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Esistenza del Limbo: tentativo di conciliazione [assurda ed impossibile]

di Francesco Raiola

Segnalato da Mauro Sgarzi
Fonte: www.effedieffe.com/lettere.php, 23/04/2007

         Non avremmo voluto, ma il dovere morale ci impone di dire ancora la nostra, per la maggior gloria di Dio e per il bene delle anime.

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazion

         §131. E' grave danno esser fuori dalla Chiesa?
       Esser fuori dalla Chiesa è danno gravissimo, perchè fuori non si hanno nè i mezzi stabiliti nè la guida sicura alla salute eterna, la quale per l'uomo è l'unica cosa veramente necessaria.
       §132. Chi è fuori dalla Chiesa si salva?
       Chi è fuori dalla Chiesa per propria colpa e muore senza dolore perfetto, non si salva; ma chi ci si trovi fuori senza propria colpa e viva bene, può salvarsi con l'amor di carità, che unisce a Dio, e, in spirito, anche alla Chiesa, cioè all'anima di lei.
       Si tratta di affermazione del "Catechismo di san Pio X"; lapidarie, sintetiche, chiarissime.
       Di limpidità cristallina, enunciano verità semplici ed eccelse.
       Alla luce di tale contenuto, cerchiamo di gettare luce sulla recente vicenda relativa alla "smentita" del Limbo.

 

Art. 131= Art. 284 in Catechismo di San Pio X, ediz Salpan.

 

Art. 132= Art. 288 in Catechismo di San Pio X, ediz Salpan.

       Occorre subito chiarire preliminarmente una cosa: la Commissione teologica che ha espresso il "verdetto" non ha assolutamente alcun potere vincolante per il fedele [1]; anche se si tratta, infatti, di un'autorevole studio condotto dalla Santa Sede ed approvato dal Pontefice, esso non appartiene al novero del Magistero ecclesiastico (né ordinario né straordinario); e questa certezza la otteniamo riflettendo su un fatto (indubitabile): i prelati, in questa occasione, non stanno "insegnando la verità" [2], come da ordine evangelico, ma stanno semplicemente "discettando su ipotesi teologiche"; è chiaro che queste conclusioni potranno in seguito avere dei riflessi sull'insegnamento ecclesiastico, ma, per ora, non è così.
       Questo, tanto dovuto per chiarezza; così capiamo di cosa stiamo parlando.
       Ora, premesso ciò, entriamo nel merito dell argomento e facciamolo partendo dagli stralci del documento redatto di cui siamo in possesso (la prossima integrale pubblicazione è prevista infatti per il 5 maggio 2007) e riservandoci di eventualmente smentire quanto qui sostenuto, successivamente alla lettura di tutto il documento.

 
[1] Non ne saremmo tanto sicuri. Infatti come si fa a dire che un “verdetto” «anche se [...] approvato dal Pontefice» non è “assolutamente vincolante per il fedele"? Non che la cosa sia impossibile, ma per asserirlo bisogna fondarsi su dottrina certa della Chiesa. E questo non è quello che fa il Raiola.

[2] Rifacciamo l’obiezione: come si può sostenere che i prelati, in questa occasione, non stanno "insegnando la verità"? Perché la cosa non ci piace? perché noi la pensiamo diversamente?
Ma qui non è questione di piacere o di pensare soggettivo, qui si tratta di verità!
A nostro avviso quindi il Raiola non fonda bene il broblema, perché non pone alla base di tutto la Tradizione. Infatti va detto:
1) La Commissione, qualunque Commissione, e il Papa stesso non hanno potere vincolante per il fedele quando insegnano un qualcosa che sia contrario alla Tradizione;
2) “I prelati, in questa occasione, non stanno "insegnando la verità", perché il loro insegnamento è contro la Tradizione.

       "La nostra conclusione - si legge nel testo di cui pubblica ampi stralci l'agenzia dei vescovi americani CNS - è che i molti fattori che abbiamo considerato (...) danno serie basi teologiche [3] e liturgiche alla speranza che i bambini morti senza battesimo siano salvi e godano della visione beatifica". [4]
       Come è evidente, dal tenore delle asserzioni sopra riportate, nel testo, in realtà, non emerge con chiarezza un'idea certa e definitiva pronunciata in ordine ad una verità rivelata.

 
[3] Ma è possibile che fra i tanti fattori (“molti”) non ve ne sia uno che concluda in una certezza? e in che consisterebbe la serietà delle basi teologiche se questa riesce ad esprimere soltanto e appena una “speranza”?

        Si sostiene, infatti, che vi siano molti indizi (molti fattori che abbiamo considerato), da cui scaturiscano sospetti (basi teologiche), per arrivare ad una conclusione per nulla risolutiva (… "la speranza [5] che i bambini morti senza battesimo siano salvi e godano della visione beatifica"); tra l'altro, tale evanescenza emerse anche da una dichiarazione (del passato ottobre) di monsignor Bruno Forte (membro della Pontificia Accademia Teologica):

 

 


[5]
La speranza. Perché no la certezza? La Chiesa, quando insegna, insegna certezze, verità, non speranze, non supposizioni. E allora che insegnamento è quello che non insegna?!

       "Il peccato originale è una realtà che realmente segna la fragilità della condizione umana; il battesimo è necessario per rimuoverlo, ma nel caso di un bambino che non è stato battezzato, senza alcuna sua colpa, il potere salvifico di Cristo dovrebbe [6] prevalere sul potere del peccato". [7]
L'uso del condizionale (dovrebbe prevalere) lascia pensare che stiamo davvero nel campo delle ipotesi teologiche e non in quello delle definizioni dogmatiche.
Ma allora, cosa è cambiato?

 

 

 


[6]
Dovrebbe. Qui vale l’osservazione precedente: se Bruno Forte insegnasse verità, direbbe prevale, ma dal momento che usa il condizionale non è irriverente pensare che parla di fesserie alle quali egli stesso non crede.

        Se il Limbo era soltanto una mera ipotesi teologica, l'attuale costruzione dottrinale non chiarisce molto di più [8], si limita soltanto a "spostare" il problema in un diverso orizzonte, ma non lascia la mente sgombra da dubbi.
       Cosa dobbiamo credere, dunque?
       Certamente i passi del Catechismo di san Pio X, riportati in testa all'articolo, ci danno un lume.
       Occorre credere, innanzi tutto, che fuori della Chiesa non v'è salvezza; che l'unica via attraverso la quale l'uomo possa accedere al mistero di Dio, possa entrare per le porte del paradiso è Cristo stesso, vivo e vivente nella sua santa Chiesa.

 
[8] È ovvio che bisogna sottolineare il se iniziale, infatti il Limbo appartiene alla Tradizione, e non al campo delle ipotesi. Ma, ammesso e non concesso che di ipotesi dovesse trattarsi, bisognerebbe concludere che la Commissione ha fallito in pieno, perché non ha sostituito l’ipotesi con una certezza, ma con un’altra ipotesi... insomma ha perso tempo!

       Coloro che si salvano - tutti (credenti o non credenti, per ignoranza invincibile) - è dai meriti e per i meriti di Gesù e della sua santa Chiesa [9] che vengono redenti.
Ma chi ti ha creato senza di te, non può salvarti senza collaborazione.

 
[9] Questo pensiero avrebbe bisogno di chiarimento: la Chiesa merita in quanto corpo vivente di Cristo..., ma è bene ribadire che ci si salva soltanto per i meriti di N.S.Gesù Cristo.

        Quindi, anche coloro, che fuori della Chiesa - non per propria colpa - si salvano per propria personale adesione a quell'«amor di carità»[10], che, grazie al sacrificio cruento della croce che si effonde sull'umanità decaduta, diviene mezzo per la salvezza del singolo individuo.
       In realtà, è verissima l'asserzione per la quale Dio non è "vincolato" ai sacramenti" (chi può sondare le vie misteriose e nascoste per le quali l'Onnipotente possa portare a Sé un'anima?), ma soltanto se giustamente "bilanciata" dalla seria consapevolezza che non ci si possa salvare se non per i sacramenti La coerenza della rivelazione ci obbliga a credere questo.
       La Chiesa attualizza il mistero di Cristo, unico redentore dell'umanità, e apre i forzieri del proprio inesauribile tesoro, elargendolo attraverso i segni sacramentali.
       I sacramenti, precisamente, conferiscono la grazia, in una parola, la vita eterna, Dio stesso e la sua vita, così come rivelata e donata da Cristo.
       I sacramenti sono i mezzi visibili per i quali il mistero di Cristo ci tocchi e divenga vita in noi.
       Il sacramento del santo battesimo è, pertanto, assolutamente indispensabile alla salvezza.
       Sappiamo infatti che il peccato originale, pur essendo un peccato contratto "per discendenza", è capace di macchiare l'anima e di separare da Dio, eternamente.
       Come è possibile, dunque, che ci si salvi e si acceda direttamente in Cielo?
       Il Limbo è spiegazione perfettamente coerente e logica con le premesse enunciate: si ha colpa generazionale, ma non peccato personale; non ci si può salvare, ma non si può neppure subìre lo stesso castigo di coloro che hanno reiteratamente peccato personalmente contro Dio.
       E allora?

 

 

[10] Ovviamente non occorre dimenticare che l’atto di amore è un atto personale, dell’individuo che vuole salvarsi: ma come può un non-nato o un neonato compiere un tale atto di amore e di volontà?!

       Ad avviso di chi scrive, è possibile operare un tentativo di conciliazione [11]  tra le "due" opposte posizioni dottrinali: il Limbo, certamente non può essere un'ipotesi liquidata così in fretta; non ci si salva soltanto per il valore infinito del sacrificio di Cristo, ma anche per "l'applicazione" [12]   di quel merito all'indegno peccatore; la differenza è sottile, ma è molto suggestiva, perché concerne lo stesso limite che corre tra il "pro multis" ed il "per tutti" [13]   pronunciati durante la Transustanziazione.
       Sappiamo che, per volontà di Benedetto XVI, le traduzioni in lingua volgare nel Novus Ordo riportanti il "per tutti" dovranno essere corrette nell'arco di circa due anni e sostituite con il "per molti"; l'argomento teologico sotteso a questa intenzione è proprio quello che presuppone da parte del peccatore la ricezione di questa effusione ed aspersione del sangue preziosissimo di Cristo; Gesù versa tutto il suo sangue, ma se lo si rifiuta, non c'è altro fine se non la dannazione eterna.
       Quanto detto sembra protendere quindi per una nuova conferma del Limbo ed un rifiuto categorico ed in blocco dello studio della Commissione Pontificia; ma non è così.

  [11] Non c’è niente da conciliare: o verità o errore, o con Me o contro di Me. La Tradizione esprime la verità del Limbo, i modernisti la negano.

[12] Applicazione= Battesimo.

[13] Per tutti: traduzione errata di pro multis. Errata non per ignoranza, ma per malizia.

        Esistono infatti due assiomi importati da ricordare: da un lato, il desiderio del sacramento, che è in grado di supplire, in mancanza d'altro, la stessa efficacia del sacramento stesso, il quale diviene attuale in forza della volontà dell'individuo di ricorrere ad esso come mezzo esclusivo di salvezza. E dall'altro, il concetto di "vicariato" [14], che, forse oramai caduto nel "dimenticatoio teologico", conservandosi perfettamente valido, può venirci in aiuto per comprendere.
I genitori che battezzano un figlio e professano per lui la fede della Chiesa, si fanno vicari del figlio stesso; questo è più che sufficiente affinchè il Battesimo sia validamente conferito in capo al neonato incosciente. Questo mistero è grande ed appartiene alla stessa opera salvifica di Cristo, vittima offerta per tutti in espiazione dei peccati.
       Possiamo quindi provare a tirare delle conclusioni: il neonato che dovesse perdere la vita prima del santo Battesimo (o il bimbo che venga abortito nel seno della madre) non potrà salvarsi, se non v'è chi desideri per lui (vicariamente) l'effusione del sacramento.
       I primi ad essere chiamati a ciò sono proprio i genitori.
       Nel caso dell'infanticidio (l'aborto) è difficile pensare che un genitore che decida di togliere la vita ad un figlio lo faccia desiderando per lui quella del cielo,
       ma è evidente che, come dice la Sacra Scrittura, ove anche una madre si dovesse dimenticare, il Signore non si dimenticherà; quindi è possibile che la preghiera ed il sacrificio delle anime grandi (di tutti i tempi) della Chiesa - coloro che, perfettamente aderite a Cristo, sono una cosa sola con Lui - delle anime sacerdotali ed imperiali, che, vittime per la Chiesa, arrivino ad ogni dove, possano "supplire" in qualche modo, intercedendo per ogni bimbo non battezzato, e, soltanto come Dio sa, ottenere dalla misericordia del Padre l'effusione del sangue di Gesù, senza il quale nessuno può vedere la luce della vita.
       E' il mistero di Cristo e della Chiesa: Gesù associa a Sé anime che siano con Lui opera di redenzione e di vittimazione a beneficio dell'umanità intera.
       Come è evidente: è sempre e solo la Chiesa a salvare, sempre solo Cristo.

 

 

 

 

[14] Qui purtroppo c’è da dire che con  il concetto di “vicariato”, se non abbiamo mal capito, il Raiola offre una buona stampella alla tesi modernista che nega il Limbo. Esponiamolo in altri termini:
1) il Battesimo si dà a chi crede;
2) il bambino, neonato, ancora privo dell’uso di ragione, non può credere, perciò i genitori suppliscono alla impossibilità del loro infante credendo in sua vece;
3) come i genitori si sostituiscono al loro bambino per credere e ricevere il Battesimo, così posso sostituirsi per esprimere un atto di desiderio (Battesimo di desiderio);
4) nel caso in cui un tale desiderio non lo esprimano i genitori, esso sarà supplito ed espresso dalla Chiesa e da quelle grandi anime suscitate da Cristo nella Sua Chiesa, perché il Signore non si dimentica, come invece potrebbe fare una madre.

       Premesso quanto sopra, il Limbo non avrebbe motivo di esistere e bisognerebbe concludere che la Chiesa con la sua Tradizione e i suoi Santi Padri ci ha insegnato finora una fesseria, ci ha raccontato una favola (quella del Limbo), sulla quale i buoni avveduti ed intelligenti componenti della Commissione, hanno scritto la parola fine!

Tuttavia ci consenta il Dottor Raiola (sicuramente bene intenzionato) di pensarla diversamente da lui e dalla Commissione. Non se l’abbia a male, ma preferiamo continuare a credere ai Santi

Padri, alla Tradizione apostolica (e non del Medioevo, come falsamente in giro si sostiene), a una lunga serie di Papi..., con umiltà o, se si vuole, con l’animo dei semplici...
       E dal momento che non è nostro costume sottrarci al dovere di critica, pur coi nostri immancabili limiti, ecco il nostro pensiero riferito specificatamente ai punti evidenziati.

In premessa facciamo presente:
       a) Coloro che si sostituiscono al bambino non sono i genitori, ma i padrini, infatti anche il nuovo CJC proibisce che padrini siano i genitori del battezzando. [15]
       b) La Chiesa prevede e ordina il battesimo dei bambini a ben determinate condizioni [16]:
              1) che essi appartengano ad una famiglia cattolica,
              2) che almeno uno dei genitori sia cattolico,
              3) che il parente prossimo, che avrà cura dell’educazione del bambino, sia cattolico,
              4) che nessuno eserciti su di loro la patria potestà.
       c) la Chiesa dichiara illecito battezzare i bambini all’insaputa o contro la volontà dei loro genitori infedeli, per non ledere il diritto dei genitori e non esporre il sacramento alla profanazione e perché la prassi della Chiesa è contraria a questi battesimi. [16]
       d) la Chiesa al contrario dichiara lecito battezzare i bambini degli infedeli [16]:
              1) se si prevede che morranno prima dell’uso di ragione o cadranno in pazzia perpetua (CJC                      can.750 §1),
              2) se uno dei parenti o dei tutori consente al Battesimo, pure essendo gli altri contrari (ca.750                      §2 n.1),
              3) se non vi è alcuno che eserciti o possa esercitare la patria potestà (can.750 §2 n.2).
       e) La Chiesa dispone comunque che in questi casi bisogna provvedere all’educazione cattolica del battezzato. [16]
       f) Anche il nuovo C.J.C. sostiene che la ratio legis di tutta la disciplina battesimale è la dotrina secondo la quale il Battesimo è necessario ai fini della salvezza. [17]

       Fatta questa dovuta premessa, annotiamo che i genitori, così come trasmettono al loro bambino il peccato originale, gli possono altresì trasmettere lo stato di grazia col Battesimo, e soltanto con il Battesimo. Similmente un Re che dona al figlio la vita e, pure se bambino, il diritto di eredità al trono.

       Precisiamo subito che non si tratta di una sostituzione in rigor di termine, ma di un prestar voce "in presunzione e a garanzia", come si desume da quanto abbiamo scritto in premessa ai punti b, c, d ed e.
       In presunzione: è da presumere che un bambino nato ed educato in una famiglia cattolica, normalmente, naturalmente e sicuramente abbraccerà e professerà la religione cattolica; di conseguenza con l'amministrazione del Battesimo non si fa che anticipare quello che sicuramente richiederebbe il bambino appena raggiunto l'uso di ragione.
       A garanzia: genitori e padrini garantiscono innanzi alla Chiesa che faranno di tutto perché il bambino venga educato cristianamente, in modo tale che conosca, abbracci ed ami la nostra Santa Religione e in essa operi per amore di Dio.

       Diciamolo con esempi, pur tenendo conto che sempre l'esempio zoppica.
       Immaginiamo dei concorrenti in una gara di corsa: Tizio ha distanziato tanto gli altri e si trova già in vista del traguardo, così che è impossibile potere supporre che non debba vincere, anzi si è così sicuri della sua vittoria che già prima che tagli il traguardo il giudice di gara gli pone sul capo la corona della vittoria. Quel tale che gli ha posto la corona sul capo, magari gridando festoso "Ha vinto! Ha Vinto!", non si sostituisce all'atleta (continuandone la corsa in sua vece), ma, sicuro che l'altleta proseguirà la corsa per tagliare il traguardo, garantisce e assicura tutti che certamente la garà continuerà a svolgersi in totale regolarità: l'atleta continuerà a correre, taglierà il traguardo e avrà diritto alla corona che già ha sul capo.
       Ma anche nel caso in cui, per un accidente, l'atleta dovesse morire prima di tagliare il traguardo, l'anticipargli la corona sarebbe un atto di giustizia, avendo egli già distanziato abbondantemente gli altri corridori.

       Il Battesimo di desiderio non può essere supplito da alcuno, né dai genitori né da anime pie e sante né dalla stessa Chiesa, infatti il Battesimo di desiderio è l’amore di carità, desideroso dei mezzi di salute istituiti da Dio [18], ora questo intenso desiderio è un atto di carità strettamente personale, proprio ed esclusivo del battezzando, e nessuno (che non sia privo di un minimo barlume d’intelletto) può sostenere che un non-nato o un bambino privo dell’uso di ragione sia in grado di un simile atto di desiderio.
       I buoni genitori, invece di pensare a fare atti di desiderio per conto dei loro figli, farebbero meglio a battezzarli subito, senza frapporre alcun rinvio per stupidi motivi festaioli o di convenienza sociale. Mentre da parte loro, certe Commissioni, invece di alimentare assurde speranze, farebbero meglio a ricordare e raccomandare ai parroci e ai genitori il gravissimo dovere di battezzare subito, al più presto, i bambini.
       Che la Chiesa non possa supplire col Battesimo di desiderio, lo si vede anche dal fatto che Dio stesso non forza mai la nostra volontà (e il desiderio è un atto di volontà): Dio non si sostituisce a noi, e se tale sostituzione non la fa Dio, perché mai dovrebbe farla la Sua Chiesa?! Qui fecit te sine te, non salvabit te sine te: Dio aiuta, ma non sostituisce. La Chiesa, se è Chiesa di Dio, non può agire diversamente.

       Se la Chiesa ha avuto da sempre, fin dal tempo degli Apostoli (infatti si parla di Tradizione apostolica), la preoccupazione di battezzare i bambini, non è stato per sciocche ipotesi teologiche fondate sulla favola del Limbo. No, il Limbo non è una favola, ma una verità di Fede che trova il suo fondamento nel Vangelo e nella Tradizione apostolica, una verità illustrata e difesa dai Santi Padri della Chiesa e da una ininterrotta serie dii Papi... fino a ieri. Il Limbo non è stato inventato nel Medioevo! asserirlo significa mentire spudoratamente! Tutt’alpiù si può appena dire che è nel Medioevo che quel luogo inizia ad essere chiamato con questo nome: limbo da lembo, un lembo (= un luogo) esterno all’inferno e del tutto diverso da esso.

       Infine il Battesimo ai bambini è un sacramento amministrato in anticipo, ma amministrato, potendo versare l'acqua e dire la sacra formula, esattamente come si farebbe con un adulto. Ma nel caso di un individuo appena o da poco concepito, come potrebbe amministrarsi il Battesimo? L'acqua su che dovrebbe scorrere? In tal caso, se nessuno ha colpa della non-nascita, non è né giusto né bello interrogare (o addirittura incolpare) Dio che ciò ha permesso: l'infinita Giustizia di Dio e l'immensità del Suo Amore sono certissimi e indubitabili! Se invece la non-nascita si deve alla colpa di qualcuno (aborto causato o voluto), quest'ultimo ne renderà conto a Dio, perché per colpa sua un bambino non godrà della visione beatifica di Dio!

       In ogni caso il buonismo a buon mercato di chi insegna che vanno in Paradiso tutti (cattolici e non cattolici, ebrei, musulmani, pagani, peccatori e santi, buoni e cattivi, battezzati e non battezzati, nati e non-nati), quel buonismo non è un merito, ma una gravissima colpa che contraddice il comando di  N.S. Gesù Cristo che ha ordinato di predicare il Suo Vangelo e di battezzare coloro che avranno creduto, perché soltanto chi sarà rinato col Battesimo entrerà nel Regno dei Cieli, ed il credere diversamente sarebbe altresì un gravissimo peccato contro lo Spirito Santo, perché presunzione di salvezza senza merito (cioè senza credere, senza Battesimo, senza buona condotta) nonché impugnazione della verità conosciuta.

Note
[4] tratto da "Il Papa abolisce ufficialmente il limbo", ANSA.it
[7] tratto da "Il Papa: "Il limbo non esiste Dio salva tutti gli esseri umani"", repubblica.it

[15] Codice di diritto canonico, can 874 §1 n.5, pag.599, Coletti a San Pietro Editore, Roma 2004.
[16]
Sommario di Teologia Morale, di Piscetta e Gennaro, pag.502, SEI, Torino 1954.
[17] Codice di diritto canonico, pag.589, Coletti a San Pietro Editore, Roma 2004.
[18] Dragone, Spiegazione del Catechismo di San Pio X, pag.452, Edizioni Paoline 1963.

Riferimenti:
Limbo: ipotesi teologica o verità di Fede?
Risposta a Matteo Castagna
La «nuova teologia» contro il Limbo
Caos postconciliare

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