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Vescovi,
non traditeci!

Non permettete moschee in diocesi!
di  Don Luigi Villa

Fonte: Chiesa Viva, n. 425, Marzo 2010

       Non sono pochi i Vescovi che si dichiarano favorevoli a far erigere moschee nelle loro stesse diocesi. Un vero suicidio! Fra 10-20 anni i musulmani, con l'ingresso della Turchia nell'U.E., saranno maggioranza che imporrà la sua legge a noi minoranza. Di tutto ringraziamo fin d'ora il Vaticano II e i Vescovi conciliari!!!

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

“Motivi per fermare le moschee”
“Fermiamo la fondazione di moschee”
.

 

 

               Mentre in molte parti dell’Occidente, come ad esempio, in Svizzera, la popolazione e i Partiti prendono coscienza della necessità di arginare e impedire la proliferazione della costruzione di moschee, in Italia, invece, non sono pochi i Vescovi che si dichiarano favorevoli a far erigere moschee nelle loro stesse diocesi. Un vero suicidio! E mentre la maggior parte del laicato le respinge, questa Chiesa d’oggi, invece, sembra inspiegabilmente allontanarsi dal suo gregge.

 

 

       Certo, l’argomento è molto delicato, ma credo che le nostre Eccellenze abbiano letto il Corano e, quindi, dovrebbero conoscerne anche la pericolosità. Perché, allora, permettere, e perfino manifestare la propria approvazione nel far costruire le moschee? I Vescovi dovrebbero sapere che nei paesi arabi noi non possiamo costruire le nostre chiese e neppure suonare le campane, e che questo potrebbe avvenire anche qui da noi, a casa nostra, in un futuro non troppo lontano! (1) Non hanno forse i musulmani già chiesto, ad esempio, di togliere i Crocifissi dalle nostre scuole e sopprimere i presepi, ovunque?

 

(1) Si pensi a quanti sono già i musulmani in Europa, a quanti saranno fra 10-20 anni (dato il loro continuo e intenso proliferare -loro non conoscono né aborti né pillole!-), a quanti saranno con l'ingresso della Turchia nell'U.E.: in breve saranno maggioranza che imporrà la sua legge a noi minoranza. Di tutto ringraziamo fin d'ora il Vaticano II e i Vescovi conciliari!!!

       Perciò ci chiediamo: perché la “Chiesa del Vaticano II” non fa nulla per arrestare questa avanzata dell’Islam nei paesi cristiani? E la sua Gerarchia dove sta conducendo la cristianità?..

 

 

       Purtroppo, ben pochi hanno il coraggio di dire la verità ed esporre le gravi conseguenze per la nostra religione: i popoli musulmani difendono la loro religione come “legge di Stato” e “regola di vita”; e chi è così cieco da non vedere che essi vogliono imporre questa loro legge anche in Occidente, in primis in Italia?

 

 

       Certo, sarebbe un passo in avanti se si riuscisse ad ottenere da loro almeno la reciprocità, con la possibilità di costruire le nostre chiese e di praticare il nostro culto nei loro Paesi. Ma questo sarà sempre un’utopia; l’Islam non cederà mai su questo punto, perché Maometto predicò la vittoria totale e definitiva dell’Islam e l’estinzione di tutte le altre religioni, soprattutto quella cattolica.

 

 

       E allora, perché i nostri Vescovi continuano a sbandierare, e forse credere, in un possibile “dialogo” con l’Islam, e quindi permettono, approvano e incoraggiano l’erezione delle moschee anche nelle loro diocesi?

 

 

       Vediamo il caso di Mantova.
       Il Consiglio Episcopale di Mantova ha emesso un documento in cui si dà il consenso alla costruzione di moschee nelle parrocchie della diocesi. Il Vescovo, Mons. Roberto Busti, ha firmato il documento, chiedendo alle comunità islamiche di farsi conoscere per avviare con loro il “dialogo”, mentre il suo Vicario, don Paolo Gibelli si è affrettato a dire che “la diocesi non vede problemi” (2).

 

(2) Sì, perché non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere...

        Il documento si apre con l’affermazione sul diritto alla “libertà religiosa” ed al diritto di avere, conseguentemente, luoghi di culto e afferma che questi “diritti” hanno fondamento non solo nella dottrina cattolica (3), ma anche nella Costituzione Italiana. Pertanto, la diocesi di Mantova è intervenuta ed ha preso una decisione su questo tema, come guidata dalla propria imposizione dottrinale!

 

(3) Questo è mentire sapendo di mentire, infatti la dottrina cattolica per 1965 anni non è stata mai fondamento di un tale presunto diritto: ci è voluto il conciliabolo del Vaticano II per inventare un tale fondamento e un tale diritto!

       Certo, «fatichiamo a dialogare con i musulmani -dicono sia il responsabile del gruppo diocesano per il dialogo inter-religioso, Andrea Catalfamo, e il direttore della “Caritas”, Giordano Cavallari- ma, comunque, la diocesi tende la mano per avviare un dialogo -come dice il Vicario del Vescovo di Mantova, don Paolo Gibelli- perché serve ai cristiani per aprirsi al pluralismo (4), e ai musulmani per inserirsi nella società ed evitare di chiudersi tra loro».

 

(4) Perché dobbiamo aprirci al pluralismo? in quale Vangelo sta scritto? Chi lo ha stabilito? Fatto sta che con il "dialogo" i musulmani rimangono musulmani e i cristiani diventano sempre meno cristiani!

       Come si vede, la base di presa di posizione del Consiglio Episcopale e del Vescovo di Mantova è stata quella di “dare fiducia” al confronto con l’Islam, puntando sul “Diritto alla libertà religiosa” e, quindi, di conseguenza, al diritto di avere luoghi di culto, e cioè le moschee.

 

 

        Il problema di questa grave posizione della Diocesi di Mantova, quindi, è quello della “LIBERTÀ RELIGIOSA”, problema da me trattato varie volte, ma che ritengo necessario ripetere nuovamente.

***

 

 

       L’espressione “libertà religiosa” è divenuta popolare dopo che il Vaticano II ha emanato la “Dignitatis humanae” (5) che ha per oggetto appunto “la libertà religiosa” (6).

 

(5) A scapito della dignità di Dio...

(6) ovvero dell'errore...

       È un fatto che l’opposizione di contraddizione tra l’insegnamento del Vaticano II e quella antecedente tradizionale è più che evidente. Basta mettere a confronto i due testi ufficiali: la “Dignitatis humanae” e la “Quanta cura” di Pio IX.

 

 

       La discussione avvenuta in aula conciliare tra partigiani e avversari fu un vero dialogo tra sordi. Ciascuno, pur usando il medesimo testo, vi attribuiva un significato differente. Io mi limito, qui, ad accennare alla eterodossia” dell’insegnamento della “Dignitatis humanae, nella sua forma e nella sua applicazione, prendendo ad esempio la Spagna.

 

 

       La legge fondamentale dello Stato spagnolo, “Fuero de los Espagnoles”, adottata il 17 luglio 1945, autorizzava solo l’esercizio privato dei culti non cattolici, e vietava ogni attività di propaganda alle religioni “false”.

 

 

       Difatti nell’Art. 6, § 1: «La professione e la pratica della Religione Cattolica, che è quella dello Stato spagnolo, godrà della protezione ufficiale», e nel § 2: «Nessuno verrà inquietato per le sue credenze religiose, né per l’esercizio privato (7) del suo culto. Non saranno permesse altre cerimonie, né altre manifestazioni esteriori all’infuori di quelle della Religione Cattolica».

 

(7) Giusto, perché nel privato il singolo rende conto del suo operato individualmente a Dio, ma nel pubblico è la collettività che deve rendere conto a Dio. Chi governa la collettività (il cosiddetto Stato) deve rendere conto a Dio di come ha legiferato sul comportamento dei suoi cittadini in foro esterno. Ne consegue che lo Stato non può essere laico e non può concedere uguali diritti alla verità e all'errore, all'unico vero Dio e agli dèi falsi e bugiardi, all'unica vera Chiesa di Dio e alla moschea!... Questi erano concetti chiarissimi, che tutti i Papi e i Vescovi insegnavano fino a poco prima del Concilio Vaticano II: chi ha posto sullo stesso piano la Verità e l'errore, Cristo e Maometto..., è il C.V.II, è la chiesa (minuscolo) conciliare!

       Invece, dopo il Vaticano II, la “Ley Organica del Estado” (10 gennaio 1967) sostituisce il pragrafo 2 dell’Art 6 con questa disposizione:
«Lo Stato assumerà la protezione della libertà religiosa, che sarà garantita da una efficace tutela giuridica a salvaguardia, in pari tempo, della morale e dell’ordine pubblico».

 

 

       Inoltre, il preambolo della “Carta degli Spagnoli”, modificato dalla stessa Legge organica del 10 gennaio 1967, dichiara esplicitamente: «… data, infine, la modifica introdotta nel suo articolo 6 della Legge Organica dello Stato, ratificata col referendum della nazione, allo scopo di adattare il suo testo alla Dichiarazione conciliare sulla “libertà religiosa”, promulgata il 7 dicembre 1965 (8), e richiedente il riconoscimento esplicito di questo diritto, e in conformità al secondo dei Princìpi fondamentali del Movimento, secondo cui la dottrina della Chiesa deve ispirare la nostra legislazione».

 

(8) E qui bisogna aggiungere: "su esplicita richiesta del Vaticano"! Siamo al paradosso: è il Vaticano che chiede alla Spagna di diventare uno Stato laico!!!

       Dunque, fu proprio per “realizzare”, esplicitamente, l’accordo con la “Dichiarazione” del Vaticano II che il § 2 dell’art. 6 del 1945 è stato sostituito con quello del 1967!

 

 

       Ora, domandiamoci: su quale princìpio fondamentale del “diritto naturale” si basa la rottura del Vaticano II?
       
Ecco: secondo la dottrina cattolica tradizionale (quindi, ante Vaticano II) il § 2 dell’art. 6 del 1945 era del tutto conforme al diritto naturale.

 

 

        Ora, atteso che non esiste per l’uomo alcun diritto naturale alla “libertà religiosa”, per cui l’uomo potrebbe esercitare liberamente in pubblico una “religione falsa”; atteso che Pio IX con la sua “Quanta cura” (8 dicembre 1864) ricorda solennemente questa dottrina costante della Chiesa, e condanna la doppia affermazione che “la libertà di coscienza e dei culti è un diritto proprio a ciascun uomo, che deve essere proclamato in ogni società ben costituita”, perché mai, allora, il Vaticano II, con la sua Dichiarazione nella “Dignitatis humanae” fa diventare intrinsecamente cattivo il § 2 dell’art. 6 del 1945, dicendolo direttamente e formalmente contrario a un diritto fondamentale dell’uomo?... e cioè, al diritto alla libertà civile anche in materia religiosa?.. che il Vaticano II proclama quale diritto valido per tutti, qualunque sia la religione praticata, vera o falsa che sia?...

 

 

       E più grave ancora: il Vaticano II, per evitare il rischio di una falsa interpretazione, afferma: «Se, a motivo di particolari circostanze in cui trovansi i popoli, viene accordato nell’ordine giuridico della città un riconoscimento civile speciale a una determinata comunità religiosa, è necessario che, in pari tempo, per tutti i cittadini e per tutte le comunità religiose, venga riconosciuto e rispettato il diritto alla libertà religiosa»(“Dignitatis humane”, art. 6 - responsabilità riguardo alla libertà religiosa - § 3°).

 

 

       È grave! Da questo, infatti, risulta che una disposizione legale, come quella stabilita dall’art. 6 § 2 di “Fuero de los Espagnoles” del 1945 è:
1. essenzialmente conforme al diritto naturale, secondo la dottrina tradizionale cattolica;
2. essenzialmente contraria al diritto naturale, secondo la dottrina del Vaticano II.

 

 

       Conclusione: qui, si deve dire che esiste una reale contraddizione tra Vaticano II e la dottrina tradizionale della Chiesa “ante-Vaticano II” - proprio su un princìpio di diritto naturale!

 

 

       Nella Dichiarazione “Dignitatis humanae” il concetto di libertà cattolica è svolto in modo prolisso, che serve a far sorvolare su poche righe che distruggono la libertà in senso cattolico, presentandola come libertà che compete all’individuo di fronte all' errore: «Adoperarsi positivamente per il diritto alla “libertà religiosa”, spetta tanto ai cittadini quanto ai gruppi sociali, alla potestà civile, alla Chiesa e alle altre comunità religiose e a ciascuno nel modo ad esso proprio, tenuto conto del loro specifico dovere verso il bene comune» (“Dignitatis humane”, art. 6).

 

 

       Quindi, tutte le comunità religiose, anche false, avrebbero il diritto alla libertà in materia religiosa. Molti Presuli del Vaticano II non si accorsero degli equivoci cui il concetto di “libertà religiosa” si prestava, schierandosi, così, in favore della libertà libertaria, che aveva tutta l’aria di tradursi in licenza con tutti i suoi riflessi morali e sociali.

 

 

       Infatti, fu subito il disastro del dialagare di ogni licenza, specie nel campo del clero: massacro liturgico, rigetto dell’abito talare, apertura al matrimonio, tradimento dei “Voti Religiosi”…

 

 

       Ecco come un laico giurista e magistrato vide quella “libertà religiosa”: «Parlare di diritto alla libertà religiosa, quindi, anche alla scelta di una religione sbagliata, significa teorizzare il diritto all’errore dogmatico (teorico) e morale (pratico), poiché, come il Vero coincide con il Bene, così il falso coincide col male. Onde, chi sostiene il diritto all’errore, sostiene anche il diritto al male e, in particolare, al delitto. (Si pensi alle religioni che ammettono i sacrifici umani, l’illuminata vendetta, la riduzione in schiavitù)».

 

 

       La “libertà religiosa” alla Vaticano II, quindi, va intesa, ora, come un diritto, a tutti gli uomini, di darsi alla religione che desiderano.

 

 

       Infatti, Giovanni Paolo II (9), nel suo “messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace” (8 dicembre 1998) disse: «La libertà religiosa costituisce (…) il cuore stesso dei diritti umani. Essa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda».

 

(9) di infelice memoria...

       Questa frase di un Vicario di Cristo non si riferisce a chi vuol passare da una falsa religione alla vera, storicamente rivelata, ma, purtroppo, essa si riferisce a qualsiasi uomo, anche cristiano, perché Giovanni Paolo II si richiamava ai diritti dell’uomo, dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese del 1789. (10)

 

(10) Vergogna! GP2 non si appellava ai diritti di Dio (del quale era vicario!), non ai diritti della Fede e dell'Ordine costituito! Fu un traditore. Eppure lo vogliono fare santo!

       Un Papa non può, in nome della libertà di coscienza, autorizzare l’apostasia dalla Fede!

 

 

       Noi siamo fisicamente liberi esternamente e internamente, ma noi non siamo liberi moralmente!

 

 

       Una libertà morale suppone che non esista né Dio né la sua Legge!

 

 

       Quindi, ora ci troviamo in uno Stato laico, cioè agnostico, ateo, in cui vi è libertà di esercitare quasiasi culto e, quindi, anche il “Culto di Lucifero”! (11)

 

(11) E tutto questo con la benedizione del Vaticano II...

       Che il Signore, misericordioso e compassionevole, guidi la Chiesa di Mantova verso la linea di sempre della dottrina cattolica!

Don Luigi Villa

 

 


La “Libertà di coscienza” del popolo,
e quindi la sua “Libertà di religione”,
sono l’essenza del 14° grado della Massoneria
di Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Al 15° grado, il Massone diventa Maestro,
o Pietra perfetta, o Uomo-Dio,
con la missione di realizzare
la “Republbica Universale massonica”
costituita da Stati multi-etnici e inter-religiosi!
***
La “Libertà di coscienza” suppone
che non esista né Dio né la sua Legge!
quindi
“Libertà di coscienza”,
in essenza, significa:
“LIBERTÀ DI APOSTASIA DALLA FEDE”!

 

La "Dignitatis humanae" sembra non un documento della Chiesa di Cristo, ma della Massoneria, dove si parla di libertà di religione, di Stati multi-etnici, di libertà di coscienza (come fa appunto Giovanni Paolo II, per il quale ci viene un dubbio: era il Papa della Chiesa Cattolica o il Papa della Chiesa Massonica?)


I tre culti della Massoneria
di Rito Scozzese Antico ed Accettato sono:
Culto del Fallo
(impurità)
Culto dell’Uomo
(empietà)
Culto di Lucifero
(eresia)

 

E' un caso che Paolo VI, accusato di impurità (vedi Franco Bellegrandi, Nichitaroncalli), si dichiari a servizio dell'uomo?

 

       Ed ecco una giusta osservazione:

       Paolo VI parlò di “fumo di Satana” entrato nella Chiesa;
       Giovanni Paolo II disse che il cattolicesimo è in stato di “apostasia silenziosa”;
       Benedetto XVI, poco prima di divenire Papa, paragonò la Chiesa ad una “barca in cui l'acqua entra da tutte le parti”;
       quindi, la nostra “battaglia” non può essere una “sparatoria a salve”: noi dobbiamo continuare a combattere fino a quando avverrà la
PAX CHRISTI IN REGNO CHRISTI!”.

Don Luigi Villa

 

 

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