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secondo il card. Martini Dio non È cattolico.
Ma Dio, Uno e Trino, non era cattolico?

di  Pia Mancini

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

Campobasso 17/07/08

       Il Card. C. Maria Martini sostiene che “non puoi rendere cattolico Dio” e che “occorre abbattere i pregiudizi e l’immagine del nemico, perché l’Islam in ultima istanza è religione figlia del Cristianesimo (1) così come il Cristianesimo è figliato dal giudaismo”(!?) (2)  (Da ‘Vita Diocesana’ – Periodico della Curia di Campobasso – n° 11)
       Come si può vedere, è in atto un collassamento, sistematico e sempre più accelerato, della fede cattolica che va sviluppando una crisi di rottura con l’insegnamento dei Padri; è una fede oggi inserita nel contesto sociale con ridotte attitudini alla stabilità e alla capacità di resistenza verso le pressioni di interessi esterni.
Nella Chiesa sembra mancare la volontà di difesa della Verità rivelata, di cui si cerca di far sopravvivere scarsi residui, essendo stato eretto l’umanitarismo ad unico scopo esistenziale, mentre la nuova impostazione dottrinale, attraverso gli artificiosi tentativi di allineamento alle altre, false, credenze tenta di allargare la comune visuale religiosa.
       Troppi pastori (3), infatti, portano avanti una rivoluzione teologica dalle conclusioni eterodosse sulle problematiche trascendenti e, cedendo alla prepotenza talmudista, il cui obiettivo prioritario è la rimozione totale della supremazia di Cristo Signore dal mondo e dalla storia (4), hanno causato la rottura della Chiesa con il suo passato, nonostante la conclamata continuità con il passato non dimostrabile dalla realtà dei fatti.
       È noto che l’obbedienza è segno di umiltà oltre che di unità con il Vicario di Cristo. Sono forse umili ed in comunione con il Santo Padre quei prelati che tacciono sulla liberalizzazione della liturgia antica del Rito Romano e che la ostacolano (5), adducendo a miseranda motivazione del loro operato lo ‘scoglio’ della lingua latina o, peggio, il fatto che i fedeli non sarebbero in grado di comprenderla?

 

 

 

(1) Chisà cosa ne pensano i musulmani di una tale figliolanza...

(2) E noi, sciocchi, credevamo il cristianesimo figlio di Cristo...

 

 

 


(3) di ogni ordine e grado...

 

(4) Non è un caso se un certo pastore ha parlato di fratelli maggiori, riducendo tutti i cristiani (Cristo compreso) al rango di minori...

(5) A tal proposito, sarebbe un cattivo pensiero sospettare che lo stesso Papa sia d'accordo coi disubbidienti? Infatti sa che non gli ubbidiscono, e non prende alcun provvedimento... perché?

 

       Che dire del Card. Tettamanzi che si adopera per la costruzione di moschee (6), ma non favorisce nella diocesi di Milano il Rito Tridentino con il pretesto che lì vige il Rito Ambrosiano?
Nessuna catechesi illustrativa è stata fatta, né sul diverso significato teologico della S. Messa Tridentina né sul documento “Summorum pontificum” che la riguarda, sperando che cali l’oblìo sulla questione e siano così fatti salvi le pastorali correnti ed i rapporti interconfessionali.
       Certa Gerarchia (7), nel suo delirio ecumenista, ha permesso lo stravolgimento della Verità, mutuando nella liturgia cattolica preghiere ebraiche e protestanti, modificando il rito dell’Offertorio, trasformando l’attualità del S. Sacrificio in racconto storico ed usando la Casa di Dio, dov’è custodito il SS.mo Sacramento, per le adunate multireligiose (8) con gli scismatici ed i negatori di Cristo che mai riconosceranno la Divinità del Messia e l’Autorità della Chiesa di Roma, da Lui fondata; ma tant’è: Dio non è cattolico, come affermava già Madre Teresa di Calcutta (Vita Diocesana cit. n°11). Milioni di anime sono così traghettate dai Caronte di turno sulle sponde del qualunquismo religioso, dell’abiura e dell’empietà, secondo i piani di quanti mirano al nuovo ordine mondiale, trincerandosi dietro il buonismo filantropico.
       Il franamento dottrinale in corso è, dunque, a esclusivo vantaggio di chi ne fa l’arma vincente per sopraffare la fede cattolica, sempre più attaccata, vituperata e messa alle strette.
 

(6) Ma non è che per caso il nostro 8‰, invece che per la Chiesa di Cristo, viene utilizzato per la conventicola di Maometto?

 

(7) Sempre di ogni ordine e grado.

 


(8) Non ultima quella di Sidney

       Le assemblee ecumeniste, in funzione delle quali sono stati riprogettati e riedificati i luoghi di culto (Fatima e S. Giovanni Rotondo docent), sono stati spostati i Tabernacoli, definiti persino ‘madie sacrali’, sono stati rimossi i Crocifissi dagli altari e demolite le balaustre che delimitavano il Sancta Sanctorum, e si amministra la Santa Comunione sulle mani, elevando in tal modo l’uomo a dominatore di Dio, sono segni eloquenti di una Chiesa terrena sciatta e snaturata che non trova più spazio per Cristo e la Croce.
       I fondamenti cattolici, democraticamente e collegialmente, sono frequentemente rivisitati e messi in discussione nella loro essenza proprio da coloro che dovrebbero difenderli e testimoniarli fino al sangue.
 
       Così impoverita, la dottrina dei Padri recede timorosa di fronte all’avanzare delle menzogne diaboliche degli altri credo.
       Il ridicolo di tale sottomissione è costituito dal fatto, inoppugnabile, che “l’uscita dalle sacrestie” e gli accomodamenti prudenti, anziché conversioni, hanno prodotto scristianizzazione ed esodi verso altre confessioni. Del resto, se tutte le religioni hanno pari valenza salvifica ed in tutte è una parte dello Spirito, perché condannare chi opta per quella che più gli aggrada? Perché affannarsi ad evangelizzare e battezzare i lontani (9), se pare che il peccato originale non esista e c’è addirittura chi gode di una ‘via privilegiata di salvezza’ (10)  che prescinde dal Cristo?
       La chiesa istituzionale, alla continua ricerca di ciò che unisce, oggi non condanna più alcuno ufficialmente (11), tantomeno i potenti, anche quando le circostanze richiederebbero moniti, ferme prese di posizione o addirittura la scomunica.
       “Si faccia scelta di una chiesa che esca dalle sacrestie ed incontri la gente, lì dove vive. Perché i lontani sentano il respiro di Dio. Anche gli extracomunitari vanno accolti con cuore più organizzato. Perché il Corpus Domini sia pienezza di pane condiviso (12)  con tutti e non ammuffito nelle madie sacrali” (Vita Diocesana – cit. n° 10).
 

 


(9) Esistevano una volta i missionari... c'era una volta... sembra una favola d'altri tempi.

(10) Tale privilegio ovviamente è riservato agli ebrei, parola di Papa! Noi cattolici, invece, ce lo dobbiamo sudare il Paradiso!

(11) Fatta eccezione, ovviamente, per Mons. Marcello Lefebvre...

(12) Così insegna San Lutero: se non è condiviso, quello non è Corpus Domini!

       La schizofrenia relativista degli episcopati cattolici trova nelle coscienze, opportunamente dissodate dall’incuria del clero da loro formato e dal laicismo della classe politica, un fertile terreno dove seminare con determinazione ogni sorta di teorie conformi al progressismo.
       Il motu proprio di Benedetto XVI sulla S.Messa non poteva, quindi, non suscitare aspre polemiche e contestazioni da parte di molti porporati, per i quali il Santo Sacrificio è pietra d’inciampo alla costruzione di un nuovo modello ecclesiale.
       Il documento, in ultima analisi, è servito non tanto a riabilitare e diffondere l’antico Rito di S. Pio V, quanto a definire una netta linea di demarcazione tra il clero modernista e quello fedele alla Tradizione, permettendo ai fedeli di operare un discernimento tra chi seguire e chi ignorare per rimanere cattolici.
       Il motu proprio del Santo Padre è stato, altresì, trasformato in strumento di ricatto per obbligare i cosiddetti dissidenti ad accettare le innovazioni liturgiche e dottrinali seguite al Vaticano II, come se il Santo Sacrificio della Messa e la Verità fossero proprietà ed esigenze di un gruppo di nostalgici, da relegare magari in una parrocchia personale.
       La Gerarchia Ecclesiale sa bene che le cene e le preghiere ebraico protestanti non possono essere fonti di Grazia, essendo espressione di una profonda contaminazione dottrinale a danno della fede, disinvoltamente e temerariamente annacquata nei suoi princìpi basilari.
 
      Sul n° 9 del citato “Vita Diocesana” leggiamo, infatti, testualmente: “Il passaggio dal latino alla lingua italiana e gli adattamenti alle culture locali divennero presto una necessità anche per arginare una liturgia di evasione e staccata dalla vita (…). I meno giovani ricordano quelle Messe in cui l’unico protagonista era il celebrante (…). La pietà cattolica si nutriva di benedizioni eucaristiche, ore di adorazione, devozioni e processioni (13), mentre era sottovalutata proprio la partecipazione comunitaria alla Cena del Signore (…) ed infatti la riforma liturgica ha ottenuto il grande risultato di purificare la religiosità, la preghiera e la celebrazione comunitaria, nonostante il persistere di una mentalità individualistica; (…) e celebrare significa fare festa insieme.” (Sac. Antonio Di Lalla parroco di Bonefro – CB – ) Simili enunciazioni denunciano un’ignoranza di fondo della teologia alla base della S. Messa Tridentina, protagonista della quale è la Vittima Divina, non certo il presbitero, come avviene oggi con il Presidente al centro dell’assemblea che concentra su di sé tutta l’attenzione. C’è da chiedersi in che cosa religiosità, preghiere e celebrazioni di un tempo, in perfetta aderenza alla dottrina plurisecolare della Chiesa, avessero bisogno di essere purificate. Il Santo Sacrificio aveva bisogno di purificazione? L’affermazione sembra una grossa bestemmia, dal momento che nella “vecchia” Messa era Cristo Stesso ad offrirSi al Padre. Cos’ha da offrire l’assemblea di più prezioso del Sangue di Cristo per soddisfare il Creatore e impetrarci le Grazie?
Gli sproloqui su riportati ci fanno anche comprendere i motivi all’origine dei tanti movimenti ecclesiali, naturalmente ecumenisti e protestantizzati, approvati ed incoraggiati dalle Autorità Vaticane, che stanno distruggendo fede, famiglie e parrocchie.
       Si è diffuso ormai un lassismo perverso che fa dire al Vescovo di Novara, Mons. Corti: “Sono d’accordo con te che mancano due cose nel clero: la fede nella Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia ed il concetto di Sacrificio. Non sono d’accordo con la medicina da applicare (ovviamente la S. Messa di S. Pio V n.d.r.) basta la Messa di Paolo VI detta bene (Quot. “LIBERO” del 15-06-08).
       La dichiarazione è stata resa a proposito della rimozione del parroco di Garbagna, Don Marco, accusato di “turbamento della comunione ecclesiale e di grave negligenza e violazione dei doveri parrocchiali” per il solo fatto di aver privilegiato il messale di S. Pio V, in “disobbedienza al Vescovo”, la cui autorizzazione non era necessaria, stando alle disposizioni del Papa. (14)
 

 

 

(13) Anche questa volta Dio ha fatto parlare un'asina per affermare la verità!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(14) Tuttavia, strano a dirsi, il Vaticano, al quale si erano rivolti i tre coraggiosi parroci (uno dei tre era appunto Don Marco), ha dato torto ai Parroci e ragione al Vescovo disubbidiente! E allora? Il Papa vuole essere disubbidito e condanna chi gli ubbidisce? Quel suo motu proprio è una presa in giro?

       Nel popolo di Dio sono accolti con rispetto tutti, tranne i seguaci della Dottrina Tradizionale, stigmatizzati come scismatici. Per i veri scismatici, infatti, si parla di “non piena comunione”, per i veri cattolici si parla di scisma. Perché questi ultimi sono tanto temuti? Il momento che viviamo è terribile, perché regnano disordine e materialismo, fomentati dalla superba volontà di compiacere il mondo, anziché Dio.
       Qualcuno pontifica, affermando che molti sostenitori della Tradizione hanno problemi con i documenti “Nostra Aetate”, “Unitatis Reintegratio” e “Dignitatis humanae”, guardandosi bene dal riconoscere che proprio a questi testi si deve l’alterazione del carattere peculiare della fede cattolica. Sempre a proposito della S. Messa Tridentina, i relativisti recitano: “La riforma liturgica aveva fatto un cammino per trovare un rito comune dentro cui ci fosse il legittimo pluralismo, mentre il ripristino dell’antica liturgia avrebbe mandato a rotoli 40 anni di dialogo ebraico-cristiano, riproponendo la preghiera del venerdi santo in cui si pregava per la conversione degli ebrei” (Mensile Jesus – maggio 2008 pagg. 51 e 53).
       La S. Messa secondo l’opinione peregrina di oggi non è dunque per Dio, ma per l’uomo, il dialogo ed un’unità fittizia. Ciò significa che per duemila anni i Santi, i Martiri e i Padri della Chiesa hanno sbagliato?
       Non sbaglia, invece, ora certo clero asservendo la SS.m Trinità, trasformata in un qualunque dio, agli interessi dell’Islam e del giudaismo, legittimando l’errore con la comune discendenza da Abramo, per altro solo carnale e non anche spirituale?
       La carità verso Dio dovrebbe impedire l’adesione alla cultura liberale, spingendo a conformarsi a Cristo-Signore, sola Via, Verità e Vita. Il Suo Corpo Mistico, inoltre, non dovrebbe essere mercificato da chi ha innalzato l’orgoglio a sua sola roccaforte ed, in modo biasimevole, avoca a sé il diritto all’obbedienza sulla strada dell’impoverimento spirituale.
       La carità verso Dio dovrebbe spronare a far riconoscere il Salvatore dai miscredenti, perché solo chi conosce il Figlio conosce il Padre, e non portare i cristiani alle posizioni talmudiste che fanno dannare, adattando allo scopo anche le Scritture.
       I nostri tempi ci sono stati annunciati da Dio e tutto ci fa comprendere come sia vicino il tempo della Mietitura. I Cardinali e i Vescovi rileggano le rivelazioni di S. Veronica Giuliani sull’inferno: chi ha agito contra fidem, insieme con Giuda, fa da cuscino sul trono di Satana!
       “Il vostro parlare sia sì, sì, no, no, tutto il resto viene dal maligno” è il dettato di Colui Che stiamo svendendo ai Suoi irriducibili nemici e Che è posto sullo stesso piano degli dei falsi e bugiardi inventati dall’uomo. La Croce dà fastidio, perché chi è preda dell’odio non può concepire l’Amore, ma solo la fratellanza massonica; parimenti infastidisce la Tradizione, la cui sequela avrebbe impedito ad un Cardinale (come il Primate d’Austria, Cristopf Schönborn) di conferire una delle massime onorificenze pontificie ad un politico sostenitore dell’aborto.
       “Oportet ut scandala eveniant…”

Pia Mancini

 
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