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Il “cristero” 14enne JosÉ Sanchez del Rio,
morto martire, sarÀ proclamato santo

da Tempi.it

Fonte: http://www.tempi.it/videogallery/jose-sanchez-del-rio-santo-cristiada#ixzz3zrPGx78b
Segnalato da: Luca Scarascia

 

       Nel tempo in cui il comunismo trionfa con la sua "civiltà", con la sua "morale", con le sue leggi, ovvero con aborto, eutanasia, predazione d'organi, droga, pederastia, omosessualismo, omicidi, furti, rapine, pornografia, sessualismo, linguaggio da trivio, immoralità diffusa..... in questo tempo di tenebre sataniche si erge alta la figura di un piccolo grande eroe, di un ragazzo di appena 14 anni che grida la sua fedeltà a Cristo, che combatte per Cristo, che muore per Cristo; un Martire del nostro tempo, barbaramente torturato da quella canea massonica che si riempe la bocca di libertà, che altro non è che ribellione a Dio vissuta nel più orripilante disordine morale e civile.
San José Sanchez del Rio ci insegna a portare alta la nostra bandiera di Cristiani, di Cristeros pronti a combattere l'inciviltà massonico-comunista con la civiltà Cristiana, l'immoralità dei "liberi" con la moralità di Cristo, disposti ad ogni sacrificio, fino a quello della vita.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       Il 22 gennaio papa Francesco ha firmato il decreto che riconosce un miracolo al giovane José Sanchez del Rio, autorizzando così la sua canonizzazione. Il 14enne messicano è morto martire nel 1928 durante la rivolta dei “cristeros”, che si opposero alle persecuzioni anticattoliche ordinate dall’allora presidente del Messico (1), imbracciando le armi.
 
(1)Si tratta di Plutarco Elias Calles,massone al 33° grado, che nutriva un odio luciferino verso i cattolici, da lui perseguitati in modo spietato… i Crimini e le inaudite efferatezze gli valsero il nomignolo di “Nerone”.
       «VIVA CRISTO RE!». Il giovane si era unito alla rivoluzione per amore di Cristo Re e della Madonna di Guadalupe. Troppo piccolo per combattere, era diventato il portabandiera di quello strano esercito. Il 6 febbraio 1928, nella cruenta battaglia di Cotija, venne catturato dall’esercito governativo. I soldati gli offrirono la liberazione e ogni bene, chiedendogli in cambio di rinnegare la sua fede. Davanti al suo rifiuto, il 10 febbraio alle 23, lo torturarono e lo portarono al cimitero. Qui gli chiesero per l’ennesima volta di rinnegare la sua fede, ma il giovane continuò a gridare «Viva Cristo Re!». Infastiditi dalla sua ostinazione, lo accoltellarono alla schiena e lo finirono con un colpo di pistola. (2)

 

 

 

 

 

 

 


(2) Di seguito riportiamo una breve biografia del Santo; vedasi anche For Greater Glory, di Martha

       LA LETTERA. Sul corpo gli ritrovarono questo biglietto: «Cara mamma, mi hanno catturato, stanotte sarò fucilato. Ti prometto che in Paradiso preparerò un buon posto per tutti voi. Firmato: Il tuo Josè, che muore in difesa della fede cattolica per amore di Cristo Re e della Madonna di Guadalupe».
 
      PRESTO SANTO. La storia di José Sanchez del Rio è al centro del film Cristiada, portato nelle sale italiane nel 2014 anche grazie al settimanale Tempi. Il giovane è stato beatificato nel 2005 da Benedetto XVI e sarà presto santo
 
 
 
       Impossibil
 

Breve biografia di JosÉ Sanchez del Rio
Liberamente tratta da varie fonti

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       José Luis Sánchez del Río nasce il 6 febbraio 1913 a Sahuayo, nello stato di Michoacán. Frequenta la scuola nella sua città natale e successivamente a Guadalajara, nello stato di Jalisco.
 
       A poco più di dieci anni già svolge un apostolato spicciolo in mezzo ai suoi compagni, insegnando loro a pregare e accompagnandoli in chiesa per adorare l’Eucaristia.
 
       Allo scoppio della “guerra cristera” nel 1926, i suoi due fratelli maggiori si arruolano in quella sorta di esercito popolare che cerca di ridonare al Messico la sua libertà religiosa: lui no, perché con i suoi 13 anni è poco più di un bambino. Ma tanto fa e tanto dice, che l’anno dopo riesce a farsi arruolare come aiutante da campo e, poco dopo, come portabandiera e clarinettista del generale Luis Guizar Morfin. I cristeros lo soprannominano "Tarcisius".
 
      La sua mamma tenta di dissuaderlo, di richiamarlo a casa, ma lui le scrive: “Mamma, non lasciarmi perdere la bella occasione di guadagnarmi il Paradiso con così poca fatica e così presto”.
 
       Durante una violenta battaglia, il 25 gennaio 1928, il cavallo del suo generale viene ucciso e José gli cede tempestivamente il suo così da permettergli di ritirarsi, perché, dice, “la vostra vita è più utile della mia”. Non solo: con il suo fucile copre le spalle al generale fino a che gli restano colpi in canna. I cristeros, a corto di munizioni, tentano di coprire la ritirata, ma alla fine l'esercito federale ha la meglio e riesce a catturare diversi prigionieri, tra cui il piccolo José.
 
       Il 7 febbraio viene condotto nella sua città natale, Sahuayo, dove è imprigionato in una chiesa parrocchiale ormai profanata, devastata e trasformata dai senza Dio in un pollaio. José passa la notte pregando, ma al mattino, accortosi di essere in una chiesa profanata, indignato tira il collo a tutti i galli e alle galline. Allora i carcerieri lo picchiano senza pietà, ma lui si limita a chiedere: “Lasciatemi vivo per la fucilazione, perché voglio morire martire per Gesù”.
 
       Il deputato Rafael Picazo che ebbe in custodia José insieme ad altri prigionieri, gli propone la salvezza solo se avesse rinnegato la sua fede, Gesù e la Vergine, ma ne ottiene un netto e deciso rifiuto.
 
       In quella prima notte di prigionia scrive anche una lettera alla madre: «Mia cara mamma: sono stato preso prigioniero in combattimento quest'oggi. Penso al momento in cui andrò a morire; ma non è importante, mamma. Ti devi rimettere alla volontà di Dio; muoio contento perché sto morendo al fianco di Nostro Signore. Non ti preoccupare per la mia morte, iInvece, di' ai miei altri fratelli di seguire l'esempio del più piccolo e farai la volontà del nostro Dio. Abbi forza e inviami la tua benedizione insieme a mio padre. Salutami tutti per l'ultima volta e ricevete il cuore di vostro figlio che vi ama entrambi e vi avrebbe voluto vedere prima di morire».
 
       L'8 febbraio è costretto ad assistere all'impiccagione di Lázaro, un altro ragazzo che era stato imprigionato insieme con lui, al fine di fargli rinnegare la sua fede e salvarsi così dalla sua imminente condanna a morte, ma José non cede. Il corpo di Lázaro, ritenuto morto, viene trascinato al vicino cimitero, e lì abbandonato; tuttavia era morto solo apparentemente, infatti si riprende e riesce a scappare.
 
       José rimane in prigionia fino al 10 febbraio, giorno in cui sarà giustiziato.
 
       Gli domandano ripetutamente di rinnegare la sua fede in Cristo, sotto la minaccia della pena di morte, ma José non accetta l’apostasia.
 
      Dall’esterno della prigione lo sentono cantare e pregare ad alta voce, anche quando lo percuotono, lo seviziano e lo insultano.
 
       Non gli fanno alcun processo (3), perché sarebbe imbarazzante per i suoi carcerieri processare un ragazzo; tentano piuttosto di fargli rinnegare la fede promettendogli, oltre alla libertà, denaro a profusione, una brillante carriera militare, addirittura l’espatrio negli Stati Uniti: tutte offerte respinte con sdegno al grido di “Viva Cristo Re, viva la Madonna di Guadalupe”.
 
(31) che oltretutto sarebbe stato una farsa...
       Il 10 febbraio, dopo che il piccolo Josè è riuscito a convincere i genitori a non pagare il riscatto chiesto loro dal governo e dopo essere riuscito a ricevere di nascosto la Comunione come viatico dalle mani della zia Magdalena, i soldati sfogano su di lui tutta la loro ferocia, spellandogli lentamente le piante dei piedi, facendolo camminare sul sale e trascinandolo senza scarpe su una strada selciata, fino al cimitero (4).
 
(4)Ecco il vero volto di quei barbari! di quelli che sovente si dichiarano garantisti, ma... per i ladri e gli assassini!
       Durante il percorso, canta l’inno “Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera!” senza che alcuno riesca a farlo tacere.
 
       Il piccolo piange e geme di dolore, ma non cede. Di tanto in tanto si fermano e gli dicono:
       – Se gridi “muoia Cristo Re” ti salviamo la vita. Dì “muoia Cristo Re!”.
       Ma lui risponde:
        – Viva Cristo Re!
 
       Sua madre è straziata dalla pena e dall’angoscia, ma sostiene suo figlio.
 
       Il piccolo Josè, spintonato come Gesù sulla strada del calvario e ormai ridotto ad una maschera di sangue, continua a gridare la sua fede.
 
       Giunti al cimitero e posto davanti la fossa in cui sarebbe stato sepolto, prima di sparargli, gli chiedono un’ultima volta se vuole rinnegare la sua fede. Al suo ennesimo rifiuto, lo pugnalano per ucciderlo senza far rumore (5), ma le pugnalate non sono letali e allora il piccolo Martire esorta:
        – Avanti, ancora un po’ e poi sono con Gesù!
 
(5) Quei vigliacchi massoni sono abituati al silenzio, ad agire nell'ombra, senza far rumore... fanno le cosacce, ma vogliono apparire persone dabbene.
      José ormai agonizzante riesce a tracciare una croce sul terreno con il suo sangue.
 
       Esasperato dalla sua continua invocazione a Cristo Re, il capo delle guardie lo finisce con un colpo di pistola.
 
       Muore gridando, come molti altri martiri messicani: “Viva Cristo Re!”
 
       Al tragico evento assistono due bambini, rispettivamente di sette e nove anni, che in futuro fonderanno delle congregazioni religiose.
 
       I resti mortali di José Sanchez Del Rio riposano ancora oggi nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù nel suo paese natale, divenuta meta di pellegrinaggi.
 
 

Articoli correlati:
For Greater Glory
e
I Cristeros, Martiri di Cristo Re:
raccomandiamo in particolare di vedere il filmato ivi presentato.

       La memoria del “bambino cristiano” è rimasta inalterata in Messico in questi 80 anni e la Chiesa lo ha proclamato beato insieme ad altri 12 compagni di fede il 20 novembre 2005.
 
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