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Strada e la multinazionale Emergency

di Gianluigi Mucciaccio

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

       La liberazione del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo ha mostrato, ancora una volta, l’inconsistenza del Governo italiano nel fosco scenario relativo alla cattura di nostri concittadini in terra straniera, e soprattutto le modalità adottate per il rilascio degli ostaggi.
       Lo stesso esecutivo, infatti, ha consentito che le suddette operazioni venissero condotte (alla faccia del SISMI!) dal medico “soccorritore” Gino Strada, osannato dall’attuale Ministro degli Esteri Massimo D’Alema che, in più occasioni, ne ha rimarcato la “brillantezza” delle operazioni di “salvataggio”, tra l’altro dimostratesi fallimentari, dato il fatto che gli altri due dei tre ostaggi catturati dal gruppo terroristico talebano, sono stati barbaramente eliminati; senza contare la liberazione di cinque pericolosi terroristi in cambio del solo nostro Mastrogiacomo.

   

       Tuttavia, quando si parla di Gino Strada, pochi fanno riferimento alla reale natura della sua organizzazione Emergency che fattura, udite udite, come una multinazionale. Questo legittimo dubbio circola da un po’ di tempo, ed andando ad osservare le voci relative ai finanziamenti ottenuti dall’Organizzazione Stradiana derivanti da persone fisiche, persone giuridiche, enti locali, fondazioni bancarie, fondi esteri, gadget, donazioni natalize e via discorrendo, il “canale umanitario”, così definito da D’Alema nell’informativa urgente alla Camera di qualche giorno fa, raccoglie cifre ragguardevoli che oscillano tra i 17 milioni di euro del 2004 ai “soli” 13 milioni di euro del 2005.
      In relazione a quest’ultimo dato che paleserebbe un calo degli introiti per l’Ong, dovuti alla torbida questione dei sequestri che ne ha ridimensionato la sua caratura in termini di immagine e di prestigio; gli stessi operatori umanitari che ne fanno parte si trovano, ora, in una situazione piuttosto scomoda che li ha declassati da soccorritori a fiancheggiatori dei terroristi, con conseguenze rilevanti sui bilanci della suddetta.
      Su questo versante sorge il dubbio sulla conduzione manageriale di Emergency, poiché lo stesso Strada, in passato, aveva lamentato la scarsa visibilità dell’organizzazione dai media, sottolineando ai suoi collaboratori la necessità di farsi maggiore pubblicità (come è avvenuto con la questione degli ostaggi) e dispensando, nel contempo, consigli per migliorare la raccolta dei fondi con nuove campagne e ricercando, con sistematicità, l’accesso a finanziamenti istituzionali e non (vedi Fondazioni bancarie, Unione Europea e, perché no, Governo italiano).

   

       A questo punto l’interrogativo che mi pongo è che la medianicità riservata a Strada e company sia stata abilmente negoziata, dal barbuto dottore, con il governo, prestandosi, almeno così era nelle intenzioni e nelle apparenze da salvatore della patria, come nel caso di specie, anche per finalità spudoratamente economiche.
      Quello che più inorridisce è che la necessaria pubblicità per l’Ong non è venuta solo dai media, ma dalla complicità di un governo che nel palcoscenico internazionale ha fatto una figura perlomeno barbina, mostrando l’assoluta mancanza di autorevolezza nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, ostentando senza alcun mimino pudore il ruolo nevralgico di un’Emergency, che grida sì emergenza, ma per i propri conti e che ha visto nel ruolo di soccorritore questo pietoso esecutivo.

Gianluigi Mucciaccio

   
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