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La pseudo-restaurazione di Papa Ratzinger
di Don Giulio Tam

Segnalato e introdotto da: Martha

      Tradizionalisti, uniamoci, evitiamo la dispersione dietro stupidi campanilismi, usiamo l'intelligenza per servire la Causa comune e per scoprire i tranelli che ci tendono i modernisti, facciamo tesoro di quel che possa dire il più piccolo dei nostri fratelli e combattiamo con la migliore determinazione possibile, sicuri che alla fine portae inferi non praevalebunt! Che la Regina del Cielo e della Terra ci assista e ci illumini.

La Redazione

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

      Nel 2001 Don Giulio Tam, missionario tradizionalista in America Latina, dedicò un intero numero della sua rivista "La Rivoluzione nella Chiesa" al tema della Pseudo-Restaurazione.
      E' sorprendente dover notare con quanta precisione, quasi profetica, Padre Tam abbia descritto con anni di anticipo il programma del Pontificato di Benedetto XVI, la pseudo-restaurazione cioè di Papa Ratzinger, annunciata sin dagli anni '80, ribadita più volte e divenuta ora uno dei punti cruciali del suo Pontificato.
      In seguito alla così detta "liberalizzazione" della Messa di San Pio V (una Messa MAI abrogata e per la quale, dunque, non si sarebbe dovuta rendere necessaria alcuna "liberalizzazione"...), i tradizionalisti meno attenti e più ingenui hanno salutato in Joseph Ratzinger il Papa tradizionalista e restauratore, ed hanno riposto in lui le loro speranze di veder risollevata, finalmente, la Chiesa di Cristo.
      Pur riconoscendo nella "liberalizzazione" della Messa alcuni lati positivi (accompagnati però da numerosi aspetti negativi, quali il bi-ritualismo, l'isolamento e la ghettizzazione dei sacerdoti tradizionalisti, una più solerte e facile diffusione delle idee conciliari dai pulpiti di preti modernisti, ecc...) e le grazie che certamente scaturiranno dalla celebrazione della Messa di San Pio V, bisognerebbe ricordare ai cattolici che la battaglia tradizionalista non è solo liturgica, ma anche e soprattutto dottrinale.
      E sulla Dottrina, purtroppo, Papa Ratzinger è irremovibile...
      Egli, infatti, non intende rinunciare o mettere in discussione nessuno dei principi del Vaticano II, al quale dichiara tuttora fedeltà e adesione incondizionata...
      Anzi, va oltre...
      Egli sta concretizzando con il suo pontificato ciò che si era ripromesso da decenni: indurre cioè le anime all'adesione totale ai principi del Vaticano II, dimostrando ai più critici e agli odiati "tradizionalisti" che il Vaticano II non si pone in antitesi con il precedente Magistero e che non esiste nessuna rottura dottrinale tra il pre e il post Concilio.
      Ovviamente, per quanto Ratzinger possa dire e fare, non riuscirà mai a dimostrare che il Vaticano II è in linea con il precedente Magistero.
      I frutti prodotti dal Concilio, infatti, lo smentiscono egregiamente, così come lo smentiscono i suoi stessi atti (le visite e le preghiere ecumeniche, ad esempio, in Moschea e in Sinagoga..), i suoi libri, i suoi discorsi per nulla "tradizionalisti" e spesso contrari all'insegnamento costante dei precedenti Pontefici.
      Bisogna rammentare che lo stesso Ratzinger, colui che oggi si sforza di dimostrare che non vi è rottura dottrinale tra il Vaticano II e l'insegnamento precedente, in "I principi della Teologia Cattolica", ad esempio, a proposito della Gaudium et spes, afferma che:
      "...se si cerca una diagnosi globale del testo, si potrebbe dire che è, insieme ai testi sulla "libertà religiosa" e sulle religioni nel mondo, una revisione del Syllabus di Pio IX, una sorta di "contro-Syllabus", nella misura in cui rappresenta un tentativo per una riconciliazione ufficiale della Chiesa con il mondo, quale era diventato dopo il 1789".
      
Come conciliare dunque la Dichiarazione sulla Libertà religiosa (documento del Vaticano II) con il Sillabo di Pio IX (documento infallibile e pre-conciliare), se lo stesso Ratzinger dichiara essere l'una contro l'altro?!
      Ma non voglio aggiungere altro nè intendo sprecarmi a dimostrare il sempre evidentissimo modernismo di Joseph Ratzinger...
       Lascio volentieri la penna a Padre Giulio Tam, di cui riporto l'articolo introduttivo del n. 2 di "La Rivoluzione nella Chiesa", dedicato, appunto, alla pseudo-restaurazione.
      Invito tutti a leggere l'intero documento e a studiarlo con la massima attenzione, poichè Padre Tam vi illustra in maniera logica e ineccepibile la tattica della "pseudo-restaurazione" adottata dai rivoluzionari e dall'attuale Pontefice.

Martha

 

 

      Il Card. Ratzinger dice: «…In questo senso si può dire che è chiusa la prima fase dopo il Vaticano II…» (Rapporto sulla fede, p. 36).
      
«…Se per restaurazione si intende un tornare indietro, allora nessuna restaurazione è possibile… ma se per “restaurazione” intendiamo la ricerca di un nuovo equilibrio… allora sì… è del resto già in atto… Sì, il problema degli anni sessanta era acquisire i valori migliori espressi da due secoli di cultura liberale» [libertà, uguaglianza, fraternità, n.d.r.] (Jesus, nov. 1984).»

 

 

      Forse siamo alla vigilia di una nuova grande operazione all’interno della Chiesa conciliare: dopo la sorpresa della “restaurazione” del Card. Ratzinger, forse vedremo restaurare a sorpresa” la messa di San Pio V, ma i modernisti lo possono fare senza uscire dalla logica della Rivoluzione liberale che da sempre vuole la rinuncia alle conseguenze politiche della Divinità di N.S.G.C. sulla società con l’installazione della libertà religiosa, la collegialità e l’ecumenismo nella Chiesa.
      In cambio, una parte dei lefebvriani, riconosciuti e accettati dalla Chiesa conciliare, già sono stati ridotti al silenzio, non criticano più il modernismo del Papa e dei vescovi. Questo metodo della pseudo-restaurazione “due passi avanti, uno indietro”
e avanti di nuovo, è già stato utilizzato dopo la Rivoluzione liberale detta francese.
      Che meraviglia vedere i nemici storici della Chiesa appoggiare dall’esterno il Vaticano II e la sua pseudo-restaurazione. Basta leggere la stampa liberale e social-comunista per vedere come applaude al Papa e ai vescovi.

 

 

       Questo lavoro è dedicato a coloro che già sanno che la storia è la lotta tra Dio e Satana, tra il Bene e il male. Che credono che la Seconda Persona della Santissima Trinità si è incarnata con tutte le conseguenze religiose, politiche, sociali ed economiche che ciò implica, sotto lo sguardo vigilante del Magistero romano nel corso di venti secoli. Sull'Uomo-Dio, la Sua Chiesa, il Suo Ordine sociale, fu fondata l'ammirabile civiltà cristiana del Medioevo «che non è più da inventare» (San Pio X). Che sanno che con la Rivoluzione umanista si inizia il processo di scristianizzazione che genera a sua volta le Rivoluzioni protestante, liberale, socialista.
       Il Papa Pio XII riassume magistralmente con una saggezza che domina tutta la storia questo lavoro del nemico che: «in questi ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia… Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sí, Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto…» (Pio XII, 12.10.1952).

 

 

      [Questo lavoro è dedicato a coloro] che sanno anche che i nemici della Chiesa, dopo aver introdotto i princìpi massonici di libertà, uguaglianza e fraternità nella società temporale, li hanno introdotti nella società ecclesiastica con il Concilio Vaticano II; è ciò che S.E. Mons. Lefebvre, l'uomo suscitato da Dio in questa Rivoluzione della Chiesa, denuncia per primo e con autorità, nel suo libro “Un Vescovo parla”.
      Già nella Rivoluzione umanista – ma in una forma poetica – i rivoluzionari hanno cercato di diffondere un'alternativa interconfessionale alla Cristianità del Medioevo.
      Maritain, con il suo “Umanesimo integrale”, cerca di far passare le aspirazioni umaniste dall'“utopia alla scienza”.
      Gli ultimi Papi, con l'aiuto del Concilio, ne hanno tentato la realizzazione storica.
      Ma ciò che oggi attira la nostra attenzione, sono le metamorfosi della Rivoluzione nella Chiesa.

 

 

      In una delle sue metamorfosi, la Rivoluzione ci avverte per bocca del card. Ratzinger che é suonata l'ora della Restaurazione, che è «del resto già iniziata nella Chiesa»; dopo gli eccessi di Paolo VI, bisogna fare un passo indietro per eliminare il maggior numero possibile di reazioni e far accettare alla maggior parte dei fedeli l'essenziale del Concilio.
      Vedendo come la Chiesa conciliare mette insieme (prendendosela comoda) molto materiale del genere “pseudorestaurazione” (teorie del card. Ratzinger, dell'Opus Dei e di certi vescovi) non possiamo che aspettarci che esso venga utilizzato; noi ci prepariamo. Può essere che siamo alla vigilia di un'operazione di grande portata, di poco inferiore al Vaticano II.
      Il Card. Ratzinger, in effetti, comincia a distribuire delle “sorprese”: nel 1984, egli annuncia la “Restaurazione”, (Jesus 1984) e 9 anni dopo, senza fretta, dichiara che si devono girare gli altari (Il Sabato, 24 aprile 1993).

 

 

      Tuttavia anche se in futuro arrivasse l'altra sorpresa di vedere restaurare in tutta la Chiesa la Messa di San Pio V, gli uomini, che guidano attualmente la Chiesa, lo possono fare senza uscire dalla logica della Rivoluzione liberale.
      Poiché la dottrina liberale, tutto sommato, non domanda da due secoli che una sola cosa alla Chiesa: che essa rinunci alla Regalità Sociale di N.S.G.C., alla confessionalità dello Stato, alle conseguenze politiche della Divinità di N.S.G.C. quale il Magistero romano le insegna. Attualmente si vuole una nuova dottrina sociale: questo significherà l'esilio di N.S.G.C. dalla società temporale.

 

 

      Che, poi, “nelle sacrestie” si celebri la Messa di S. Pio V, questo non preoccupa la Rivoluzione liberale, infatti al concilio tutti i vescovi celebravano la messa di S. Pio V ma ciò non impedì il modernismo del concilio stesso. Ciò sembra essere l'idea dominante del Nuovo Ordine Mondiale che in cambio vede accettato ed insegnato dall'Autorità Romana ciò che era stato condannato senza discussione, in modo infallibile ed irreformabile, dopo la Rivoluzione detta francese.
      Ormai ci attendiamo delle nuove “sorprese”. Tuttavia, il Cardinale stesso, tranquillizzando i padroni del mondo, ci garantisce che: «…se per Restaurazione si intende tornare indietro, allora nessuna Restaurazione è possibile ». Egli promette in qualche modo di non uscire dalla logica della Rivoluzione liberale! La formula del “cattolicesimo” futuro sarà più o meno questa: “tradizionalista sì, ma in privato” Questo non ci sorprende, Mons. Lefebvre ci aveva già prevenuto.
      Tuttavia sarà bene prepararsi e preparare i fedeli. L'intenzione di smontare il “caso Lefebvre” è dichiarato apertamente. (“Rapporto sulla Fede” – J. Ratzinger – cap. 2: “una ricetta contro l'anacronismo”; e “30 Giorni”, ottobre l988: “l'operazione recupero continua”). Ma «malgrado l'aggressiva “operazione recupero” ben condotta e messa in atto dalle autorità vaticane, l'armata tradizionalista di Mons. Lefebvre è lontana dall'essere vinta e dal battere in ritirata, come oggi molti lo credono» (Il Sabato, 8 luglio 1989).
      Il card. Ratzinger ci indica uno degli scopi di questa operazione nell'intervista a Il Regno (febbraio 1994). Dopo aver riconosciuto che «il fenomeno lefevriano è in espansione…» e che «questo rende difficile un'azione futura » (forse una scomunica in blocco o la criminalizzazione in blocco, con la scusa del fondamentalismo, per abbandonarci al braccio secolare del Nuovo Ordine Mondiale), dunque, dopo questo, egli vuole mettere un cuneo tra coloro che vogliono solamente la liturgia tradizionale e coloro che vogliono anche la Regalità Sociale di N.S.G.C. È quello che essi vogliono tentare di fare.
      Prepariamoci! Quando la Pseudo-Restaurazione sarà matura e uscirà rivestita di tutto il suo fascino -con l'aiuto delle forze esterne alla Chiesa–  allora avremo occasione di sentire ripetere gli eterni slogans dei traditori: «accettiamo, è meglio cedere un po’ che perdere tutto – non bisogna combattere per non essere vinti, bisogna salvare il salvabile» ecc. Questa non è più la logica della fede, è sentimentalismo.

Don Giulio Tam

 

Vedasi anche:
Benedetto XVI. Il pontificato di uno pseudo restauratore
Gli errori del Card. Ratzinger e del Papa Benedetto XVI
Il Papa incontra scismatici e musulmani
Rivoluzione nella Chiesa
Uno stemma assurdo
Sussiste oppure È?
Scandalo e profanazione in S. Giovanni in Laterano

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