“Il Papa è hard rock perché apre ai divorziati”, parola di Celentano
di Pierfrancesco Palmisano

      Ovviamente tale frase va intesa nel senso che “il Papa consentirà ai divorziati di accedere al Sacramento della Comunione”.
      Il problema è davvero mal posto per svariati motivi:
      - innanzitutto è bene ricordare che, essendo il matrimonio cattolico “il sacramento che unisce l’uomo e la donna i n d i s s o l u b i l m e n t e”, dal punto di vista religioso non esistono “divorziati”. Dunque da qui innanzi intenderò per “divorziato” una persona divorziata rispetto alle leggi civili del paese in cui vive;
      - in base a questa definizione (ché non mi sembra se ne possano dare altre della parola “divorziato”) non è affatto (né è mai stato) proibito ai divorziati di accedere al Sacramento della Comunione. Ci sono molti divorziati che possono fare tranquillamente la Comunione. Infatti la circostanza che nei registri del comune una persona risulti divorziata non ha alcuna importanza dal punto di vista metafisico. Addirittura Tizio potrebbe sposare Caia in Chiesa e non far registrare il proprio matrimonio in Comune (questa era addirittura una prassi consolidata subito dopo l’unificazione d’Italia, allorquando la Chiesa non riconosceva la legittimità dello stato italiano); oppure Tizio, sposatosi con Caia solo in Comune e da costei poi divorziato, potrebbe sposare Sempronia in Chiesa (è il caso del giornalista Michele Santoro);oppure Tizio sposato con Caia solo in Comune potrebbe sposare Sempronia in Chiesa, pur in costanza del primo matrimonio civile. Nei tre casi Tizio, se fedele al matrimonio vero, potrebbe accedere tranquillamente alla Comunione;
      - nel Vangelo è scritto “io vi dico: chiunque ripudia sua moglie la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio” (Mt 5,32). Dunque il problema vero non è il divorzio civile (che oggettivamente non esiste), ma il peccato di adulterio che Tizio commette se, essendo sposato cristianamente con Caia, ha rapporti sessuali, o addirittura convive more uxorio, con Sempronia, oppure (e ciò ci rende ancor più chiaro quanto errato sia parlare di “divorziati”) l’identico (anzi a mio parere ancor più grave) peccato di Sempronia che convive more uxorio o sposa civilmente Tizio, legato indissolubilmente a Caia;
      - come si sa (spero) per accedere alla Comunione bisogna essere in grazia di Dio, ovvero “avere la coscienza monda da ogni peccato mortale”. Per rendere “monda” la propria coscienza esiste il sacramento della Penitenza o Riconciliazione (comunemente detto Confessione).
      - orbene, come insegna il catechismo, per confessare un peccato e riceverne l’assoluzione sono indispensabili cinque cose: “1. l’esame di coscienza; 2. il dolore dei peccati (o pentimento); 3. il proponimento di non commetterne più; 4. l’accusa dei peccati; 5. la soddisfazione o penitenza.”
      Limitiamoci a spiegare i punti 2 e 3:
      “2. il dolore o pentimento è quel dispiacere ed odio dei peccati commessi”;
      “3. il proponimento è la volontà risoluta di non commettere più i peccati e di fuggire le occasioni”.
       Dunque, chi sia incappato in un peccato mortale, se se ne pente e si ripropone di non commettere più quel peccato, può essere assolto in Confessione ed accedere alla Comunione.
      Ma chi, viceversa, non è né pentito del proprio peccato né si ripropone di non commetterlo più (né, tanto peggio, riconosce che quello che ha commesso sia un peccato) cosa va cercando?
      Può essere assolto in confessionale un assassino che non è pentito e già progetta nuovi omicidi e crede non ci sia nulla di male in questo?
      Ed un ladro che ha già organizzato il prossimo “colpo”?
      Come assolvere costoro?
      E come assolvere l’adultero che, al termine della Messa, tornerà al suo amore adulterino?
      Cosa pretendono?

      Celentano ha detto che “il Papa è hard rock perché apre ai divorziati”. Ma nel caso specifico non è dei “divorziati” che si parla, sarebbe bene parlare di “adulteri impenitenti” (impenitenti nel senso che non sono pentiti dei loro peccati e non si ripropongono di non commetterli più). Se traduciamo dal celentanese otteniamo: “il Papa è hard rock perché consentirà di fare la Comunione anche ai peccatori che non potrebbero essere assolti in confessionale perché non sono pentiti delle loro azioni e si ripropongono di continuare a peccare”. Appare chiaro a tutti a questo punto, non solo che questa cosa non è vera (e infatti non è vera), ma che non sarà mai possibile a nessun Papa commettere un abuso del genere. Ricordiamoci che il Papa non è (come ha ricordato lo stesso Benedetto XVI) un “sovrano assoluto” cioè “sciolto” (solutus ab). Non gli è possibile modificare arbitrariamente la dottrina bimillenaria della Chiesa, (“se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!” – Gal 1,8) né tanto meno infrangere i comandamenti (sesto: non commettere adulterio) o le parole del Salvatore (“Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi” – Mt 19,6). È vero che Gesù perdonò l’adultera, ma aggiunse “va' e d'ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Ed anche nel recente catechismo promulgato dalla Chiesa si legge a proposito dell’indissolubilità del matrimonio: “Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina.” (punto 1640).
      Quanto sopra non per giudicare nessuno, ma per contribuire a fare chiarezza su un argomento che, se analizzato, appare molto chiaro.

Pierfrancesco Palmisano