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La liturgia dei lefebvriani
di  Severino Dianich

Partecipare alle Messe della fraternità San Pio X è vietato o si tratta di un movimento come tanti nella Chiesa?
                                                                                                                        Riccardo D.S. - E-mail

Fonte: Famiglia Cristiana, 3 Ottobre 2010
Segnalato da: "Raffaele Minimi"

       Il sig. Severino Dianich rispondendo ad un lettore di Famiglia Cristiana (03-10-2010) sproloquia sulla Messa dei lefebvriani e sulla presunta 'bellezza' della cena di Paolo VI, di evidente sapore protestante, fatta con l'accordo dei protestanti e gradita ai protestanti.
       Giustamente, a norma delle leggi vigenti, il nostro collaboratore "Raffaele Minimi", chiede la rettifica a mezzo stampa degli strafalcioni e delle numerose imprecisioni commessi dal sig. Dianich.
       Noi ci associamo alla richiesta, perché in quanto Cattolici ci riteniamo offesi e perché, come frequentatori del Santo Sacrificio della Messa celebrata secondo il rito degli Apostoli, cioè secondo il rito che la Santa Madre Chiesa ha usato per quasi 2000 anni e che i preti della FSSPX continuano ad usare, siamo stati ritenuti incapaci di capire guardando quanto accade sull'altare durante detta celebrazione.
       Opportunamente quindi, ai fini della richiesta smentita, inoltriamo via mail questo nostro articolo a Famiglia Cristiana.
       Povera Chiesa e povere anime quando simili Dianich pontificano e sproloquiano!!!

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       Nel luglio 2009, dopo l'assoluzione (1) dalla scomunica dei suoi vescovi ordinati senza il consenso del Papa, Benedetto XVI affermava che la Fraternità San Pio X (i seguaci di monsignor Lefebvre), "non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero" (2). Chi volesse partecipare alla sua liturgia solo perché gli piace di più, dovrebbe ricordarsi che accostarsi ai sacramenti non è una questione di gusti. (3) Se poi giudicasse negativamente il rito del Vaticano II, dovrebbe ricordarsi che è stato un concilio con il Papa, l'assemblea di 2.500 (4) vescovi cattolici (5) di tutto il mondo, a volere la riforma (6), non un gruppo di teologi bizzarri. Ma soprattutto dovrebbe riscoprire la bellezza dell'unione fraterna, (7) nel partecipare alla Messa con le parole, i canti, i gesti di tutti, in gioiosa fraternità, rispetto a una celebrazione alla quale si "assiste" ascoltando senza capire (8) e solo guardando ciò che accade all'altare (9).

Severino Dianich

 

(1) È vergognoso leggere e constatare come un Sacerdote (che comunque non si firma come tale) possa fingere di non sapere che esistono scomuniche valide e scomuniche invalide e che ha senso parlare di "assoluzione" solo quando si tratta delle valide, ed è più che notorio che la scomunica inflitta a Mons. Lefebvre era del tutto invalida.
(2)
A questo punto il sig. Dianich dovrebbe spiegarci come concilia il fatto che agli anglicani (neo-entrati nella Chiesa Cattolica, ma non convertiti) si consente di celebrare (di "esercitare"), mentre ai cattolicissimi lefebvriani no!
(3) Dice bene, infatti è questione di fede e di distinguo:
       1) di fede: chi partecipa alla Messa "dei lefebvriani" (per usare i termini del sig. Dianich) lo fa per motivi di fede, perché sa che
quella è la Messa degli Apostoli, la Messa della Chiesa per ben 2.000 anni, la Messa di innumerevoli Santi...(ed è perciò offensivo, riduttivo, antistorico e... peccaminoso definirla "dei lefebvriani"!);-
       2) di distinguo: quella celebrata dai lefebvriani si chiama Messa, quella dei Dianich si chiama cena; nella prima si prega, si adora, si parla con Dio, si vive una dimensione divina; nella seconda si chiacchiera, si gesticola, si balla, si è allegrotti (come ben si conviene in un incontro conviviale, in una cena...).
(4) Il sig. Dianich ci vuole impressionare! Dice: non è stato il Papa da solo a volere la riforma, ma assieme a tutto il concilio, e a un concilio di 2.500 vescovi!. Come se il numero possa dare valore e verità alle cose... O per Dianich il Papa da solo non sarebbe stato sufficiente?!
(5) Vescovi sì, ma cattolici non sappiamo, infatti la cattolicità la si perde nel momento stesso in cui si agisce contro la Chiesa, ed è indubbio che la maggior parte di quei vescovi agirono contro la Tradizione, contro quanto la Chiesa aveva già definito ed insegnato, in una parola contro la dottrina e la fede cattolica.
(6) A rigor di termini non fu voluta dal concilio, non da tutti i padri del concilio, ma da un ristretto gruppo di novatori e di teologi "bizzarri", modernisti e della nouvelle theologie, che erano riusciti a manovrare (e molto scorrettamente) l'intero concilio;
e la Messa la guastarono con l'accordo dei protestanti che attivamente parteciparono ai lavori.
(7) Noi preferiamo pensare prima all'unione con Dio.
(8) È intellettualmente disonesto ed offensivo, una presunzione assurda, ritenere che gli altri, tutti gli altri, non capiscano: il fedele capisce e conosce quel che deve capire e conoscere: su quell'altare si immola un Dio, su quell'altare si ripete incruentemente il Sacrificio della Croce, su quell'altare alla Consacrazione scende N.S. Gesù Cristo vivo e vero, reale, in corpo Sangue anima e divinità; sa che può parlargli, che Egli lo ascolta... Cos'altro dovrebbe capire e sapere? Di conseguenza ben venga il raccoglimento, il silenzio: di fronte a un Dio che muore in Croce,
solo i suoi crocifissori erano allegri e facevano baccano. Ai piedi della Croce si prega. Quando un Dio parla al cuore, Lo si ascolta in silenzio e con la dovuta compostezza.
(9) Perché è poco guardare (ma con gli occhi della fede) quello che accade sull'altare?!


Richiesta di RETTIFICA

Alla c.a. del teologo don Severino Dianich con richiesta di pubblicazione e/o di inoltro al signor "Riccardo D.S."

di Raffaele Minimi

       Reverendo don Severino,
chi Le scrive è un "PINCO Pallino" qualunque, che non ha i suoi titoli accademici, e, in primis, non ha il sacramento dell'Ordine. Nostante ciò, mi posso permettere di chiedere l'esercizio del Diritto di RETTIFICA, infatti, ai sensi e per gli effetti della LEGGE SULLA STAMPA, quando si pubblica (e, mi creda, do per scontato che lo abbia fatto in buona fede) un'imprecisione solenne, si può esigere la smentita.
       Andiamo ai fatti: sull'ultimo numero di "Famiglia Cristiana" [quello del 3-10-2010], il signor "Riccardo D.S.", Le chiede se è lecito o meno partecipare alle Messe della FSSPX.
       Immagino che il signor "Riccardo D.S." sarà rimasto deluso dalla sua risposta o, per meglio dire, dalla sua NON-Risposta.        Penso sia lecito ritenere che Le aveva posto la domanda, poichè sperava in una risposta chiara, un bel sì o un bel no (o, al massimo un bel "Distinguo" come risposero i Cardinali Oddi, Cassidy, RATZINGER e la commissione "Ecclesia DEI", alla stessa domanda già negli anni '90) .
       Ebbene, Ella non scioglie l'enigma. Non risponde, nè sì, nè no, nè "distinguo". Quanto meno non esplicitamente.
       Ella fa notare come, nonostante l'assoluzione dalla "scomunica", il Pontefice ha dichiarato che non svolgono alcun ministero legittimo.
       Così facendo, Ella trasmette nel lettore l'impressione di chiedere implicitamente il motivo per cui si dovrebbe partecipare alla "LITURGIA DEI LEFEBVRIANI" (Come si intitola tutto il pezzo).

 

       Se è perchè "piace di più", lei obietta che "accostarsi ai Sacramenti non è questione di gusti".

 

 

       Dopo di che avanza l'ipotesi che, forse, il signor "Riccardo D.S." potrebbe "Giudicare negativamente il rito del Vaticano II [SIC!]" .

 

 

       A questo punto, chiude il pezzo con un'apologia della riforma (10) e dell'aspetto comunitario del rito riformato.
       Ebbene, chiedo la rettifica, dato che, sicuramente in buona fede, Ella, in poche righe, mi dispiace dirlo, (ma contro i fatti non ci sono argormenti) mette insieme numerose imprecisioni.

 

(10) Ma la storia insegna che le riforme, tutte le riforme (da quella protestante a quella agraria...) sono state sempre un disastro. Quella di Trento infatti non fu una riforma, ma una controriforma. Pertanto con la giustezza dell'incoscio il Dianich, quando chiama riforma la cena di Paolo VI, dice bene, dice il vero!

      Ne faccio un breve elenco:
       1) il Titolo: "LITURGIA DEI LEFEBVRIANI", come se la FSSPX avesse una liturgia sua propria. E tutta la tematica circa il "Motu Proprio" del 2007, più volte affrontata anche sul suo periodico? E' andata a farsi benedire?

 

 

       2) "Giudicare negativamente il rito del Vaticano II"? (11) Scusi, ma Lei, con l'espressione "rito del Vaticano II", vuole per caso indicare la liturgia oggi in uso corrente? Se è così, Ella si sta comportando come coloro che chiamavano "Russi" coloro che dovevano essere indicati come "Sovietici"! L'unico rito del Vaticano II, è la Messa di San Pio V, che è la ""LITURGIA DEI LEFEBVRIANI" e che fu l'unica Messa celebrata nel corso di quel Concilio..

 

(11) E perché no? La cena di Paolo VI è di sapore protestante, la possono celebrare anche i protestanti (come loro stessi hanno dichiarato!), non ha la chiarezza e certezza del rito cattolico, del rito tridentino, del rito che la Chiesa ha usato per 2000 anni!

       A voler essere proprio pignoli, il "rito del Vaticano II", è la Messa di San Pio V, AI SENSI DEL Messale così come fu riveduto nel 1965.
       Quella fu l'unica riforma fatta secondo i dettami del Vaticano II. Messale del 1965 (che, per inciso, padre Pio chiese ed ottenne di NON usare), che è ormai di rilevanza solo storica, visto che non è più usato.
       Quella è l'unica liturgia voluta da 2500 vescovi cattolici. Ciò che è venuto dopo, è responsabilità di quella strana figura che fu Mons. Bugnini, (12)

 

 

 

 

 

(12) Con la benedizione di Paolo VI e di tanti altri protestanti...

       3) Infine si lancia in una ode all'aspetto comunitario della liturgia riformata, ma, tale aspetto, è più o meno importante di quello SACRIFICALE? è più o meno importante del fatto che nella Messa si rinnovano la Passione e Morte di Nostro Signore? Non le sembra, anzi, che insistere sull'aspetto comunitario, possa sminuire l'aspetto sostanziale, ovvero quello sacrificale?
       Mi perdoni, ma io ho sempre pensato che a Messa, in Paradiso o all'inferno ci vanno le persone, e ci vanno a titolo personale, non ci va la "comunità". Forse mi sbaglio?

 

 

       Cordialmente,
"Raffaele Minimi"

 

 

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