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Il vergognoso caso Carraro
Una brutta cronaca di Verona

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

L'Arena
IL GIORNALE DI VERONA
Lunedì 16 Gennaio 2006 cronaca Pagina 7

Immagini, riflessioni e preghiere della prima storica visita in sinagoga da parte di un vescovo veronese, avvenuta il 16 gennaio dell’anno scorso, sono stati raccolti in un volume di 80 pagine. Il libro, curato da don Sergio Gaburro e stampato con il contributo della Cattolica assicurazioni, è stato consegnato ieri da padre Flavio Roberto Carraro (1) ai rappresentanti della comunità ebraica e delle altre confessioni cristiane e alle autorità civili.
«Questo libro», ha detto il vescovo, «non rappresenta un semplice ricordo ma è un contributo alla conoscenza reciproca in un processo di dialogo che richiede pazienza nella continuità e costanza nella quotidianità».
La parte più significativa del libro ritrae il momento dello scambio della pace, lo «shalom», fra i rappresentanti delle confessioni cristiane con il rabbino capo Crescenzo Piattelli. «La pace», vi si legge, «non germoglia quando spariscono le divergenze, ma quando si guarda con uguale speranza, da posizioni differenti, verso il futuro di cui Dio è il vero Signore». (e.s.)

 

(1) Di fronte ai fratelli maggiori certi "cattolici" si abbassano e umiliano tanto da rinunciare al proprio grado e titolo, per cui un Vescovo (che gli arretrati tradizionalisti scrivono in maiuscolo) diventa semplicemente un "padre" (rigorosamente in minuscolo, padre Carraro...). In casi come questo, tuttavia, non intendiamo avanzare alcuna protesta, perché noi, pur rispettando sempre e comunque il Sacramento dell'Ordine, non intendiamo e non vogliamo rispettare affatto chi con la sua condotta disonora l'Ordine, perciò ad esempio un Carraro che regala a infedeli, a eretici e protestanti, delle chiese costruite con sacrificio e fede da tanti buoni Cristiani di un tempo, un Carraro che offre ed espone il tempio (non

importa se grande o piccolo) di Dio alla profanazione di pubblici peccatori, da noi non riceverà alcun titolo riverenziale, non gli daremo né del vescovo né del padre, tuttalpiù gli daremo del "sig.", ma vistosamente in minuscolo, per evitare di offendere i veri Signori.

Avremo poi un suggerimento da dare al sig. Carraro: se, preso da forte prurito ecumenico, vuole regalare qualcosa ai suoi "fratelli", usi del suo, regali del suo, ma non tocchi quello che appartiene ai fedeli Cattolici: certo è comodo (e non costa nulla) regalare i beni degli altri...

-I contrari

«Carraro in pellegrinaggio
con gli eretici e scismatici»

A qualcuno il dialogo (2)  fra credenti di diverse religioni non piace. Anzi, lo considera il più grave degli errori, meritevole del fuoco eterno. Ieri, mescolati alle persone che aspettavano di entrare nel tempio ebraico per l’incontro della Giornata dell’ebraismo, c’erano anche i militanti di Sacrum imperium, impegnati a distribuire un volantino contro il «pellegrinaggio in sinagoga del Vescovo Carraro, con eretici e scismatici vari, dagli ebrei che non riconoscono la Divinità di Cristo». Sono gli stessi che l’anno scorso in concomitanza con il primo incontro, fecero celebrare una messa riparatrice e protestarono con il Vaticano.
«È una questione religiosa», esclama il presidente dell’associazione "legittimista" Maurizio Ruggero, «perché il vescovo ha il dovere di forzare (3)  la conversione di chi sta fuori dalla Chiesa e quindi della salvezza, non certo di confermarli nell’incredulità». Per Ruggero, secondo il quale l’iniziativa «è impregnata di relativismo» religioso, «i cristiani non hanno nulla di cui scusarsi con gli ebrei». (e.s.)

 

(2) Diciamo una volta per tutte che gli ecumenisti usano il termine "dialogo" in maniera impropria: per loro dialogo significa messa in dubbio di ogni verità per scendere allo stesso livello dell'altro, allo stesso livello dell'eretico o infedele con il quale si discute, la qualcosa se può andare bene come formula di cortesia in cose umane opinabili (ad esempio su quale sia la squadra di calcio migliore...) non è affatto lecita quando si tratta di verità divine, perché appunto la verità, in quanto tale, non è opinabile e se poi si tratta di verità divine, non solo la loro messa in dubbio non è lecita, ma è gravissimo peccato contro lo Spirito Santo ("Impugnare la verità conosciuta" [vedi Catechismo di S. Pio X, II Ediz.,

Salpan Editore, pag. 15, punto 12, n.4°].
Quindi "dialogare", cioè discutere per convertire, per predicare la verità, va bene: ogni cristiano lo deve fare, perché ogni cristiano è missionario. Ma il missionario, il buon cristiano, non mette in dubbio la verità che predica e alla quale vuole convertire!

(3) Termine inesatto, mai usato dal Dott. Maurizio Ruggiero, come si documenta sotto, nella rettifica.

 

Via A. Pisano, 16 - 37131 Verona - Tel. 347/3603084
Sito: www.traditio.it - E-mail: sacrum.imperium@katamail.com

Verona, 14 gennaio 2006 Sant’Ilario Vescovo
Confessore e Dottore della chiesa
Sub Christi Regis vexillis militare gloriamur

   

Rettifica

All’attenzione del cronista de L’Arena, Enrico Santi
Al caporedattore de L’Arena, Francesco Prando

Giudei: la conversione dev’essere sempre libera.
Va favorita, non “forzata”

Il diavolo, probabilmente

 

 

       Su L’Arena del 16 gennaio, nella breve intervista realizzata al sottoscritto all’atto della contestazione al Vescovo Carraro, avvenuta domenica innanzi alla sinagoga di Verona, dove il presule si era recato “pellegrino” o piuttosto “a scuola dal rabbino, come recitava il volantino distribuito nell’occasione, nel resoconto stenografico steso in fretta da Enrico Santi o nel correttore automatico del suo computer, un verbo attribuito al sottoscritto ma mai pronunciato, ha diabolicamente stravolto il significato intero di una frase.
       Parlando infatti della conversione degli ebrei che Carraro avrebbe avuto il dovere di favorire, anziché confermarli nella loro incredulità circa la Divinità di Gesù Cristo, sola porta di salvezza, il verbo favorire è diventato inspiegabilmente “forzare”.
       Non serve spiegare che la Chiesa ha sempre affermato il principio che “nessuno può essere costretto a credere” e che dunque la conversione è e deve rimanere un atto libero. Altrettanto, ovviamente, ha sempre affermato il sottoscritto, in tutte le dichiarazioni pubbliche rese in passato e anche al cronista de L’Arena, come si può evincere d’altra parte anche dal contenuto del volantino distribuito davanti alla sinagoga e che chiunque può leggere sul sito www.traditio.it, alla pagina di Sacrum Imperium.
       Il sottoscritto è avvezzo a prendersi la responsabilità delle cose che dice, che sono già abbastanza forti e controcorrente di per sé, senza bisogno che gliene siano attribuite altre. Resta totalmente negativo il giudizio sull’atto di vera e propria apostasia compiuto da Carraro in sinagoga, che si è tradotto in un vero e proprio rinnegamento del sacrificio salvifico di Gesù Cristo e della Chiesa, sola arca di salvezza, fra gli applausi sconsiderati, ipocriti o di convenienza degl’idolatri del relativismo religioso, il nuovo culto inaugurato dalla modernità anticristiana.
       E dire che il Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, mons. Walter Brandmüller, su Avvenire del 29 novembre aveva richiamato la non obbligatorietà del Vaticano II, brandito da tutti i progressisti come un superdogma, pur trattandosi di un concilio puramente pastorale, non dogmatico, né dottrinale. Ma si sa che certi Vescovi non leggono neppure il proprio quotidiano …

Il Coordinatore
Maurizio-G. Ruggiero

 

 

«Fra ebrei e cristiani il dialogo
è costruito sui valori comuni»


Preghiere, salmi e canti in una sinagoga gremita di fedeli delle varie confessioni

di Enrico Santi

L'Arena, IL GIORNALE DI VERONA
Lunedì 16 Gennaio 2006 cronaca Pagina 7

[...] Il vescovo padre Flavio Roberto Carraro, il rabbino capo Crescenzo Efraim Piattelli e i rappresentanti delle altre chiese cristiane presenti a Verona, ieri hanno pregato insieme [...].
[...] Quella di ieri è stata la seconda visita, dopo quella storica dell’anno scorso, da parte di un vescovo, nel tempio della comunità ebraica scaligera. Il pastore luterano tedesco Friedrich Delius ha ricordato le sofferenze patite dagli ebrei nel suo paese a causa del regime hitleriano. Hanno preso la parola anche Caterina Duprè, pastora della Chiesa valdese e metodista, Gabriel Gabor Codrea, sacerdote ortodosso romeno e Boris Razveyev, protosacerdote della Chiesa ortodossa russa.
[...] In sinagoga, c’erano, a rappresentare le istituzioni, anche il sindaco Paolo Zanotto, il presidente della Provincia Elio Mosele, l’ex sindaco Michela Sironi e il procuratore militare Bartolomeo Costantini, protagonista di importanti inchieste su crimini di guerra commessi dai nazisti.
A fare gli onori di casa è stato il presidente della comunità ebraica, Carlo Rimini, che ha ringraziato tutti i presenti, sottolineando che «il dialogo serve a superare le barriere create dalla non conoscenza e a favorire la comprensione reciproca». Il vescovo Carraro ha poi sottolineato che «il recupero dell’ebraicità (4)  di Gesù da parte dei cristiani è la condizione indispensabile per superare ogni forma di antisemitismo».

 

 

 

 

 

 

 

(4) Solo chi ha idee confuse può mischiare le due cose: che Gesù sia ebreo non c'entra con l'antisemitismo, anche perché essere antisemita non significa essere anti-Gesù, altrimenti bisognerebbe concludere che gli ebrei sono i peggiori antisemiti, dal momento che sono i peggiori anti-Gesù. Similmente amare Gesù non implica necessariamente amare tutti gli ebrei (come pure non implica necessariamente l'odiarli). Certo Gesù vuole che si amino tutti gli uomini, ma l'amore di Cristo è qualcosa di ben diverso da ciò che comunemente s'intende, per esempio, col termine filo-semita. E poi, sig. Carraro, il suo dire che significa che gli ebrei (buoni o cattivi che siano) vanno amati solo perché Gesù fu un ebreo? E se Gesù fosse stato tedesco, lei, sig. Carraro, avrebbe buttato le braccia al collo di Hitler?
Quante panzanate dice il sig. Carraro per semplice prurito da ecumenismo!!!

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