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"IL RITORNO DELLA MESSA IN LATINO"
di Franco Damiani

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

 
       Molto interessante la pagina che anche il "Corriere del Veneto" ha dedicato, il 15 ottobre, al cosiddetto "ritorno della Messa in latino".
Lo sarebbe stata ancor più se, anzichè limitarsi a passare in rassegna le Messe cosiddette dell'indulto, l'autore avesse esteso l'indagine a quelle celebrate dai cosiddetti "lefebvriani" e "sedevacantisti" (una a Lamzago di Silea e una a Rubano).
      Lì non si è atteso il motu proprio di Benedetto XVI e neanche l'indulto del 1988 di Giovanni Paolo II, ma da sempre si è continuato a celebrare nel cosiddetto vecchio rito. In cambio si sono ricevute scomuniche, persecuzioni e ostracismi vari.
       Ora un minimo di coerenza vorrebbe che qualcuno domandasse scusa, facesse mea culpa, riabilitasse i vari Mons. Lefèbvre (solo grazie al quale la Messa di sempre è ancora viva: i sacerdoti usciti dai suoi seminari sono gli unici a saperla celebrare decentemente), de Castro Mayer e Guérard de Lauriers, araldi dell'integrismo tradizionalista. E' certo però che nulla di ciò avverrà: i mea culpa, tanto spettacolari e tanto apprezzati dal mondo, sono riservati ai nemici della Chiesa e riguardano sempre il più o meno remoto passato: impensabile anche solo che lambiscano l'intoccabile Vaticano II, alfa e omega della Chiesa ratzingeriana. 
      
Il tutto si risolverà quindi, con buona pace degli entusiasti alla Zangrando, in "manovre nel campo nemico", come efficacemente ha commentato uno dei sacerdoti non allineati. Non una virgola sarà infatti cambiata nell'imponente armatura dottrinale che la Chiesa ha eretto negli ultimi quarant'anni a difesa delle novità vaticansecondiste e contro la Tradizione, armatura che fa da supporto alla protestantizzata messa del "novus ordo", che nessuno toccherà: e allora?
      
Piuttosto sarà divertente registrare le reazioni ebraiche e di tutti gli ambienti filoebraici quando ci si renderà conto che, "liberalizzando" la Messa romana antica, Benedetto XVI ha ripristinato ufficialmente anche la preghiera del Venerdì Santo "pro perfidis iudaeis", a suo tempo eliminata da Giovanni XXIII. Oppure vi sarà, approfittando dell'ignoranza generale, un silenzioso "sbianchettamento"? Chi vivrà vedrà.
 
Franco Damiani
   
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