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«TORNA LA MESSA IN LATINO.
PRONTO IL DECRETO DEL PAPA»

di Matteo Castagna

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione
      Nell'articolo di Mercoledi 11 Ottobre 2006, Andrea Tornielli
scrive, a pag. 18 de "Il Giornale":
"Il testo è pronto. Manca soltanto la firma del Papa. Benedetto XVI potrebbe pubblicare già entro la fine del 2006 un "Motu Proprio" con il quale si liberalizza l'uso del messale preconciliare, permettendo così a gruppi di fedeli di chiedere la celebrazione dell'antica messa senza andare incontro a risposte negative, talvolta neanche motivate, da parte dei singoli vescovi.
       Il documento... definirà la Messa detta di S. Pio V un rito universale
"straordinario", al fianco del rito universale ordinario che è quello postconciliare."
      In questo modo la vecchia messa tornerà ad avere piena cittadinanza all'interno della Chiesa, fugando qualunque altra opinione e rispondendo positivamente a quanto da sempre richiesto dalla Fraternità S. Pio X.
       I vescovi non potranno più rifiutarla.
       Dall'articolo trapela inoltre che ci siano state diverse resistenze all'interno del dicastero romano, tanto che si è pensato di introdurre delle restrizioni sul numero dei fedeli richiedenti e sono stati tolti tutti i riferimenti agli abusi liturgici.
   
      Queste sono le nostre prime impressioni o obbiezioni:
       1) Certamente va preso positivamente ogni cedimento degli apparati modernisti verso la Tradizione.
Ribadire la perfetta ortodossia, validità e legittimità della Messa Tridentina e togliere la facoltà di impedirla ai vescovi sono sicuramente due atti, se così si realizzeranno, di "riabilitazione" della stessa agli occhi del mondo cattolico (clero e laici) che sfata un tabù durato troppo tempo.
       2) La definizione di rito "straordinario" alla Messa Tridentina accanto ai riti orientali, appare quanto mai inappropriato e dimostra che non vi è alcuna volontà di mettere in discussione la riforma liturgica del 1970.
Si rischia, così, di legalizzare un pericoloso biritualismo, generatore di confusione e problemi teologico-dottrinali che Roma rifiuta di prendere in considerazione ma che prima o poi dovrà affrontare.
Liquideremmo la cosa con una battuta di spirito: "La Messa Tridentina è "straordinariamente" migliore dell'altra".
       3) Accanto a questo biritualismo dovuto all'uso dei due diversi Messali, si pone la messa Tridentina sullo stesso piano di tutte le altre messe di Paolo VI o presunte tali, celebrate da altri gruppi, carismatici, neocatecumenali o quant'altro. Così la Messa Cattolica per antonomasia viene svilita nel marasma dei carismi personali.
Sarebbe per la prima volta definito "il carisma liturgico personale" come novità teologica del terzo millennio.
Curioso, anche, me lo si consenta, che l'annuncio di questo documento sia avvenuto immediatamente dopo l'erezione dell' ulteriore Istituto Ecclesia Dei del Buon Pastore, formato da fuoriusciti della Fraternità S. Pio X! Semplice analogia???
       4) Le resistenze del clero romano, senza la convergenza del quale, Ratzinger non intende procedere nell'esercizio della Sua piena ed esclusiva Autorità di governo della Chiesa, ci spaventano non poco. Se sono state così tante, e non ne dubitiamo, sorge il sospetto che il prodotto sia oggetto di grandi mediazioni e grandi raffazzonamenti, per far contenti tutti e nessuno, che potrebbero degenerare in un papocchio inutile e forse anche dannoso.
       5) L'unica chiarezza possibile potrebbe derivare dalla definizione della Messa di sempre come LA MESSA DELLA CHIESA CATTOLICA, accanto alla graduale  abrogazione delle riforme liturgiche successive, che rimangono abusi, in tutti quei casi in cui contraddicono o rendono ambigui la Fede, il Magistero di S. Madre Chiesa, la Sua Santa Tradizione. Non possiamo dire che questo non potrà mai essere la volontà del Papa, che potrebbe realizzare anche immediatamente, nell'esercizio legittimo del suo potere; ma, in questo momento, Ratzinger appare ancora l'uomo del Concilio, troppo convinto della stessa teologia a-cattolica che professava da sacerdote e da cardinale, che non sembra così determinato nell'affrontare la crisi modernista che ammorba gran parte della Gerarchia.
       6) Qui non si tratta di armonizzare le istanze dei fedeli tradizionalisti con quelle dei parrocchiani, come se fossero due religioni diverse! (e forse in tanti casi lo sono davvero!). La autentica sfida è quella di riportare la Verità al posto che le spetta, condannando gli errori e restaurando la Fede.
Altrimenti la liberalizzazione della Messa non sarà altro che un contentino per i nostagici dell'antico rito, che non restaurerà nulla, ma che si porrà come elemento di contrattazione per riforme in senso modernista su altri temi, nel classico stile modernista.
Del resto, quale miglior strategia per far abboccare gli allocchi e gli ingenui vi sarebbe se non quella di dare la Messa ai tradizionalisti e successivamente definire la Chiesa Cattolica come "chiesa locale"? L'unica vera grande riforma possibile per la Chiesa è la restaurazione della Fede. Senza di Essa, ogni dialogo perde significato. Ogni azione, anche la più buona o apparentemente meritevole, diventa un danno.
   
      Perciò, GIOVEDI 19 OTTOBRE 2006 alle ore 10.00 presso la Fiera di Verona, il Coordinamento S. Pietro Martire accoglierà la visita pastorale di Benedetto XVI sventolando le bandiere della Tradizione cattolica col Cuore Vandeano e del Sacro Romano Impero ed esponendo lo striscione:
   

       Sarà consegnata al S. Padre e distribuita ai presenti una supplica affinchè Benedetto XVI liberalizzi la Messa tridentina e dichiari l'inesistenza delle scomuniche ai vescovi tradizionalisti.

Matteo Castagna

   
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