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Don gallo È morto. Deo gratias!
Il funerale del Gallo
da cura di Inter multiplices UNA VOX

Fonte: http://www.unavox.it/FruttiPostconcilio/NuoviPreti/Il_funerale_del_Gallo.html

Anche quest'altro bell'impiastro Dio ce lo ha tolto di mezzo: Deo gratias! Un prete, meglio un compagno che, coerentemente, non credeva in Dio, che piegava e adattava Dio e la Religione al suo credo politico, che confondeva il peccato con gli ultimi, che volendo proteggere gli ultimi, proteggeva il peccato, e lo esaltava (vera apologia del peccato!), che non si curava di convertire il peccatore, ma lo incoraggiava a continuare a peccare. Il canto di questo gallo non ha convertito nessuno, ma ha confermato i peccatori nel loro peccato.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione


Un esempio di “nuova evangelizzazione” ?

     Ed ecco che è morto anche Andrea Gallo, come tutti peraltro, prima o poi.
Perché parlarne allora?
La morte di qualcuno è un momento umanamente doloroso, ma quando si tratta di uno come Andrea Gallo, diventa ancora più spiacevole, perché evoca d’un colpo solo cose brutte.

 

 

 

 


     Quanto sarebbe stato meglio se questo personaggio fosse stato ricordato in maniera discreta! Almeno dalla Chiesa e dagli uomini di Chiesa!
E invece no.
A seguito della grancassa laica, anticattolica e sovvertitrice di ogni semplice buon senso, anche gli uomini di Chiesa si sono mobilitati per “rendere omaggio” a questo ottantaquattrenne genovese che aveva avuto la ventura, sua, di essere ordinato prete, e la sventura, nostra, di essere mantenuto nella Chiesa, senza neanche censure canoniche, per 54 anni.

Così, il 25 maggio, ad officiare le esequie di Andrea Gallo, arriva nientemeno che il capo dei vescovi italiani, il Card. Angelo Bagnasco(1), arcivescovo di Genova, mentre un arcivescovo emerito sempre di Genova, il Card. Tarcisio Bertone, ancora Segretario di Stato donec aliter provideatur, si lancia in un panegirico di circostanza: ricordando “nella preghiera il suo antico compagno (2) di studi”, e rammentando di aver avuto con don Gallo, durante gli anni trascorsi a Genova come arcivescovo, “un dialogo a volte franco e vivace”. E tuttavia, “la dedizione in favore dei bisognosi non poteva non avere come sorgiva(3) ispirazione la sua identità sacerdotale”.
Che in italiano corrente significa che ha fatto il suo dovere di prete cattolico quando ha fatto a pezzi l’insegnamento della Chiesa e ha avallato ogni turpitudine e ogni immoralità.
Amen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Similis cum similibus...

 

(2) un termine casuale o voluto?

(3) Evidentemente questa sorgiva era avvelenata, o quanto meno errata, infatti compito precipuo del sacerdozio non è quello di occuparsi del sociale, ma del morale e dello spirituale.



Da parte sua, il Card. Bagnasco si è incaricato di pronunciare un'omelia in cui ha detto:
«Ovunque svolse il suo ministero sacerdotale, lo sguardo e il cuore erano attirati da coloro che portavano più evidenti le ferite della vita, quelle del corpo e quelle dell'anima. Come il samaritano del Vangelo, e come è missione di ogni sacerdote, ha cercato di lenire i dolori di chi incontrava con l'olio della consolazione e il vino della fiducia, ridonando speranza per guardare al domani. […] Don Andrea sapeva che, la sua, era una risposta a coloro che, per motivi diversi, sono percossi dalla vita; una risposta alle tante malattie che tolgono la luce, ma non la voglia di cercare o solo attendere un sorriso e una carezza. Sapeva che era la "sua" risposta, e non pretendeva che fosse di tutti, perché la fantasia del bene è grande, ed è percorsa con generoso sacrificio da molti.»
Che in italiano corrente significa che consolava, ungeva e comunicava tutti, anche se finiva col confermare tutti nell'errore… com'«è missione di ogni sacerdote»… moderno e dedito alla salvezza dei corpi e alla perdizione delle anime… accompagnava o no certe donne ad abortire?
Lo sa o no il Card. Bagnasco?

E significa anche che ogni prete moderno fa bene a dare la "sua" risposta ai mali degli uomini, giustamente senza pretendere che la "sua" risposta sia la risposta di tutti.

È il capo dei vescovi italiani che parla, ufficialmente e pubblicamente, e insegna che i cattolici, e massimamente i preti, non devono dare le risposte della Chiesa, le risposte di Dio, ma le "loro" risposte, come se la religione cattolica fosse una specie di religione "fai da te"… con l'avallo e anche la condivisione e anche il plauso dei vescovi.

E per dimostrare con i fatti tale condivisione, il Card. Bagnasco indossa per l'occasione una stola adatta alla bisogna, non una stola cattolica… ovviamente!

 

 


Esempio di nuovi preti della nuova Chiesa: Luigi Ciotti e Angelo Bagnasco

 

 

     

E distribuisce la comunione a tutti, massimamente ai pubblici peccatori, insegnando ufficialmente e pubblicamente, che contravvenire ai comandamenti di Dio è cosa che si può tranquillamente riparare con “la fantasia del bene che è grande, ed è percorsa con generoso sacrificio da molti”.


La Comunione al pubblico peccatore Vladimito Guadagno

Strano connubio questo, tra il capo dei vescovi italiani, un prete d’assalto e un pubblico peccatore, che delinea un abbozzo della nuova Chiesa conciliare, una Chiesa “al passo con i tempi” e a braccetto col peccato.
Come spiegato dallo stesso Andrea Gallo nel suo ultimo messaggio su twitter datato lunedì sera:
«Sogno una Chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna».

Come spiegato da Luigi Ciotti, prima dell’ultima benedizione:
«Andrea lavorava per riconoscere dignità e libertà alla persona. Ha testimoniato una Chiesa che sta dalla parte della dignità inviolabile della persona umana, ma che non dimentica la dottrina anche se non ha mai permesso che la dottrina diventasse più importante dei più fragili, dei più deboli, degli ultimi», Andrea sognava una Chiesa « “non l’Extra Omnes, ma il “dentro tutti”… Dentro i gay, dentro le lesbiche, dentro i divorziati perché, come ricordava don Andrea, la Chiesa è, prima di tutto misericordia». 

 

 

Come ha ricordato Vladimiro Guadagno, nella “preghiera dei fedeli”:
«Grazie don Gallo, per averci aperto le porte della tua Chiesa: ci hai fatto sentire amati da Dio».

Una Chiesa moderna che, per mano del capo dei vescovi italiani, benedice una bara dove non c'è una croce, ma un cumulo di “oggetti” affastellati in maniera impropria e blasfema: drappo rosso, cappello nero, copia della Costituzione e copia della… Bibbia!


 

 

     Una Chiesa moderna che si compiace del connubio improprio tra fedeli e infedeli, magari tutti nominalmente cattolici, ma tutti dimentichi del cuore del cattolicesimo: il Vangelo.

Una Chiesa moderna che permette a certi preti moderni di violare gli altari e di sbeffeggiare la Santa Messa, senza cacciarli via, come sarebbe suo preciso e inderogabile dovere.

Guai a chiedersi se per caso simili discorsi e simili azioni offendano i buoni padri di famiglia, le buone madri di famiglia, i buoni figli di famiglia che si attengono a quanto insegnato e prescritto dalla Chiesa… e non da ieri.
Guai! Perché si corre il rischio, certo, di essere additati come “rigoristi”… perché la moderna Chiesa conciliare non è più la Chiesa della porta stretta di Cristo, ma la Chiesa del porticato del mondo, in cui passa gioioso e trascinante il torrente dell’amore, dell’accoglienza, della tenerezza, del volemose bene, secondo come richiama provocatoriamente un vecchio detto siciliano: “chu futti, futti, ‘ca Diu pirduna a tutti ”.

Guai a chiedersi perché i capi dei vescovi italiani continuino ad esercitarsi nel comunicare ufficialmente e pubblicamente in chiesa, in occasioni importanti, regolarmente riprese e diffuse dai mezzi di comunione di massa, dei pubblici peccatori; come fece il Card. Ruini il 22 maggio del 2005, a Bari.
Guai! Perché si corre il rischio, certo, di passare per “fondamentalisti”… che vorrebbero una Chiesa da Medio Evo, in un mondo che è invece cambiato e che pretende che agli anormali e ai peccatori debba essere riconosciuto ogni possibile, e impossibile, diritto, e ancora pretende che i cattolici che chiamano peccato il peccato, aberrazione l’aberrazione, fango il fango, debbano andare in galera per intolleranza!

Guai a chiedersi se i nuovi preti della nuova Chiesa conciliare siano coscienti del male che insegnano con le parole, con le opere e con le omissioni, del male che diffondono, del numero di anime che finiscono col traviare e col condurre all’Inferno.
Guai! Perché si finisce con l’essere etichettati come “tradizionalisti” ed essere cacciati fuori dalla Chiesa, fuori da questa moderna Chiesa conciliare che accoglie tutti… purché disprezzino il Vangelo, offendano Cristo e facciano di tutto per fare le opere del diavolo e non quelle di Dio.

Guai a noi, poveri uomini della strada, che ci tocca muoverci in questa valle di lacrime fidando solo nelle nostre preghiere, nell’ausilio della Santa Vergine e nella misericordia di Dio, non potendoci più fidare dei ministri della Chiesa, che invece di fare i pastori delle pecore, introducono i lupi nel gregge, incuranti di quante pecorelle del Signore vengano, da questi rapaci, spinte nel baratro della perdizione eterna.

Guai a coloro che non compiono il proprio dovere di stato
, soprattutto quando, chiamati a guidare la barca cattolica, la conducono tra i marosi del mondo, foss’anche inconsciamente, pur di compiacere questo mondo il cui principe è il demonio.



Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio,
abbi pietà di noi peccatori!
 

 

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