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Papa Francesco. Povero San Francesco!...

di Catharina Josepha

Papa Francesco, già dalla scelta del nome, cavalca di gran passo il trend “low cost” intriso di melassa ecologista e pacifista. Si dimentica che la vera povertà materiale deve essere personale, escludendo ciò che appartiene agli altri e in primis a Dio: se io voglio essere povero, non debbo eliminare i beni tuoi, ma soltanto i miei: San Francesco povero, voleva ricco l'Altare. Non solo, ma debbo praticare la povertà con dignità, con discrezione, non suonando la tromba come i farisei. Amare il prossimo implica aiutarlo innanzitutto e soprattutto nella sua povertà spirituale, cercando di convertirlo per dargli la ricchezza della Fede e della Grazia: questo è l'ordine dato da Dio alla sua Chiesa, "andate e predicate il Vangelo a tutte le creaturte" (anche ai musulmani, anche agli ebrei... convertiteli!), altro che dialogo!... L'aiuto materiale è secondario. Questo insegna N.S. Gesù Cristo, questo insegna San Francesco, questo hanno praticato i Santi e Pio XII, un Papa degno di questo nome!

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

     Nel periodo appena trascorso, tra campagna elettorale e conclave, si è fatto un gran parlare di povertà, umiltà, di ultimi e di crisi.
     Abbiamo assistito al trionfo degli “amici degli emarginati” su tutti i fronti: lo testimoniano il successo del Movimento 5 Stelle e del neo eletto Francesco, che già dalla scelta del nome, cavalca di gran passo questo trend “low cost” intriso di melassa ecologista e pacifista(a). Fin dai primi giorni di pontificato siamo stati bombardati da mirabolanti scoop su come “paga l’albergo”, “usa la croce di ferro anziché d’oro”, o esce a zonzo a piedi in mezzo alla gente. Ora, tralasciando un giudizio di merito sulla persona che, a così pochi giorni, risulterebbe temerario, trovo molto da dire sul successo pressoché planetario di quest’abile operazione “simpatia” messa in moto dai volponi della Curia.
 

 

Innanzitutto, una proposta, quella di Bergoglio, che vogliono far passare per il “vento di novità” che ripulirà l’immagine della Chiesa –ormai da decenni a picco presso i fedeli e il mondo intero a causa dei continui scandali– semplicemente grazie al suo venire “dalla fine del mondo” e del suo modo di fare particolarmente accattivante.
 

 

     Preoccupa constatare una tale superficialità, come se la sostanza del Buon Pastore universale delle anime, debba consistere unicamente nello stringere mani, mandare carezze ai bambini e non girare in SUV.
 

 


Ciao, France'! Come ti butta?

 

 

 

     Possibile che la povertà evangelica consista in questa oltraggiosa parodia della vera povertà francescana (peraltro portata avanti da un gesuita?!).
Tanto per cominciare: la vera povertà materiale in Italia è un fenomeno, al massimo, di “ritorno”. Probabilmente, grazie all’austerity targata Merkel e compari torneremo al baratto in un futuro non lontano, ma al momento mi viene la nausea al sentire pontificare sulla povertà gente come noi tutti, avvezzi a mezzo secolo di benessere diffuso. Questi “amici dei poveri” radical chic alla Bertinotti sono francamente una combriccola penosa che mi auguro possa presto parlare dell’argomento con più cognizione di causa (pie illusioni lo so, ma sognare è la ricchezza di noi poveri…).
 

 

     Forse i nostri nonni possono permettersi questi discorsi, loro che hanno conosciuto cosa significhi non avere realmente da mangiare o doversi arrabattare per procurarsi beni di prima necessità.
 

 

     Detto ciò, nonostante abbiano conosciuto una povertà effettiva a causa della guerra, erano a ben vedere meno miseri di noi. Forse stentavano a riempire lo stomaco, ma incanta guardare dalle foto quegli sguardi fieri e puliti. La loro ricchezza era meno tangibile ma molto più vera: avevano una società sana e la coesione di un popolo che aveva voglia di riscattarsi, dei valori condivisi a cui attingere nei momenti di crisi e confusione. Avevano nella Messa di sempre una forza e una fonte di grazia incontaminata, una bellezza di tutti, a cui bastava unirsi nello spirito anche solo sgranando un vecchio rosario.
 

 

     Quel nutrimento ha reso generazioni di pastorelli, di straccioni (penso al grandissimo San Giuseppe Labre ad esempio), di malati, dei santi, ricolmandoli di una gloria immortale . La Chiesa di oggi, in nome della “dignità della persona” preferisce porgere un piatto caldo ai senzatetto, ma quasi sempre rinuncia a curare le nostre ferite e i nostri bisogni più profondi, trattandoli al massimo come stramberie da nostalgici picchiati del latino. Eppure anche don Bosco, don Orione, San Giuseppe Moscati e mille altre grandissime figure del cattolicesimo tradizionale scendevano per strada in mezzo ai poveri, ma non si limitavano a farsi carico delle –pur giustissime – istanze sociali: le accoglievano ma le elevavano ad un livello superiore. Pur avviando i ragazzi della Torino industriale ad un mestiere, don Bosco non smetteva di inculcare le devozioni e di ricordare il solo lavoro e la sola meta che davvero contano. Nel lenire le piaghe corporali, il piissimo medico napoletano Giuseppe Moscati, raccomandava, come miglior medicina la confessione e la Comunione.
 

 

     Il pauperismo è stato rigettato come eresia fin dalla sua manifestazione medievale, non sembra il caso di cadere in una rete gettata a più riprese nel passato dai nemici della Chiesa e dai demagoghi di tutti i tempi.
 

 

     Lo stesso San Francesco lottò con tutte le sue forze per non essere assimilato a quel movimento eterodosso degli “spirituali” ed era ben lungi dall’applicare la povertà assoluta personale a quanto circondava, ad esempio, il culto divino:
 

 

da Francesco d'Assisi, Prima lettera ai custodi
(FF 241)
:
 

 

     2 Vi prego, più che se riguardasse me stesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici che debbano venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo.
 

 

     3 I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa.
 

 

     4 E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogo prezioso, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.
 

 

da Francesco d'Assisi, Lettera a tutti i chierici
(FF 208a):
 

 

     4 Tutti coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé, soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano vili i calici, i corporali e le tovaglie, dove si compie il sacrificio del corpo e del sangue di lui.(1)
 

 

(1) Parrebbe che San Francesco guardi agli altari "vili" dei nostri giorni.
     5 E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato in forma miseranda e ricevuto indegnamente e amministrato agli altri senza discrezione.(2)
 

(2) È forse il meritato rimprovero di San Francesco ai preti dei nostri giorni?

da Francesco d'Assisi, Lettera a tutti i chierici
(FF 209a):
 

 

     6 Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate con i piedi,
 

 

     7 perché «l’uomo animale non comprende le cose di Dio».
 

 

     8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si mette nelle nostre mani e noi lo tocchiamo e lo assumiamo ogni giorno con la nostra bocca?
 

 

     9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
 

 

     10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci;
 

 

     11 e dovunque il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo sarà stato collocato e abbandonato in modo illecito, sia rimosso da quel luogo e posto e custodito in un luogo prezioso.
 

 

     Siamo lontani anni luce dalla sciatteria e dalla trascuratezza riservati al SS. mo nei tabernacoli sempre più periferici delle chiese moderne, così come dalla svogliata banalità e bruttezza liturgica di paramenti, canzonette e celebrazioni.
 

 

     I più ignoreranno forse che Papa Pacelli o San Pio X arrivarono a vendere i propri vestiti e ornamenti per aiutare le proprie pecorelle (b). Lo ignorano perché mai quei santi pontefici vollero alcuna pubblicità nel compiere simili gesti eroici, spesso emersi solo durante le cause di beatificazione. Pio XII in particolare arrivò a privazioni personali commoventi:
 

 

     “Pio XII amava concretamente e non a parole, tutti gli esseri umani soprattutto quelli che soffrivano. Questo amore lo spingeva a voler soffrire come loro, ad imporsi le stesse privazioni cui erano costretti. Durante la guerra sapeva che molti uomini soffrivano la fame, ed egli si privava del cibo che avrebbe potuto avere in abbondanza. Quando cominciarono i bombardamenti, molta gente restò senza casa e fu costretta a affrontare i rigori del freddo senza riscaldamento, con pochi vestiti in condizioni di grave indigenza. Pensando a quelle famiglie, Pio XII, durante la guerra, non volle che il suo appartamento fosse riscaldato. Aveva le mani e i piedi gonfi, pieni di geloni. Faticava a scrivere a macchina, a tenere la penna in mano, non stava bene di salute, ma non volle il riscaldamento. Quando in Italia cominciò a scarseggiare lo zucchero e il caffè, mio zio smise di prendere caffè e fino al termine della guerra non bevette più una sola tazzina di caffè. Le scorte di zucchero e di caffè che c'erano in Vaticano e quelle che arrivavano, le mandava agli ospedali della città per gli ammalati.
 

 


Maestosità e compostezza di un Papa

 

 

 

     In pubblico mio zio voleva sempre apparire perfetto, impeccabile. Rappresentava la Chiesa, sentiva in modo elevatissimo il senso di questa suprema dignità. Il suo comportamento e i suoi abiti, esteriormente, erano impeccabili come quelli di un sovrano. Ma in realtà egli era poverissimo. Dopo la sua morte, scoprimmo che il suo corredo di biancheria era misero: aveva soltanto tre camicie, logore e rattoppate, alle quali cambiava spesso i polsini inamidati perché, quelli, si vedevano. Aveva due o tre paia di scarpe che faceva continuamente aggiustare e risuolare. Durante gli anni della guerra diede ai poveri tutto quello che aveva, tutto il denaro che riceveva. Quando morì, non lasciò niente a nessuno, perché non aveva niente. Come tutti hanno potuto constatare osservando le fotografie pubblicate dopo la sua morte, dormiva in una camera disadorna, su una branda di ferro.” (c)
 

 

     Il vero spirito di povertà e umiltà nel nascondimento (d) rifugge il clamore e la visibilità ma agisce concretamente e direttamente senza che spesso neppure il beneficato se ne accorga: delicatezza estrema che vuole anche evitare la possibile mortificazione dell’interessato.
 

 

      Curiosamente invece, nei Vangeli Giuda Iscariota interviene direttamente proprio in un caso che riecheggia i fatti di cronaca attuali. Il traditore si permette di criticare persino Nostro Signore, reo di “permettere” alla penitente uno “spreco” di tesori che ella aveva profuso per riverire Gesù.
 

 

     “Sei giorni prima di Pasqua Gesù andò a Bethania dove abitava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. Là gli prepararono una cena. Marta serviva a tavola e Lazzaro era uno dei commensali. Maria prese una libbra di unguento profumato di nardo autentico, molto costoso, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli. Il profumo dell'unguento si sparse per tutta la casa. Allora uno dei discepoli, Giuda Iscariota, quello che stava per tradirlo, disse: Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari da dare ai poveri? Disse questo non perché avesse a cuore i poveri, ma perché era ladro e, approfittando del fatto che gli era stata affidata la borsa, rubava quello che ci mettevano dentro. Gesù rispose: Lasciala, ciò che fa è in vista della mia sepoltura. I poveri li avete sempre con voi, ma non avrete sempre me. (Gv 12, 1-8)
 

 

     I poveri attuali, ancor più di quelli negli angoli delle strade del terzo mondo, sono quelli misconosciuti ma da cui siamo circondati quotidianamente: le famiglie in lite continua e sfasciate da miserie morali inenarrabili, i bambini precocemente sessualizzati, i giovani senza alcun modello positivo che non sanno direzionare efficacemente le energie positive che in molti avrebbero. In generale, e non temo di dirlo, i più poveri in assoluto sono i peccatori perché “chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8, 34). La Madonna a Fatima, bombardata di umanissime suppliche per i figlioli in guerra o per i malati, ne esaudì relativamente poche, piangendo invece sulla perdizione eterna dei “poveri peccatori”, per i quali mendicava sacrifici presso i piccoli e innocenti veggenti. La stessa angoscia emerge nelle principali apparizioni come La Salette o Lourdes, in cui la S. Vergine invita ripetutamente il mondo alla conversione (3). Solo una Madre ha l’occhio così lungo, mostra premure così incomprese e nondimeno tanto più lungimiranti.
 

(3) "Conversione": termine ormai caduto in disuso nella chiesa vaticanosecondista, anzi condannato con orrore e scandalo! La nuova chiesa non converte nessuno, ma conferma tutti nell'errore!

     Battiamoci con lo stesso ardore per “Il regno dei cieli” perché a chi lo cerca è stato promesso “tutto il resto in sovrappiù”. (Mt 6, 33)

Catharina Josepha

 

 

(a) A ben vedere non sfugge un’inquietante convergenza di “programmi” tra i leader civili e religiosi, sotto una bandiera distorta ad arte: dinanzi a certo ecumenismo massonico e certe liturgie similpentecostali il poverello di Assisi si rivolterebbe nella tomba.
(b) Parroco, a Salzano impegnò il suo anello parrocchiale al Monte di Pietà di Venezia, per aiutare i poveri. (BACCHION E., Pio X Giuseppe Sarto Arciprete di Salzano (1867-1875), Amministrazione Comunale di Salzano con il patrocinio della Fondazione Giuseppe Sarto, Multigraf, Spinea, 1996, pp. 72-73.)
(c) Intervista di Renzo Allegri a Giulio Pacelli nel 1973.
(d)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
” Mt 6, 1-6


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