevede che il matrimonio sia celebrato dal parroco della sposa o da un suo delegato.
       Per chi, invece, sceglie volontariamente o per forza di sposarsi al di fuori della forma canonica, il problema è relativo. Si tratta di separare le due cerimonie, seguendo la prassi di prima del concordato: sposarsi civilmente alle 10 del mattino e religiosamente a mezzogiorno, o viceversa.
       Ed ecco alcuni episodi di nozze tradizionali, di cui sono a conoscenza:
       1) Coppia AA - VP (AA è un magistrato di fama nazionale)
Le nozze dovevano avere luogo in un celebre santuario campano. Era stato organizzato per il tardo pomeriggio di un giorno feriale, proprio allo scopo di fare avvenire il tutto in assenza del parroco. Il celebrante era un prete della FSSPX.
Al parroco, con i buoni uffici di un frate del santuario, era stata data una spiegazione sommaria sul "latino" che avrebbe usato il celebrante. Si vedeva che era convinto che si sarebbe trattato della Messa di Bugnini, ma in latino, e che il prete sarebbe stato del clero diocesano del Piemonte (del resto, nessuno gli aveva mentito, ma lo si era lasciato credere). Infatti, dimostrando a sua volta o di non aver capito nulla o di aver capito anche troppo, aveva fatto trovare il messale del 1965, ancora Messa tridentina, quantunque già trasformata, e la pianeta tradizionale. Ciò, però, di cui si era raccomandato era che la celebrazione, indipendentemente dalla lingua, avvenisse verso il popolo e non verso il Tabernacolo. Nessuno gli aveva risposto.
Ma purtroppo ci fu una spia. Non abbiamo mai saputo chi, ma abbiamo dei sospetti. Il parroco, che normalmente sarebbe dovuto essere assente, è lì, c'è. Allora si cerca di tenerlo bloccato in confessionale. Diversi fedeli, amici degli sposi, chiedono al parroco di essere confessati, ma non fanno una confessione qualunque, di pochi minuti, la fanno lunga, generale, dalla prima caramella rubata all'ultimo pizzicotto dato all'altro sesso.
Ma confessione o non confessione, il parroco, non appena scorge che il leggio ed i candelabri vengono cambiati d'orientamento, esce dal confessionale. Il celebrante non se ne dà per inteso e continua imperterrito a cantare.
Dopo la Messa il parroco fa un po' il difficile per mettere a disposizione i registri, ma, dato anche il nome e la professione dello sposo, tutto finisce bene. Questo particolare dei registri dice tanto.
       2) Una coppia di amici ha parlato con il parroco. Prima il parroco ha accettato, poi ci ha ripensato. Alla fine i due sposi, "ob torto collo", hanno scelto il compromesso di sposarsi senza messa. Hanno fatto solo il rito dell'espressione del consenso, tra la perplessità dei rispettivi genitori, la soddisfazione degli invitati già presenti ed il disappunto di quelli che non erano ancora arrivati, fidando nel solito ritardo delle spose;
       3) Altra coppia di amici: il parroco per poco non li consegna all'esorcista. Soluzione radicale: matrimonio civile e religioso separati;
       4) Altra soluzione ancora più radicale: una coppia fissa temporaneamente la residenza in una parrocchia di rito orientale e si sposa con il rito bizantino (la buon'anima di padre Alessio Floridi SJ, di matrimoni del genere ne celebrò tanti);
       5) Situazione particolare. I protagonisti sono dei convertiti. Sono già sposati da anni solo civilmente. Desiderano sposarsi in un celebre santuario. Vanno a parlare con il rettore che chiede loro:
       – "POTETE GARANTIRE PER ISCRITTO CHE TUTTI I VOSTRI INVITATI SANNO IL LATINO?"
       Che acutezza di domanda! Che furbizia di prete! A tanto non era arrivato neppure Don Abondio, vigliacco, ma buono. Si vede che questo rettore, oltre che vigliacco, è anche cattivo. In conclusione li sposa un altro anziano sacerdote, a casa loro e in rito tridentino.

       Ovviamente tutti questi problemi sono risolti alla radice, in parrocchie il cui parroco, come padre Louis Demornex a Corigliano di Sessa Aurunca, caso rarissimo in Italia, ma non infrequente all'estero, sia tornato a celebrare la Santa Messa Tridentina. Ovviamente da quelle parti tutti i matrimoni saranno celebrati in rito tridentino.
       Concludendo, spero che in futuro, per grazia di Dio, gli ostacoli vengano tutti appianati.

Raffaello Minimi

 
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